Macerie & dicerie (di Pabuda)
L’altro giorno a L’Aquila
son stato
e con occhi e orecchi
e narici e polpastrelli
(tutti miei!) ho costatato
che lì… lo Stato
ha scrupolosamente
abbandonato
un sacco di macerie
e puntelli e ponteggi
e divieti
nel centro dis/abitato.
ha pure distribuito
– più o meno –
altrettante dicerie
(o “c.a.s.e.” grosse come bugie) *
nelle ben dilatate
e crateriche periferie.
devo dire che,
lubrificate
da un po’ di lacrime,
mi son girate
ti girano
quando proprio
te le fan girare.
robetta, se penso
agli abitanti:
quelli devono avere
ben più vorticosi giramenti!
* Case sta per «Complessi Antisismici Sostenibili Ecocompatibili»: vi sembrerà incredibile ma questa non è una perfida battuta di Pabuda ma il nome fortemente voluto dal duo Ber-Ber (Berlusconi-Bertolaso) per abitazioni che dopo tre anni già hanno urgente bisogno di manutenzione, come qui in blog raccontava di recente Giorgio Chelidonio (db).
Ho comesso un errore: nella nota sotto Pabuda ho citato Giorgio Chelidonio a proposito di Case (la sigla inverosimile di Complessi Antisismici Sostenibili Ecocompatibili) convinto che fosse lui ad averne raccontato qui in blog. Di fronte allo stupore di Giorgio sono “rinsavito”: ne ho letto invece in «Affondata sul lavoro: l’Italia tra crisi e rabbia» (Ediesse) di Gabriele Polo che, fra un treno e l’altro, sto finendo di leggere e che presto racconterò qui in blog; e intanto ve lo consiglio. (db)