L’odio
di Wisława Szymborska (*)
Guardate com’è sempre efficiente,
come si mantiene in forma
nel nostro secolo l’odio.
Da solo genera le cause
che lo fanno nascere.
Religione o non religione –
purché ci si inginocchi per il via.
Patria o non patria –
purché si scatti alla partenza.
Anche la giustizia va bene all’inizio.
Poi corre tutto solo.
L’odio. L’odio
Una smorfia di estasi amorosa
gli deforma il viso.
Oh, quegli altri sentimenti –
malaticci e fiacchi.
Da quando la fratellanza
può contare sulle folle?
La compassione è mai
Giunta prima al traguardo?
Il dubbio quanti volonterosi trascina?
Lui solo trascina, che sa il fatto suo.
Capace, sveglio, molto laborioso.
Occorre dire quante canzoni ha composto?
Quante pagine ha scritto nei libri di storia?
Quanti tappeti umani ha disteso
su quante piazze, stadi?
Diciamoci la verità:
sa creare bellezza.
Splendidi i suoi bagliori nella notte nera
Magnifiche le nubi degli scoppi nell’alba rosata.
Innegabile il pathos delle rovine
e l’umorismo grasso
della colonna che vigorosa le sovrasta.
È un maestro del contrasto
Tra fracasso e silenzio,
tra sangue rosso e neve bianca.
Soprattutto non lo annoia mai
il motivo del lindo carnefice
sopra la vittima insozzata.
In ogni istante è pronto a nuovi compiti.
Se deve aspettare, aspetterà.
Lo dicono cieco. Cieco?
Ha la vista acuta del cecchino
e guarda risoluto al futuro
– lui solo.
(*) Wisława Szymborska è molto amata qui in blog (e altrove, per fortuna). Spesso è ironica, qui invece appare lucidamente profetica: parlava del ‘900 e purtroppo anche dei tempi che verranno. Mi piacerebbe dire che oggi, 1 aprile, questo è un “pesce” e che non vedo odio in giro; anzi che in Italia, in Europa, nel mondo trionfa la fratellanza. Mi piacerebbe ma il futuro è suo, dell’odio. O almeno io temo così. E se sbaglio ditemelo subito, ditemi dove cresce la speranza che io non la vedo. (db)
la speranza e’ verde e spunta nei prati, persino dai rovi, sotto gli intricati cespugli dei pungitopo. Quando, dopo la pioggia di questi giorni, la sento nell’aria del primo mattino il mio pensiero corre ad assaggiarne i germogli o ad annusarne la linfa (come quella dei getti dei tigli schiacciati fra le dita. Ad ogni stagione aspetto la speranza e, cercandola, si lascia sempre trovare. L’odio? lo odio.
C’ è solo da sperare che la stagione dei ” Saggi” non sia un riacutizzarsi di quest’ odio così annientante, prevaricante e subdolo. C’ è solo da sperare, Spes ultima dea.
Ovviamente spero che abbia ragione Giorgio ma anche io condivido con Daniela la sensazione che questi “saggi” (per il fatto in sè, ancor più per i nomi quasi tutti vergognosi) siano l’ennesima manifestazione di arroganza cieca, dunque di odio. Per fermarci all’Italia, l’odio di classe è ben visibile ovunque e ogni minuto: quasi tutto dalla parte dei vincitori (i padroni) e dei loro servitori. Chi è stato sconfitto invece spesso prima di perdere diritti, Welfare State, dignità… aveva perso la capacità di ragionare: amando, addirittura sognando e ammirando e molto spesso votando i suoi oppressori e i complici più o meno mascherati. Certo anche “la giustizia” ricorda la poesia qui sopra è spesso la buona causa che poi scatena l’odio più feroce; e un altro poeta (Brecht) ci ricordava che anche l’odio per l’ingiustizia rende cupi i nostri volti (e i nostri pensieri)… Ma io per ora non vedo fine (o rimedio, o rivolta) all’odio feroce in Italia di chi ha tutto eppure continua a depredare, umiliare. Come dobbiamo e possiamo rispondere a chi così tanto ci odia? (db)
in noi.
Avete letto “gli odiatori” di Giorgio Galli su “Linus” di questo mese?
Io no; il mio omonimo invece certamente sì essendo un “linusiano” fedele (io son discontinuo) .
Grazie a chi lo riassume qui.
(db)