Lingua Madre
di Maria Teresa Andruetto, un romanzo “epistolare” argentino.
(letto da Francesco Masala)
Maria Teresa Andruetto ha ricevuto nel 2012 il premio Hans Christian Andersen, (considerato il piccolo Nobel della letteratura), il che basterebbe a farne un monumento.
e però Maria Teresa Andruetto ha scritto e scrive anche romanzi “per adulti”, come Lengua Madre.
il libro racconta la storia di una famiglia di origine italiana (come quella dell’autrice), a partire dagli anni ’70, e di un piccolo mondo di umiliati e oppressi.
è in qualche modo un romanzo epistolare, nel quale le lettere sono scritte, fra gli altri, da Ema, la nonna, Julia, la figlia, Julieta, la nipote, e Nicolás, il padre di Julia.
Julia e Nicolás, erano dei ribelli e clandestini, durante la dittatura, Julia ha avuto una bambina, Julieta, lasciata dai nonni e da loro cresciuta.
Julia è sempre rimasta nascosta e un camionista faceva da messaggero.
Julieta si è sempre sentita abbandonata, piena di dolore e anche di rabbia, poi legge le lettere e capisce la sofferenza di tutti.
e noi con lei.
un libro bello e terribile, da non perdere.
ps 1: il libro, del 2010, è stato pubblicato da Bompiani, nel 2017.
ps 2: “Mirta, de Liniers a Estambul”, di Jorge Coscia y Guillermo Saura (1987), citato nel libro, a p.129, si può vedere qui
Lengua Madre è un libro di Maria Teresa Andruetto del 2010 che racconta la complessa storia di una famiglia argentina attraverso gli anni ’70 fino ad arrivare ai giorni nostri. Il libro inizia con il ritorno di Julieta, dottoranda di 30 anni, residente a Monaco, alla sua città natale, Trelew, piccolo insediamento della Patagonia argentina. Julia, sua madre, è morta di cancro. Prima di morire ha chiesto alla figlia di leggere tutte le lettere contenute in una cassa. Julieta inizia, anche se controvoglia, un viaggio. Un viaggio nella storia dell’Argentina, della sua famiglia, di sua madre, nella propria. Ripercorrendo la propria infanzia, passata tra l’amore e l’affetto dei nonni e degli zii, rivive l’assenza dei genitori. Infatti suo padre, militante durante la dittatura argentina, fuggì a Stoccolma dove chiese asilo . La madre, anch’essa militante, fu costretta a fuggire, a: desaparecer per non desaparecer e a nascondersi in un seminterrato. Lì nacque Julieta, registrata solo quattro anni dopo a Trelew come figlia di madre nubile. Scopriamo quindi un padre assente, “diluido”, una madre presente solo in parte e solo quando non era troppo pericoloso. Per anni Julieta ha provato la vergogna e il dolore di non avere la madre a fianco, non comprendendo le scelte dei genitori, considerandoli invece solamente degli egoisti. Grazie alle lettere, scritte dalla nonna Ema e da altri familiari (come il nonno Stefano e la zia Lina), vengono svelati segreti e zone d’ombra, che aiutano Julieta a capire meglio la madre e a inserirsi così in una genealogia tutta al femminile molto complessa e problematica. Lengua Madre delinea un percorso di ricerca, con una narrazione frammentata che si serve di diversi tempi, di diversi scenari, ma anche di numerosi elementi extratestuali (tra cui fotografie, disegni e testi di canzoni), fotografando così un momento di storia argentina attraverso diverse prospettive. Le protagoniste quindi sono tre donne –nonna, madre, figlia- diverse tra loro, ma unite da un vincolo di sangue, che risulta essere più forte di qualsiasi idea politica. Lengua Madre parla di un processo di autoscoperta e di identificazione con un passato difficile e doloroso, fino ad arrivare alla consapevolezza di un’appartenenza fisica ed emotiva a una famiglia e ad un Paese, l’Argentina, dilaniato dalla dittatura. Un paese che Julieta non ha mai sentito suo, come la madre. Una terra che è: “Tierra suelta. Madre tierra. Lengua madre.” Un legame con la madre terra spezzato dalla violenza. Infine Julieta riesce a conciliarsi con il proprio passato, ricostruendo la memoria, non solo la sua, ma quella di molti, di tutto un Paese.
Julieta vuelve a Argentina tras la muerte de su madre, a la que no quiso despedir. Viene a ordenar sus cosas, entre las que se encuentra una caja de cartas que su madre pidió que leyera. Más allá del enojo, ahora que Julia no está, Julieta cumplirá su última voluntad.
Las cartas tienen un mismo destinatario: Julia, su madre, con la que nunca pudo vivir. Pero los remitentes son varios: sus abuelos maternos, Ema y Stefano, quienes la criaron desde los dos meses; Lina, su tía y hermana de su madre; amigos y compañeros de lucha, a los que Julieta no conoció; Nicolás, su padre a quien solo ha visto en una foto; y ella misma, Julieta.
A través de estas cartas, Julieta repasará la vida de su madre: el escape de su pueblo en Córdoba, en medio de la noche y del terror, en el 76; los años que vivió en un sótano, protegida por desconocidos; el dolor de entregar a su hija para que la criaran los abuelos, más segura; y el deseo de recuperarla, siempre demorado, dilatado, postergado.
En este descubrir a su madre, Julieta irá uniendo los trazos que la memoria infantil desdibuja, pero no borra. Llegará a comprender ese recorrido personal del que viene escapando y que finalmente se impone como identidad e historia familiar y, tal vez, logre reconciliarse y despedirse de su madre.