«L’uomo scompare la mattina di Natale 1969 a Roma…»
un articolo di Saverio Ferrari con una breve introduzione di db a proposito della morte di Armando Calzolari e della lunga scia della «strage di Stato» (*)
«L’uomo scompare la mattina di Natale 1969 a Roma […] il cadavere viene scoperto più di un mese dopo, la mattina di mercoledì 28 gennaio (1970) dall’operaio di un cantiere». Forse chi ha la mia età (e buona memoria) ricorda ancora questo inizio-flash da “giallo”: è l’apertura di «La strage di Stato», uno dei libri più sconvolgenti… per chi in Italia presume di vivere in una democrazia. Uscì nel 1970 e – come si intuisce dal titolo in copertina – accusò lo Stato di avere incoraggiato, aiutato, coperto e “gestito” i fascisti che organizzarono la strage di piazza Fontana (il 12 dicembre 1969 a Milano). Consiglio chi è più giovane di leggerlo; l’ennesima ristampa si trova – con qualche aggiornamento – nel catalogo Odradek». Così ho scritto in una «scor-data» (**) qui in bottega. Ben poche persone conoscono la vicenda di Armando Calzolari: ecco allora un recente articolo del sempre bravo Saverio Ferrari che ricostruisce la vicenda. (db)
L’UOMO CHE SAPEVA TROPPO: L’ASSASSINIO DI ARMANDO CALZOLARI, UCCISO DAI SUOI STESSI CAMERATI DOPO LA STRAGE DI PIAZZA FONTANA PERCHÉ MINACCIAVA DI PARLARE
Con la vicenda della morte di Armando Calzolari si apriva, 46 anni fa, il libro «La strage di Stato», la controinchiesta sulla bomba di piazza Fontana del 12 dicembre 1969 e la “strategia della tensione”. Non molta attenzione ebbero i successivi sviluppi giudiziari, che pur attestarono come Calzolari fosse stato assassinato per ragioni che rimandavano alla strage.
«AFFOGALASINO»
Armando Calzolari, 43 anni, nato a Genova, per gli amici “Dino”, era un ex ufficiale di coperta della marina mercantile, poi trasferitosi a Roma qualche anno prima. Divenuto uomo di fiducia di Junio Valerio Borghese (anche per i suoi trascorsi da giovanissimo nella X Mas) e assunto presso il Fronte nazionale, l’organizzazione creata dal “principe nero”, scomparve la mattina di Natale, il 25 dicembre 1969, dopo essere uscito alle 8 del mattino per una passeggiata dalla sua abitazione, in via Dei Baglioni, al quartiere Bravetta nella zona ovest di Roma, a bordo di una 500 bianca, con il suo cane Paulette, un setter a pelo lungo, avvertendo la moglie e la madre che sarebbe presto tornato per portarle a messa. Le ricerche per rintracciarlo iniziarono subito nel pomeriggio e si protrassero inutilmente per quattro giorni. La zona, in particolare il 29 dicembre, fu meticolosamente battuta, palmo a palmo, con cani poliziotto che frugarono in ogni cespuglio, buca o anfratto. Fatto strano fu che solo il giorno prima – il 28 – la 500 era riapparsa a 200 metri da casa, posteggiata proprio in via Dei Baglioni, visibilissima. Impossibile che l’auto fosse lì nei giorni precedenti; tamponata di recente, aveva per altro tutta la parte posteriore ammaccata. Oltretutto era piovuto solo dopo il 25 dicembre, ma il terreno sottostante era bagnato come d’intorno. Qualcuno l’aveva portata di proposito e da poco.
Il cadavere di Calzolari, insieme al cane, furono casualmente rinvenuti in avanzato stato di putrefazione ben 35 giorni dopo, in un pozzo, la mattina del 28 gennaio, da un operaio che stava lavorando con una ruspa. Nel pozzo, profondo due metri e 85, c’era poca acqua, il livello raggiungeva un metro e 40, ma 35 giorni prima era sicuramente più basso. Eppure un suo amico, Dante Baldari, che compì il riconoscimento ufficiale di Calzolari, testimoniò di aver ispezionato quel pozzo e che dentro non c’era nessuno. Il perito stabilì che la morte risaliva a 20-30 giorni prima, dunque tra il 31 dicembre e il 9 gennaio. Come minimo sei giorni dopo la scomparsa. La località del pozzo era chiamata «Affogalasino».
«SIETE DEGLI ASSASSINI!»
Armando Calzolari, «fascista convinto», militava, come detto, nel Fronte Nazionale fondato nel 1968 da Junio Valerio Borghese, un’organizzazione costruita in funzione del colpo di Stato. Strutturata su due livelli, uno pubblico (il gruppo “A”) e uno clandestino con nuclei armati (il gruppo “B”), di fatto appaltato ad Avanguardia Nazionale di Stefano Delle Chiaie. Due testimoni, Giampaolo Bultrini ed Evelino Loi, rilasciarono separatamente due deposizioni importanti che finirono agli atti dell’inchiesta. Il primo raccontò di «aver udito non visto», il 16 dicembre 1969, dopo la strage di piazza Fontana, «un’accesissima discussione fra il Calzolari e gli altri nella sede del Fronte». Il secondo dichiarò che «la sparizione non poteva essere dovuta se non ad un’azione dei suoi stessi camerati del Fronte Nazionale […] in quanto io avevo assistito al litigio fra Calzolari e gli altri del Fronte circa la strage di Milano del 12 dicembre 1969. In questa occasione Calzolari rinfacciava ai suoi amici di essere “degli assassini” […] Ci fu anche, un accenno di rissa. Ricordo che il comandante Borghese e il comandante Bianchini gli intimavano di stare zitto e al suo posto […] Ero convinto, sin da un mese prima del ritrovamento del corpo, che il Calzolari fosse stato ucciso da quelli del Fronte in seguito alla minaccia da lui formulata in occasione del litigio di rendere pubblica la verità sulla strage attraverso giornali». Da quel giorno cadde in «uno stato nervoso, disastroso e depresso», manifestando «una tristezza infinita», anche a seguito di ripetute minacce ricevute telefonicamente, così testimoniò la madre.
IL POZZO
Solo nel febbraio 1976 il sostituto procuratore della Repubblica Enrico Di Nicola, dopo un lunghissimo iter, sentenziò che Calzolari fu «ucciso e poi gettato nel pozzo». Fu infatti visto ancora in vita da due persone con il suo cane la mattina di Natale a Villa Doria Pamphili. Non poteva finire in quel pozzo venendo da casa o da dove la sua auto era stata ritrovata, dato che un fittissimo canneto profondo in larghezza una decina di metri, una sorta di muraglia fatta anche di arbusti fittissimi e pungenti ad altezza, ne sbarrava il passo; non poteva di certo neanche morirvi annegato date le sue «eccezionali capacità natatorie». Il suo cadavere, per altro, non indossava più il giubbotto con cui era uscito da casa. Fu probabilmente costretto all’uscita di Villa Pamphili a seguire qualcuno che lo uccise dopo il 25 dicembre. Le battute con i cani e le ricerche avvennero quando nel pozzo non c’era ancora nessuno. La sua 500 fu riportata vicino a casa per inscenare una disgrazia.
DUE DI OSTIA
Nel processo per il golpe del dicembre 1970, inscenato da Junio Valerio Borghese, un teste (tale Pirina) riferì che un dirigente del Fronte gli rivelò che «lui ed altri avevano “sistemato” una persona che parlava troppo», alludendo a Calzolari. Molti anni dopo, nel marzo 1995, il giudice istruttore Guido Salvini del Tribunale di Milano nella sua ordinanza di rinvio a giudizio per la strage di piazza Fontana, riportò la testimonianza di Angelo Izzo in cui si accusavano due militanti del Fronte di Ostia (Roberto Zerbi e Franco Balzerani) di aver ucciso Armando Calzolari. Izzo sostenne di aver ricevuto da loro la confidenza che «il Calzolari, uno dei cassieri del Fronte, era in crisi ed era un personaggio debole e poteva quindi diventare pericoloso». Lo sorpresero «mentre portava a spasso il cane» e lo annegarono «tenendogli la testa sott’acqua, in un giardino in un luogo poco distante dal pozzo in cui poi lo avevano abbandonato». Nessun riscontro fu fornito da Angelo Izzo. Gli assassini rimasero ignoti.
(*) Questo articolo di Saverio Ferrari è apparso anche, qualche giorno fa, sul quotidiano “il manifesto”
(**) è Scor-date: 28 gennaio 1970
LA VIGNETTA QUI SOTTO E’ DI VINCENZO APICELLA
COSA SONO LE “SCOR-DATE” – NOTA PER CHI CAPITASSE QUI SOLTANTO ADESSO.
Per «scor-data» si intende il rimando a una persona o a un evento che per qualche motivo il pensiero dominante e l’ignoranza che l’accompagna deformano, rammentano “a rovescio” o cancellano; a volte i temi possono essere più leggeri ché ogni tanto sorridere non fa male, anzi. Ovviamente tantissimi i temi, come potete vedere in “bottega” guardando un giorno… a casaccio. Assai diversi gli stili e le scelte per raccontare; a volte post brevi e magari solo un titolo, una citazione, una foto, un disegno. Ovviamente non sempre siamo state/i soddisfatti a pieno del nostro lavoro. Se non si vuole scopiazzare Wikipedia – e noi lo abbiamo evitato 99 volte su 100 – c’è un lavoro (duro pur se piacevole) da fare e talora ci sono mancate le competenze, le fantasie o le ore necessarie. Si può fare meglio, specie se il nostro “collettivo di lavoro” si allarga.
Avevamo pensato (nel nostro 2015 “sabbatico”) di fare un libro, cartaceo e/o e-book con una selezione delle «scor-date» già apparse in “blottega”. E’ rimasta una vaga idea ma chissà che prima o poi…
Il 12 gennaio 2016 si è concluso il nostro “servizio” di linkare le due – o più – «scor-date» del giorno, riproponendo quelle già apparse in blog/bottega nei 2 anni precedenti; e ogni tanto aggiungendone di nuove. Dal 12 gennaio abbiamo interrotto, salvo rare eccezioni come oggi. C’erano 2 ipotesi per il futuro prossimo. Si poteva ripartire con nuove «scor-date» ogni giorno, dunque programmandole qui in redazione: insomma il volontariato (diciamo stakanovismo?) della nostra piccola redazione e/o di qualche esterna/o. Qui in “bottega” ci sarebbe piaciuto mooooooolto di più ripartire CHIAMANDOVI IN CAUSA, cioè ri-allargando la redazione. Come ripartenza c’eravamo dati il 21 marzo, una simbolica primavera… però il nostro “collettivo” non ha avuto gli auspicati rinforzi. Così vedrete le «scor-date» solamente ogni tanto, anziché ogni giorno come ci piacerebbe. Grazie a chi collaborerà, commenterà, linkerà, correggerà i nostri errori sempre possibili, segnalerà qualcun/qualcosa … o anche solo ci leggerà.
La redazione – abbastanza “ballerina” e sempre più mutevole nel tempo, per inevitabili altri impegni – è all’incirca questa: (in ordine alfabetico) Alessandro, “Alexik”, Andrea, Clelia, Daniela, Daniele, David, Donata, Energu, Fabio 1 e Fabio 2, Fabrizio, Francesco, Franco, Gianluca, Giorgio, Giulia, Ignazio, Karim, Luca, Marco, Mariuccia, Massimo, Mauro Antonio, “Pabuda”, Remo, Riccardo, “Rom Vunner”, Santa e Valentina. Ma spesso nelle «scor-date» ci hanno aiutato altre/i oppure abbiamo “rubato” (citando le fonti) qua e là.