M5S: e se si trattasse di un movimento…
aperto, in formazione? Senza una vocazione ben strutturata?
di Mauro Antonio Miglieruolo
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Sento sempre più spesso e con energia crescente, alla quale corrisponde una mia crescente perplessità, criticare il Movimento 5 Stelle, che viene a volte nettamente definito di destra.
Non riesco a comprenderne le ragioni. Anche perché finora solo in un pezzo di Maria G. Di Rienzo ho visto motivare questa collocazione (Di Rienzo per altro adduce ragioni, argomenta più che definire: a profitto dell’efficacia di quanto scrive).
Non che ignori la sussistenza di aspetti che possono indurre a avanzare riserve; tuttavia da quel poco che ne so, e spero che qualcuno meglio mi illumini, si tratta di riserve sugli esiti del movimento stesso, non aspetti che già oggi autorizzino a formulare una attribuzione certa o a condannare senza appello. A parte un manifesto settarismo, frutto di primitivismo politico, nonché la de-precabilissima prassi leaderistica, che possono far temere, nel prossimo futuro, il sorgere e consolidarsi all’interno del movimento di capi carismatici meno raccomandabili di Grillo; e a parte le illusioni assemblearistiche che se possono sfociare in pratiche democratiche possono anche dare maggiore alimento alle tendenze autoritarie; a parte questo io non so vedere null’altro che possa suscitare vera preoccupazione (le stesse condivisibili critiche avanzate da di Di Rienzo, non registrano altro che ritardi propri alla società italiana, non costituendo dunque caratteristiche peculiare al movimento). Tuttavia questo riguarda il pericolo del domani. Nell’oggi è possibile fare due considera-zioni in grado di rovesciare tale timore.
La prima: la oggettiva contraddizione che il M5S rappresenta per il sistema politico, per come lo stesso è strutturato (inciuci, spartizioni, opacità decisionale, fumisterie, menzogne ecc.). Si tratta di una struttura di potere che fin’ora ha garantito al padronato la piena attuazione della linea regressiva di ritorno all’ottocento che persegue e la cui rottura aprirà certamente spazi che le masse potranno sfruttare per alleggerire l’enorme pressione per il ritorno al passato fin qui subita. Non è infatti che sia indifferente se i maneggioni che tengono il sacco alle rapine del capitale occupano in-contrasti la scena, o se invece un qualche forza eccepisca con forte determinazione. Né è indifferente se una forza politica consistente si ponga o meno il compito di portare nelle piazze la denuncia delle tante malefatte.
La seconda: una serie di elementi soggettivi, di idee guida sulle quali i componenti del mo-vimento battono con troppa forza per non credere che non tenteranno di realizzarli. E che di per sé costituiscono motivo di grande interesse. A esempio quel loro vantarsi di essere parvenu della politica; a esempio il bisogno di pulizia morale, bisogno che più di tutti assume un carattere dirompente per l’attuale assetto istituzionale. Inoltre: saranno pure principianti, ma hanno ben chiari i loro compiti: venire incontro ai ambasce delle masse, porre al centro l’attività politica come servizio, il rifiuto del saccheggio delle casse dello stato, la ricerca di soluzioni alternative al problema del debito, della crescita ecc.
Che Grillo non sia poi questo gran rivoluzionario che i suoi avversari descrivono, è evidente a chiunque lo voglia vedere, non è particolare degno di nota. È evidente che non sarà lui a guidare le trasformazioni sistemiche di cui appare la necessità con sempre maggiore impellenza (bisognerà decidersi prima o poi a attuarle, pena la barbarie, nella quale abbiamo già iniziato a sprofondare). Pensare il contrario sarebbe una grande ingenuità. Criticarlo su questo, fin troppo facile, quasi una scorrettezza. A nessuno può legittimamente chiesto di essere ciò che non è. Men che meno chiedergli di essere ciò che invece dovremmo chiedere a noi stessi, perché quello non siamo. Contentiamoci allora di questo: l’aver sottratto grandi masse alle seduzione dell’eversione fascista; della ventata di novità portata nelle istituzioni; e dell’apertura di possibilità di cambiamento che senza il suo avvento sarebbero a lungo rimasti chiuse.
Non ho molto tempo per misurarmi in un’ analisi sulla natura politica del M5s. Quello che ha scritto GIAP sul tema mi rappresenta abbastanza bene. Un paio di domande provocatorie. M5s e’ quello che i due boss, Grillo e Casaleggio affermano o altro detto/scritto da osservatori esterni? Non e’ un caso che la più grillina degli esponenti politici del PD, Puppato, sia un caso eclatante di ” ipocrisia” politica ai fini di un arrivismo senza principi?