L’inferno di Libia e la nostra vergogna

“Tripoli ha già riaperto le carceri-lager per migranti e profughi” è il titolo de “L’unità” di oggi. La mossa liberale di Gheddafi era una bufala, come molti temevano: “Alcuni tra gli eritrei scarcerati sono ancora là, a Sebah (…) tra 90 giorni saranno di nuivo clandestini. L’appello: l’Italia li accolga” scrive il quotidiano.

Questo appello – da appoggiare, rilanciare – arriva da don Mussie Zerai, il sacerdote eritreo responsabile dell’associazione Habeshia che si occupa dei migranti africani in Italia. “Chiediamo un programma di reinserimento dei rifugiati e dei bisognosi di protezione internazionale in Europa (…) Torniamo a chiedere all’Italia di fare il primo passo offrendo a queste persone un’accoglienza nel suo territorio, almeno a quelle cui è stato negato l’ingresso in Italia (…) 250 persone riconsegnate dai militari italiani a quelli libici (…) Il Mediterraneo è già un cimitero a cielo aperto per centinaia di migranti, ricordiamo quanto accaduto un ano fa quando 73 eritrei morirono nell’indifferenza totale dei Paesi che si affacciano sul Mediterraneo (…) Aprite una porta. Chi è disperato, chi fugge da persecuzioni, guerre, catastrofi naturali possa entrare e trovare rifugio”.

Così il sacerdote e “L’unità” aggiunge che “fa suo questo appello”. Facciamolo girare, raccogliamo adesioni, chiediamo che l’Italia segua l’esempio di Lula, il presidente del Brasile, che nei giorni scorsi ha offerto ospitalità a Sakineh Mohammadi Ashtiani, la donna iraniana che è stata condannata alla morte per lapidazione in quanto colpevole di adulterio. Il tentativo di nascondere questa vicenda non è riuscito anche se l’avvocato della donna (Mohammad Mostafai) è stato arrestato e, dopo il rilascio, a fine luglio è fuggito dall’Iran ottenendo asilo politico in Svezia.

Contro le persecuzioni in Iran qualcosa – con fatica e in maniera insufficiente – si sta muovendo in Europa. Ma anche gli eritrei in Libia rischiano la morte o la riduzione in schiavitù: su di loro invece sta di nuovo calando il silenzio. Almeno quelli che avevano cercato asilo politico in Italia e sono stati illegalmente respinti devono essere ospitati. Se le pressioni su Italia e Libia continuano e crescono diventa possibile farcela: non lasciamo nulla di intentato.

Redazione
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2 commenti

  • Un piccolo aggiornamento. Oggi (10 agosto) “il manifesto” in un minuscolo box dice che ieri sia Idv (attraverso il portavoce, Leoluca Olrlando) che Pd (con Livia Turco) hanno chiesto che “l’Italia accolga i profughi eritrei”. In realtà appare più sfumata, almeno a leggere le frasi virgolettate, la posizione della Turco che dichiara: “il nostro Paese faccia sentire la sua voce in Europa e solleciti una iniziativa umanitaria”.
    A ogni modo sembrano due piccole buone notizie. E’ strano che “L’Unità” (il quotidiano che a luglio si è più esposto su questo dramma, scrivendone quasi ogni giorno) oggi non rilanci la notizia sulla prima pagina.(db)

  • Altro aggiornamento
    oggi, 11 agosto, due pagine su “L’unità” con un articolo (poche novità) e una intervista a Pietro Marcenaro (che è senatore del Pd e presidente della Commissione Diritti umani).
    Leggo che Gheddafi sarà a Roma il 28 agosto, ospite del Puzzone (il signor P2 1816, cioè Berlusconi) per celebrare il secondo anniversario dell’infame accordo “di amicizia e cooperazione” insomma quello dei respingimenti selvaggi. Possibile che non si riesca a organizzare qualcosa per quel giorno? Nell’articolo si riporta anche una dichiarazione di don Mussie Zerai (della ong Habeshia) che insiste perchè qualcuno (“un diplomatico di stanza in Libia”) vada a parlare con i profughi respinti. Ma anche qualche parlamentare dell’opposizione potrebbe dare un’occhiata, no?
    Io continuo a parlarne su codesto blog e di sicuro molte altre persone si stanno impegnando: perchè non proporre qualcosa per il 28 agosto?

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