Luna

Una bambina fra il Sudan e la pianura padana

di Chief Joseph (*)

La telecamera buca lo tsunami e produce emozioni infeconde che riempiono desolatamente i cestini delle immondizie; la telecamera non riesce ad attraversare il muro di nebbia che avvolge un piccolo paese della pianura padana dove vive Luna, una bambina africana di 11 anni. Nella scuola che frequenta ci sono anche altri alunni stranieri, ma lei è l’unica ad avere la pelle scura. E non è solo una differenza, ma un marchio indelebile per cui maledire il paese di origine, il Sudan, che da più di cinquant’anni uccide e allontana i suoi figli. Luna ha la necessità di raccontare della sua fuga, della morte, delle devastazioni e delle violenze che l’hanno avuta come testimone oculare, ma il suo mondo si perde nella nebbia ovattata della pianura padana che tutto allontana e attutisce e dove nessuno si chiede un perché che non sia figlio di un’altra nebbia, raccolta in una scatola quadrata che esala mortiferi fumi. Luna ha una disperata necessità di dare un senso al suo viaggio, rendendo visibile l’attraversamento del deserto per raggiungere 1’Egitto, in questo caso, la Terra Promessa. Vorrebbe trovare la catarsi per seppellire la madre, persa in una odissea resa invisibile dal controllore supremo. Luna cerca la relazione, perché questo è l’unico modo per ritrovare se stessa… Ma, di fronte, solo porte chiuse e ipocrite strade aperte. Dietro finestre, accuratamente sigillate, si agitano mani che si rifiutano di venire in contatto con altri colori, si rispecchiano sguardi gelati dall’inverno dell’indifferenza e che non si accorgono di piccole rose e primule, messaggere visive e olfattive di una primavera che non sarà in grado di illuminare i loro occhi. Luna ha bisogno degli altri e lo dice, lo grida, qualche volta in modo scoordinato, gli altri, stoltamente, non si accorgono di quanto abbiano bisogno di lei. Luna e disposta ad andare a scuola anche quando non è obbligatorio, ma si sente attraversare dolorosamente il corpo da chi preferisce esserle fratello attraverso un vaglia, una fotografia e una lettera di un’adozione a distanza. Luna, pian piano, ha capito che deve nascondersi, che non ha diritto di materializzarsi fianco a fianco, nella stessa scuola, nella stessa aula, nello stesso banco di chi è terrorizzato di poter scoprire che la piccola fiammiferaia a seduta al suo fianco e che Biancaneve aspetterà invano il bacio della vita se dovranno essere le sue labbra a contaminarsi. Luna ha capito che solo quando toglierà il disturbo, quando sarà finalmente scomparsa potrà esistere, essere accettata, amata, rimpianta. Luna ha tragicamente compreso che l’unica maniera per esserci a quella di scomparire Per questo motivo Luna dice: “Profe, ma io che cosa ci sto a fare al mondo, non sarebbe meglio per tutti se morissi.”

(*) Chief Joseph è stato una guida (militare e spirituale) dei Nasi Forati, un popolo nativo americano. Si chiamava in realtà Hinmaton Yalaktit, che in lingua niimiipuutímt significa Tuono che rotola dalla montagna.

 

     L’IMMAGINE – suggerita da Chief Joseph – E’ DEL “MADONNARO” LUCAS TESORIERO che l’ha realizzata (con i gessetti) nel 2017 sul piazzale del Santuario di Grazie. Si intitola “Crocefissione in Homs”

Redazione
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Un commento

  • Massimo Ruggeri

    Articolo struggente, disegno emozionante, relatore emblematico. Perche’ tra tanti inutili o funesti quotidiani non potrebbe piu’ utilmente esserci ‘la (U-)BOOT tega’(intesa come entita’siluratrice)?

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