Loiano, vogliamo un ospedale “di base”
La posizione del circolo “Chico Mendes” (*) della provincia di Bologna
Da alcuni mesi si è radicata nella popolazione una giustificata preoccupazione relativa al calo dei servizi sanitari. Diciamo subito che a nostro avviso non è sufficiente difendere lo status quo ma occorre aumentare i servizi dal punto di vista quantitativo e qualitativo. Il presidio deve essere non solo difeso ma potenziato. La situazione è slittata troppo avanti e va tirato il freno di emergenza. Gli stessi cartelli collocati al Simiani con la scritta “Casa della salute” sono elemento di confusione anche se noi non siamo contrari alla coesistenza di ospedale e casa della salute; siamo contrari invece all’ipotesi che la seconda vada a sostituirsi al primo. Troppo spesso la comunità locale è arrivata in ritardo sulle azioni di miglioramento possibili come quando soltanto dopo la morte del parroco Turrini il varco di uscita fu adeguatamente illuminato!
Per impedire nuovi smantellamenti occorre, a nostro avviso, tenere alcuni punti fermi:
- partire dalla conoscenza della situazione epidemiologica di Loiano e del distretto; fare il censimento della domanda di prevenzione primaria, secondaria e terziaria; fare una rilevazione scientifica del “rischio trasporto/distanza” in particolare per la popolazione anziana e per le patologie acute; oggi il rischio “trasporto” compare nelle più avvedute valutazioni del rischio anche per la popolazione giovane, “sana” e in età lavorativa; fondamentale in questa ricognizione della domanda è il RUOLO DEI MEDICI DI BASE;
- al momento i pochi dati accessibili utili sono: numero dei ricoverati a Loiano (696 persone) e giornate complessive di degenza nel 2015 (10.414 per una media di 14.9 giorni) ; occorre conoscere le SDO (schede di dimissione ospedaliera) per capire a quali patologie prevalenti si riferiscano questi dati e in che percentuali a condizioni acute o croniche degenerative; occorre conoscere le provenienze territoriali degli assistiti anche in relazione al paese originario di provenienza;
- poiché escludiamo che ci siano stati ricoveri impropri o per malattie immaginarie, la Ausl dovrebbe spiegare il destino dei pazienti ricoverati per patologie acute che nell’Ospedale di comunità non avrebbero più accoglienza; la radiologia può essere potenziata con personale tecnico che operi tutta la giornata per poi gestire la lettura a distanza dal sant’Orsola;
- a seguito di un grave “evento sentinella” che ha comportato condotte omissive, noi – nell’ambito di un percorso di miglioramento – proponiamo “una nuova cartella clinica elettronica orientata ai problemi anche lavorativi” da indicare poi come esempio a tutta la sanità metropolitana; proponiamo l’attivazione – fra le altre consulenze al letto del paziente – anche, in caso di bisogno, della medicina del lavoro;
- la soluzione più razionale quindi non è la difesa dello status quo ma la trasformazione dell’attuale presidio in “ospedale di base”; il bacino di utenza ottimale e il decreto 70/2015 sono solo un pretesto per nascondere decisioni arbitrarie già prese da istituzioni che non sono credibili; i vincoli inventati a tavolino si possono e si devono superare, se iniqui; comunque non c’è neanche bisogno di modificare il decreto 70/2015 ma solo di prendere atto di quanto esso prevede (paragrafo 9.2.2 dell’allegato) per le “zone particolarmente disagiate”; Loiano è non solo zona disagiata ma anche ad alta presenza turistica estiva e ad alto tasso infortunistico stradale (ma anche di popolazione anziana in attività agricole); non c’entra con la prevenzione terziaria, tuttavia è emblematico il caso dei comuni di Lizzano e Granaglione che hanno infranto le regole e si sono tenuti l’acqua delle fonti senza cederla a Hera; dunque piuttosto che tagliare potrebbe essere ragionevole realizzare un “ospedale di base” anche con alcune modifiche (esempio: non reparti 24/24 ma day-hospital per i settori non presenti oggi quali chirurgia generale e ortopedia); ma si deve pensare anche a servizi innovativi: chi si occupa oggi del sostegno psicosociale agli operai dalla Stampi group ed altri disoccupati ? chi si occupa di tabagismo e di ludopatie?
- evitare qualunque forma di delega a quei sindaci che ogni tanto si ricordano di essere “autorità sanitaria locale” salvo poi rifiutarsi di emanare provvedimenti ergonomici e a costo zero come i censimenti dell’amianto nel territorio; i sindaci non hanno le competenze tecniche né la rappresentatività per stare al tavolo tecnico da soli (cioè, è meglio che siano accompagnati da tutte le associazioni che intendano partecipare); la partecipazione deve essere garantita a tutti i comitati e i cittadini, AI MEDICI DI BASE E A TUTTI GLI OPERATORI SANITARI, secondo le procedure adottate nelle “conferenze dei servizi” per i siti inquinati; anche perché fra i cittadini ci sono persone che non hanno competenze tecniche inferiori a quelle dei sindaci (e della Ausl) la cui presenza e iniziativa rimane per noi importantissima, necessaria e gradita;
- la Ausl vuole ridurre i posti letto per rientrare in uno standard prestabilito (3,6 x 1000)? Perché non ha mai detto nulla sui posti letto delle strutture private (che pure non vogliamo “demonizzare” a priori)? Alcuni di questi devono essere aboliti: quelli delle cliniche che ancora si autodefiniscono “ospedale neuropsichiatrico privato accreditato”; cioè a Bologna esistono ospedali psichiatrici a 39 anni dalla legge 180/1978 e la Ausl non sa dove tagliare? Davvero una bella “competenza tecnica”.
- LOIANO DEVE DIVENTARE OSPEDALE DI BASE CON TERAPIA INTENSIVA (anche sulla assenza di terapia intensiva abbiamo evidenziato eventi-sentinella) IN DEROGA AI PARAMETRI DEL DECRETO 70/2015 oppure A SEGUITO DI ACCORPAMENTO DI TERRITORI LIMITROFI;
- nel sostenere il progetto di tutela e rafforzamento del presidio ospedaliero non dobbiamo mai dimenticare la prevenzione primaria e a questo fine l’ospedale, come accade nei Paesi anglosassoni, può e deve avere una unità di epidemiologia che evidenzi i determinanti socio-ambientali, culturali ed economici che riducono la speranza di vita e di salute a partire dai ceti più svantaggiati; qui invece si autorizzano nuove cave prima di sapere se contengano silice o pietre verdi o anche se già si sa che contengono molta silice (cancerogena); se poi si chiede alla autorità sanitaria locale quanto amianto c’è nelle tubazioni dell’acqua si ottiene la risposta: chiedete a Hera! Prima di minacciare improbabili “barricate” si usino le proprie prerogative.
- FACCIAMO APPELLO AI CITTADINI A PARTECIPARE IN PRIMA PERSONA SENZA DELEGARE NESSUNO.
(*) per contatti: vitototire@gmail.com. Vito Totire, medico del lavoro/psichiatra, è il portavoce del circolo “Chico Mendes” per l’ecologia sociale
LE VIGNETTE – scelte qui in “bottega” – SONO DI ALTAN.