L’inquinamento atmosferico uccide
I dati dello studio dell’European Heart Journal (traduzione e sintesi di Salvatore Palidda)
Sinora il numero di vittime é stato molto sottostimato. La rivista medica della Società europea dei cardiologi conclude in effetti che questo inquinamento sarebbe causa di circa 800.000 morti premature in Europa ogni anno. Un bilancio sinistro, che arriva a circa 9 milioni su scala mondiale. Delle cifre due volte superiori alle ultime stime ufficiali (che davano 422.000 morti in Europa MA ATTENZIONE ALTRE FONTI DICEVANO CHE IN REALTA’ SI TRATTAVA DI UN NUMERO DI MORTI PIU’ ALTO POICHE’ L’INQUINAMENTO DELL’ARIA COLPISCE NON SOLO CON LE MALATTIE CARDIOVASCOLARI MA ANCHE CON ALTRE MALATTIE SINORA NON COLLEGATE DALLE ISTITUZIONI UFFICIALI – nota del traduttore).
Nel suo rapporto 2018 di ottobre scroso, l’Agenzia europea dell’ambiente affermava che l’esposizione alle particelle fini (PM2,5, di diamtro inferiore a 2,5 micrometri), principalmente, arano responsabili di circa 422 000 morti prematuramente (cioè prima del’età della speranza di vita media) nell’insieme dei 41 paesi europei, di cui 391 000 nei 28 stati membri dell’Unione europea (UE).
L’eccesso di mortalità imputabile all’inquinamento dell’aria sarebbe di fatto di 790 000 a livello continentale, di cui 659.000 nell’UE, scrivo gli autori dello studio diretto da un’équipe di ricercatori tedeschi de Max-Planck Institut di chimica. Su scala mondiale, si arriva alla cifra impressionante di 8,8 milioni di morti l’anno, cioè quasi il doppio dei 4,5 milioni di morti calcolati sinora dall’Organizzazione mondiale della sanità (OMS) per il solo inquinamento dell’aria.
Più morti che a causa del tabacco
«Per confronto ciò vuol dire che l’inquinamento dell’aria ogni anno fa più morti del tabacco, che si calcola ne faccia 7,2 milioni secondo l’OMS », -dice uno degli autori, Thomas Münzel, dell’Università di Mayence (Germania), che aggiunge anche: «si può evitare di fumare, ma non di respirare aria inquinata!»
Come spiegare un tale scarto di cifre fra prima e ora? Per arrivare a questo risultato fortemente rivisto in aumento, i ricercatori hanno costruito un nuovo strumento statistico. Chiamato Global Esposizione Modello Mortalità (GEMM), permette una analisi più approfondita rispetto al Global Burden of Disease («fardello mondiale di morbidità») utilizzato dall’OMS. Il GEMM si basa su non meno di 41 studi di coorti (campioni) realizzate in 16 paesi e combina tre serie di dati: livelli d’esposizione all’inquinamento, densità e età delle popolazioni, effetti sanitari.Con 2,8 milioni di morti, è la Cina che paga il più pesante tributo in questo campo. In Europa, sono i paesi più densamente popolati: la Germania ha 124 000 morti ossia 154 ogni 100.000 abitanti, il che corrisponde a una perdita di speranza di vita dei2,4 anni. Con 105 morti su 100 000 abitanti (1,6 anni di speranza di vita perduti), la Francia si situa al livello de Regno-Unito (98 decessi e 1,5 anni di speranza di vita perduti; più o meno lo stesso per l’Italia … MA ATTENZIONE QUESTO DATO GENERICO è FALSANTE: IN ALCUNE CITTA’ COME MILANO L’INQUINAMENTO DELL’ARIA è COSTANTEMENTE E DA ANNI AL DI SOPRA DELLE SOGLIE DI GRAVE PERICOLO ED è PROPRIO QUESTA ESPOSIZIONE CONTINUA AD ESSERE LA PRIMA CAUSA DI MORTE … SI VEDA ANCHE LA FAMOSA FOTO SATELLITARE IN CUI SI VEDE CHE LA PIANURA PADANA è UNA DELLE DUE ZONE ENORMEMENTE PIU’ INQUINATE DI TUTTA L’EUROPA:
Comunque, la mortalità attribuita all’inquinamento dell’aria calcolata in Europa (133 morti per 100 000 abitanti) è superiore alla media mondiale (120); i ricercatori scrivono:«Ciò è dovuto alla combinazione di una pessima qualità dell’aria e di una forte densità di popolazione che quindi è vittima di un’esposizione tra le più alte del mondo (dopo Shangai).
Protezione insufficente
Altra conclusione forte dello studio : contrariamente a ciò che si possa pensare, le principali cause dei decessi legati all’esposizione a un’aria tossica non devono essere cercate nelle malattie del sistema respiratorio (come è il caso del cancro ai polmoni) ma nelle patologie cardiovascolari (che non sono classificate come cause di morte per cancro). Gli scientifici stimano che tra 40% et 80% dei decessi sono dovuti a degli infarti e a degli incidenti vascolari cerebrali (ischemie, trombosi). Le particelle fini non si arrestano nelle vie respiratorie ma penetrano profondamente nell’organismo attraverso il sistema sanguigno sino al cuore e al cervello. Gli autori ricordano che l’esposizione a lungo termine ai PM2,5 aumenta di 13 % i rischi di sviluppare patologie coronarie per compensare di 5 µg/m3.
Oggi, l’UE fissa un limite annuale d’esposizione di 25 µg/m3. Largamente insufficiente per proteggere la salute degli abitanti d’Europa, dicono i ricercatori. L’OMS raccomanda peraltro di non oltrepassare la soglia di 10 µg/m3. Alcuni paesi, come gli Stati-Uniti, vi si avvicinano (12) e altri, come l’Australia, hanno delle soglie ancora più protettrici (7).
E’ urgente che l’Europa allinei la sua regolamentazione su quella dell’OMS, dicono i ricercatori che chiedono ancher all’ OMS di abbassare la sua soglia. L’ideale sarebbe che il livello di esposizione ai PM2,5 non dovrebbe oltrepassare 2 a 3 µg/m3. Siamo assai lontani. Le discussioni in corso nel quadro della revisione della direttiva europea sulla qualità dell’aria mirano solo un passaggio da 25 a 20 µg/m3.
Per gli autori dello studio, il miglioramento della situazione non riguarda solo soglie più ambiziose, ma anche e, prima di tutto, l’abbandono di un modello di sviluppo basato sui combustibili fossili. “Poiché la maggior parte delle particelle fini e di altri inquinanti atmosferici in Europa provengono dalla combustione di combustibili fossili, è urgente passare a un’altra fonte di energia, pulita e rinnovabile”, sostiene il professore Lelieveld. Insieme ai suoi colleghi, ha cercato di valutare il beneficio atteso della riduzione delle emissioni di carbonio necessarie per rimanere al di sotto dei 2 gradi del riscaldamento globale dell’Accordo di Parigi. “Potremmo ridurre i tassi di mortalità da inquinamento atmosferico in Europa fino al 55%”, afferma il professor Lelieveld.
(sintesi traduzione del prof. Salvatore Palidda)
Fonte: Cardiovascular disease burden from ambient air pollution in Europe reassessed using novel hazard ratio functions, in European Heart Journal, ehz135,https://doi.org/10.1093/eurheartj/ehz135 , published: 12 March 2019
https://academic.oup.com/eurheartj/advance-article/doi/10.1093/eurheartj/ehz135/5372326