L’Uomo e l’amore
Il poeta, per definire il suo amore, spesso canta le condizioni esteriori (la luna, il mare, il fiore) che secondo il suo criterio glielo rappresentano, senza rendersi conto che in questo modo lo sta diminuendo. Se è la tenerezza d’una notte d’estate che
lo spinge a celebrarlo, non è dell’amore o della potenza dell’amore che sta parlando, ma delle specifiche seduzioni della notte. Ma se parla della notte volendo parlare dell’amore sta sottoponendo il valore del secondo alla bellezza della prima.
In verità solo quelli veramente grandi sanno dire del loro amore attraverso le trasformazioni che esso produce nella visione della realtà e nella vita. I più si limitano agli orpelli, alle decorazioni e alle condizioni ideali che evocano la profondità di quell’energia che fornisce tanta emozione. L’amore vince e domina la realtà e questo nel dire del poeta deve pur risultare.
Il massimo che si può concedere a chiunque si avventure sugli ostici territori della poesia, per alla fine concedergli la qualifica di poeta, è che descriva il proprio amore utilizzando gli elementi che lo riconducono a esso, al suo amore. Che dovrebbe essere presente indipendentemente dagli elementi ideali che aiutano a dirlo. In caso contrario, quando sono questi elementi a determinare il suo canto, pur acquisendo la qualifica d’artista, nel contempo dimostra di nutrire un amore fin troppo tiepido, il cui manifestarsi dipende non da ciò che in quanto Uomo ci mette, ma dalla presenza di una bel paesaggio o un bel momento. Diciamo allora che come amante è abbastanza distratto e come poeta pure poco ispirato, se l’ispirazione dipende non dall’intensità di ciò che prova ma da qualcosa che serve a ricordarglielo.
Non amo i poeti distratti, non li considero veramente poeti; o considero che lo sono meno dell’essere umano qualsiasi; il quale travolto dai bisogni e dagli impegni della vita quotidiana, ha necessità di aggrapparsi a ogni elemento che lo riconduca all’essenza di se stesso come esser eumano, cioé al suo amore. Non aduso a parlarne, egli fa ricorso a questi elementi sia come difesa dall’invadenza delle incombenze per mezzo dei quali lo si paralizza; sia come mezzi che facilitano la volontà dir dirlo. Il suo ricorso a elementi esteriori è dunque giustificato e non fornisce indizi negativi intorno a ciò che si agita nel suo cuore.
Il mondo esteriore lo vuole macchina, lo vuole solo, lo vuole indifferente. Succede che il sole, le nuvole e i tramonti gli ricordino invece che egli è Uomo e Amante prima di ogni altra cosa. Prima ancora di essere poeta. Pur essendo poeta e spesso grande poeta. Qualifica che è nulla rispetto l’essenza sua pura, che è poesia.