«Magazzino 18» ovvero…
… le foibe e l’esodo diventano un musical: alcune considerazioni sulla storia che Simone Cristicchi ha messo in musica
di Francesco Cecchini
«La rivoluzione non è un pranzo di gala; non è un opera letteraria, un disegno, un ricamo; non la si può fare con altrettanta eleganza o con altrettanta dolcezza, riguardo e magnanimità. La rivoluzione è un’insurrezione, un atto di violenza con il quale una classe nerovescia un’altra». Così Mao Tse-tung e lo stesso concetto può valere per la lotta partigiana che liberò il confine orientale dal nazi-fascismo. In questo ambito molti italiani scelsero di abbandonare l’Istria e la Dalmazia. Questo esodo è il tema di «Magazzino 18» di Simone Cristicchi, scritto con Jan Barnas, regia di Sergio Calenda.
«1947» di Sergio Endrigo
Da quella volta
non l’ho rivista più,
cosa sarà
della mia città.
Ho visto il mondo
e mi domando se
sarei lo stesso
se fossi ancora là.
Non so perché
stasera penso a te,
strada fiorita
della gioventù.
http://www.youtube.com/watch?v=d1kYu2w8iko&feature=youtube_gdata_player
Endrigo canta la giovinezza e la città – Pola o Pula o Pulji – dove ha trascorso l’adolescenza: lasciata quando i suoi genitori scelsero di venire in Italia. Poi ritrovata perché Sergio Endrigo non ha mai voluto assumere il ruolo del fuggiasco e tagliare i legami con la sua terra. Fu internazionalista, un italiano amico di tutti i popoli, anche degli slavi del sud, oltre il confine.
Endrigo è stato un comunista che con passione ha vissuto, scritto e cantato la vita, l’amore, i conflitti e le contraddizioni del proprio tempo. Significativa del suo impegno è la canzone «La ballata dell’ex».
Eccola.
«Andava per i boschi con due mitra e tre bombe a mano
La notte solo il vento gli faceva compagnia
Laggiù nella vallata è già pronta l’imboscata
Nell’alba senza sole eccoci qua
Qualcuno il conto oggi pagherà
Andava per i boschi con due mitra e tre bombe a mano
Il mondo è un mondo cane ma stavolta cambierà
Tra poco finiranno i giorni neri di paura
Un mondo tutto nuovo sorgerà
Per tutti l’uguaglianza e la libertà…».
http://www.youtube.com/watch?v=wF6fkLTVubw&feature=youtube_gdata_player
Parlando della canzone Endrigo ha detto: «È nata dalle letture di Calvino, Pratolini, del Cassola di “La ragazza di Bube” ed esprime l’amarezza di quanti avevano creduto nella grande rivoluzione che doveva avvenire nel dopoguerra e che ovviamente non c’è stata». Negli anni Sessanta la canzone venne anche censurata.
Viene cantata, con molto meno bravura, da Simone Cristicchi, in uno spettacolo di questi giorni al quale, sicuramente, Sergio Endrigo (se vivo) non avrebbe partecipato. In «Magazzino 18» Cristicchi e il giornalista Bernas Jan, propongono in musica un luogo comune che in questi anni viene diffuso con impegno, quello di centinaia di migliaia di italiani dell’Istria e Dalmazia che di fronte all’odio etnico-nazionalista del comunista Tito e alla minaccia di finire nelle famigerate foibe diedero vita a un esodo di dimensioni bibliche. Affinché il luogo comune non venga fessurato da dubbi è stata eliminata la lettura di questo brano dell’antifascista sloveno e triestino Boris Pahor.
«Piazza Oberdan era piena di gente che gridava in un alone di luce scarlatta. Tutta Trieste stava a guardare l’alta casa bianca, dove le fiamme divampavano a ogni finestra. Fiamme come lingue taglienti, come rosse bandiere. Gli uomini neri intanto gridavano e ballavano come indiani che, legata al palo la vittima, le avessero acceso sotto il fuoco».
Il testo di Pahor racconta l’incendio e la distruzione, il 13 luglio 1920, di un importante centro di cultura, vita sociale ed economica della comunità slava di Trieste, il Norodni Dom (Hotel Balkan). L’atto terroristico, opera dei fascisti sotto l’occhio complice delle autorità, fu la più grave e clamorosa di una serie di intimidazioni e violenze.
Rimane – nonostante le proteste di fascisti e di “esuli” – una poesia in sloveno recitata da una bambina che narra una delle tante tragedie del fascismo in quelle terre, il campo di concentramento di Arbe. Un timido accenno a ciò che precedette l’esodo, ma troppo poco per riflettere su quel che accadde in realtà. Arbe fu un vero e proprio lager di sterminio, ma altri campi per slavi vennero allestiti in territorio italiano (Monigo, Gonars, Chiesanuova, Renicci, Visco) e nel suolo slavo con il coinvolgimento di oltre 100.000 persone fra sloveni, croati, montenegrini. Nonostante alcune ottime ricerche – fra le altre «Di là del muro» di Francesca Meneghetti, «I campi del duce» di Spartaco Capogreco, «Un campo di concentramento fascista, Gonars» di Alessandra Kersvan – il tema dei lager per slavi istituiti dal fascismo con la collaborazione delle autorità militari resta da esplorare per intero.
L’esodo di italiani da Istria e Dalmazia è una storia del secondo dopoguerra impossibile da comprendere isolandola, cioè senza prendere in considerazione gli orrori del fascismo e prima la politica imperialista dei governi liberali, la guerra mondiale con i suoi crimini, le stragi di civili e poi la guerra di liberazione in quelle terre.
Una storia complessa che va colta nelle sue contraddizioni e indagata per creare quella coscienza che fa della memoria il luogo di comprensione della realtà e lo strumento per capire il significato di quel tempo storico.
Purtroppo viviamo in tempi di mistificazione diffusa, che va da lavori pseudo storici come gli scritti di Arrigo Petacco, a romanzi come «Foiba Grande» di Sgorlon o al recente «Terra Rossa» di Mario Tonino, a film come «Porzus», alla telenovela «Il cuore nel pozzo». Ora si aggiunge il musical di Cristicchi e Benras che decontestualizza la vicenda dell’esodo. Nessun accenno alle politiche antislave adottate dal regime fascista; nulla circa i crimini commessi dagli occupanti fascisti nei Balcani; nessun riconoscimento alla Resistenza jugoslava, trattata quasi come elemento criminale, che con il suo enorme tributo di sangue fu determinante per la sconfitta del nazifascismo. Una Resistenza cui, dopo l’8 settembre 1943, si affiancarono decine di migliaia di soldati italiani – molti dei quali morirono poi per mano nazista o per il tifo – riscattando il nostro Paese dall’ignominia in cui l’aveva gettato il fascismo.
Dove attualmente vivo – a Montebelluna – il 10 febbraio 2012 l’Associazione Nazionale Venezia Giulia e Dalmazia (Comitato provinciale di Treviso) per non dimenticare i giuliani dalmati morti nelle foibe, ha commemorato con il sostegno dell’amministrazione leghista e coinvolgendo le scolaresche, un genocidio, pubblicamente propagandato in manifesti e volantini, ma in realtà mai avvenuto. Relatore Arrigo Petacco, conduttrice Maria Bortoletto, partecipante il sindaco Marzio Favero. Un anno dopo, lo stesso sindaco ha impedito un convegno organizzato dall’Anpi su fascismo, confine orientale e foibe con la partecipazione delle storiche Monica Emmanuelli ed Alessandra Kersevan, mettendo così in pratica un anatema lanciato dagli esuli della Nvgd: «si eviti di invitare tutti coloro che in un modo o nell’altro potrebbero venire meno allo spirito commemorativo espresso da relativa legge dello Stato (no 92/2004) e anzi mostrarsi in palese contrasto con essa attraverso tesi vergognosamente negazioniste ed offensive, come purtroppo troppo spesso è accaduto in passato anche in sedi prestigiose».
Nessuna meraviglia quindi se qualcuno, esule istriano, amministratore comunale o altro pensi di organizzare per la cittadinanza montebellunese, il prossimo 10 febbraio, lo spettacolo «Magazzino 18».
L’istituzione, il 10 febbraio di ogni anno, di una «giornata della memoria dell’esodo dall’Istria, dall’Istria, da Fiume e dalle coste dalmate» – con la legge 92 del 30 marzo 2004, approvata dalla Camera con il voto favorevole del “centro-sinistra” guidato dagli allora Ds (che nel maggio 2003 avevano presentato una proposta di legge in tal senso, firmatari il segretario Piero Fassino, Luciano Violante e il deputato Alessandro Maran eletto nel Friuli-Venezia Giulia) – è un oltraggio alla Resistenza.
Una «memoria condivisa» che in trealtà cancella ogni distinzione storica e politica fra fascismo e antifascismo. La storia non si può eliminare, né strumentalmente riscrivere a colpi di leggi; si può anche rinnegare, certo, ma cambiare no.
Emblematico di quello che avvenne nelle terre poi acquisite dal trattato di Rapallo (quello del novembre 1920) fu a esempio il discorso di Benito Mussolini, tenuto a Pola il 22 settembre 1920 :«Di fronte ad una razza inferiore e barbara come quella slava non si deve seguire la politica che dà lo zuccherino ma quella del bastone … i confini dell’Italia devono essere il Brennero, il Nevoso e le Dinariche: io credo che si possano sacrificare 500.000 slavi barbari a 50.000 italiani».
Altrettanto emblematico quanto Italo Sauro (consigliere per le questioni slave presso il governo di Roma) scrisse nel memoriale per il “duce” del 9 dicembre 1939:
«Alienare in tutte le forme gli slavi dai propri terreni e dai paesi dell’interno […] minare la proprietà slava attraverso tutte le operazioni di credito e del fisco […] favorire l’emigrazione di rurali slavi … trasferire continuamente operai e minatori specializzati in centri lontani del Regno e delle colonie. […] Quello che importa… è l’italianizzazione del confine orientale..»
Così – fra il 1920 e il 1939 – centomila sloveni che da secoli vivevano nella zona nordest di quello che era diventato il regno d’Italia (le zone di Trieste, Istria e Dalmazia) vengono definiti allogeni, cioè estranei a quella terra, e deportati in altre zone del regno sabaudo.
Chi volesse seriamente spiegare foibe ed esodo dovrebbe partire dalle complesse questioni legate al “confine orientale”: la responsabilità dell’Italia liberale prima e del regime fascista poi , la feroce oppressione del fascismo, la sanguinaria aggressione nazi-fascista, l’occupazione tedesca e il collaborazionismo italiano che portarono a tremende stragi e poi alla liberazione. Studiosi di storia – fra gli altri Alessandra Kersevan, Claudia Cenigoi, Alessandro Sandi Volk – hanno ampiamente scritto.
Ma per avere una prima idea è sufficiente la sintesi, fornita dallo storico Anfelo Del Boca, del bilancio delle vittime civili in 26 mesi (1941 – 1943) di terrore italo-fascista nella sola “provincia di Lubiana”.
Ostaggi fucilati per rappresaglia: 1.500
Fucilati sul posto durante i rastrellamenti: 2.500
Deceduti per sevizie: 84
Torturati e arsi vivi: 103
Uomini, donne e bambini morti nei campi di concentramento: 7.000
Totale: 11.100
Se si contano i circa 900 partigiani catturati e “passati per le armi” sul posto, nonché le 83 sentenze di morte emesse dal tribunale militare di guerra di Lubiana (che comminò anche 434 ergastoli e 2695 altre pene detentive per un totale di 25.459 anni) le vittime furono più di 12.000.
I villaggi completamente devastati furono 800 e più di 3000 le case saccheggiate e distrutte col fuoco.
Vale la pena dire qualcos’altro sul musical di Cristicchi.
«Quando entri nel magazzino hai la stessa sensazione di quando entri ad Auschwitz, respiri l’aria che si sente alle Fosse Ardeatine». Così Cristicchi in una dichiarazione rilasciata a «Huffington Post» del 19 ottobre 2013. Il magazzino è quello 18 del Punto Franco Vecchio nel Porto di Triste dove sono stipate centinaia di metri cubi di masserizie abbandonate da coloro che se ne andavano da Istria e Dalmazia. Alle Fosse Ardeatine furono massacrati 335 civili e militari italiani; ad Auschwitz, Birkenau, Monowitz e nei sottocampi collegati al complesso Auschwitz furono sterminati certamente un milione e centomila persone, forse un milione e mezzo. Il paragonare quel magazzino 18 di Trieste alle Fosse Ardeatine e ad Auschwitz la dice lunga sulla poca serietà del cantante Simone Cristicchi. «Magazzino 18» è una miscela di demagogia e di sentimentalismo strappalacrime. Cristicchi e il coautore Jonas Bernas non danno al racconto e alle canzoni un fondamento di verità, ma vogliono solo catturare l’attenzione di un vasto pubblico giocando su immagini facili come fossimo a San Remo o in un festival musicale.
Il titolo del libro di Bernas – prefazione di Veltroni e postfazione di Fini – è anche un verso della canzone «Magazzino 18». Eccolo:
«E siamo scesi dalla nave bianca , i bambini, le donne, gli anziani,
ci chiamavano fascisti eravamo solo italiani»
Termina così:
«Quando domani in viaggio arriverai sul mio paese,
carezzami ti prego il campanile, la chiesa, la mia casetta».
http://www.youtube.com/watch?v=oW2IrXGJNyA&feature=youtube_gdata_player
La quintessenza di un cattivo gusto mal cantato e male recitato, dove anche il numero di coloro che abbandonarono quelle terre (350.000 afferma il cantante) è esagerato.
Con le recite alla Sala Umberto di Roma dal 17 al 22 dicembre si è concluso un primo ciclo di rappresentazioni di «Magazzino 18». La critica favorevole non solo di giornali di destra – come «Libero» o «Il Giornale» – fa riflettere sul livello di mistificazione raggiunto che porta alla rimozione della verità storica sul fascismo, sulle sue responsabilità e i suoi crimini. Così il musical di Cristicchi si colloca in un’onda nera che monta. Non è un caso che dove – nella marca trevigiana per esempio – si onorano olocausti immaginari di popolazioni giuliano-dalmate e si silenziano iniziative di controinformazione su queste balle, si svolgano poi indisturbati i raduni nazionali di Casa Pound.
Che fare, a questo punto?
- Praticare un antifascismo militante che tolga spazio a organizzazioni come Casa Pound, Forza Nuova e simili. Il raduno nazionale di Casa Pound avrebbe meritato una mobilitazione nazionale dell’ANPI e non il raduno di un centinaio di persone un mese dopo l’avvenimento.
- Intensificare il lavoro di controinformazione. Si avvicinano le scadenze istituzionali della giornata della memoria, il 27 gennaio, e poi del giorno del ricordo. Nel primo caso si deve informare di tutti i genocidi avvenuti, degli armeni, dei tutsi, ma anche di oltre un milione di comunisti in Indonesia… o ci sono massacri meno importanti? Quanto alla “giornata del ricordo” deve servire a ricordare – oltre alle foibe – anche i crimini nazi-fascisti in Jugoslavia, collegandoli ai massacri italiani in Etiopia e Libia.
Pro-memoria prezioso che diffonderò perchè altri ne possani condividere i significati. Grazie anche per le annotazioni che non conoscevo su Sergio Endrigo …vedrò di approfondire questo aspetto…..
Ho trovato questa lettera aperta corredata da un articolo che raccoglie un po’ di notizie su come Cristicchi abbia rifiutato qualunque forma di confronto… Peccato mi piaceva pure http://storiedimenticate.wordpress.com/2014/01/05/simone-cristicchi-non-accetta-lezioni/
La nota è stata ripresa dal blog e pubblicata sulla pagina Face Book di DIECIFEBBRAIO, un sito gestito dagli storici Claudia Cernigoi, Alessandra Kersevan ed Alessandro Sandi Volk. Lo scopo del sito è quello di informare ed analizzare le problematiche del confine orientale. Il lavoro di controinformazione di DIECIFEBBRAIO che contrasta le falsificazioni del dilagante “revisionismo storico” è importante. Consiglio di visitare sia il sito che la loro pagina FB.
https://www.facebook.com/diecifebbraio
http://www.diecifebbraio.info/
Ottimo articolo! In merito alla vicenda “Magazzino 18”, ne approfitto per fare circolare l’appello in calce.
Grazie, buon anno!
Serena
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Cari tutti, questa in allegato è una lettera che speriamo possa ricevere la vostra attenzione e conseguente adesione.
Riguarda la vicenda del cantautore Simone Cristicchi e dello spettacolo “Magazzino 18” di cui è co-autore.
L’iniziativa specifica è partita in seno a CNJ onlus, ma raccoglie adesione di singoli.
L’obiettivo è politico e culturale. E’ importante, per la storia partigiana dell’Italia, della Jugoslavia e dell’Europa tutta.
Lo spettacolo di questo cantautore e del suo co-autore, lo storico Jan Bernas, sta già ricevendo tra il pubblico le scuole dell’Istria e sta proseguendo il suo giro per la penisola.
Le rappresentazioni di “Magazzino 18” in Istria sono state realizzate con il contributo del ministero degli Affari Esteri italiano e probabilmente anche della FederEsuli.
Non vorremmo trovarci questo “spettacolo dei sentimenti” o delle “emozioni” (definizione dell’autore) come bibliografia o come capitolo dei libri di storia dei nostri figli di oggi e di domani, dove fascisti e antifascisti si minestrano troppo superficialmente, favorendo distorsioni storiche e politiche gravi. Le distorsioni alimentano non verità e conflittualità.
Sulla pagina facebook di “Magazzino 18”, Cristicchi stesso si esprime e fa conversazione sul tema. Molti soci CNJ, ma anche altri, hanno postato commenti e tentato di aprire un confronto storico-scientifico, con il risultato di vedere i propri post cancellati. Il suo biasimo verso Pertini, che ha riconosciuto sempre i meriti della resistenza partigiana jugoslava, è una delle “perle” espresse dal cantautore, che riserva repliche talvolta d’effetto, ma che dimostrano poca capacità e/o volontà di argomentazione.
Riepiloghiamo di seguito una breve ma non esaustiva rassegna sulla questione, in parte già circolata, all’origine della lettera.
Questo è uno dei primi scambi ad agosto 2013, tra Cristicchi ed il CNJ, ma sulla questione si sono mossi anche altri. Cristicchi ha intimato al CNJ la rimozione della pagina, attraverso il suo avvocato:
http://www.cnj.it/documentazione/IRREDENTE/cristicchi.htm
L’Unione degli Istriani ha approvato il copione modificato andato in scena il 21/10/2013 nelle prove generali, pare con una sorta di ricatto:
http://www.unioneistriani.it/news/comunicati-stampa/200-m18
Di seguito il colloquio con Simone Cristicchi – in occasione del lancio del suo spettacolo “Magazzino 18”, con Claudia Cernigoi e Carlo Oliva, RadioTre – trasmissione Fahrenheit di venerdì 1/11/2013
Il file audio (28′): http://www.diecifebbraio.info/wp-content/uploads/2013/11/Fahrenheit-CRISTICCHI.mp3
Sul debutto a Trieste nel corrente mese di dicembre 2013:
http://ilpiccolo.gelocal.it/cronaca/2013/12/08/news/magazzino-18-di-cristicchi-sbarca-nei-teatri-dell-istria-1.8261697
Questo è un comunicato del partito socialista dei lavoratori croato nel merito, pubblicato da varie testate on line e girato in lista cnj:
http://www.marx21.it/internazionale/europa/23285-comunicato-del-partito-socialista-dei-lavoratori-croato-in-merito-allo-spettacolo-teatrale-magazzino-18-di-simone-cristicchi-in-programma-in-croazia-e-slovenia.html
Dal 17 al 22 dicembre lo spettacolo è stato rappresentato a Roma. Di seguito l’intervista pubblica a Cristicchi di una giornalista de Il Piccolo di Trieste, dura 4 minuti circa:
http://www.youtube.com/watch?v=cBLamBKxIyk
L’intervento ci sembra confermare le critiche mosse fino ad ora allo spettacolo: Cristicchi dichiara che è stato realizzato per far conoscere un pezzo di storia, ma allo stesso tempo, sostiene che non pretende di raccontare la storia ma di essere ascoltato attraverso la rappresentazione di alcuni drammi personali dell’epoca. Afferma inoltre una non verità, nel richiamare fonti storiografiche variegate di destra e di sinistra, a cui avrebbe fatto riferimento, ed invece la fonte principale citata è solo Jan Bernas. La confusione dei piani di lettura si rivela uno strumento di propaganda perfetto, che gioca sull’apparente ingenuità dell’ “artista” sfuggente ed ignaro, un po’ per davvero, un po’ per finta.
Ultima notizia, è uscito il libro + CD (si veda il link sotto, nel sito curato dal partito umanista di TS) http://www.freaksonline.it/freaks/magazzino-18-libro-e-cd.html
Contiamo che questa lettera, nella sua veste di appello, possa aprire un dibattito o chiarisca la posizione di certi soggetti anche istituzionali.
Per comunicare le vostre adesioni e tutte quelle che raccoglierete per la lettera in allegato, Vi preghiamo pertanto di rispondere a questo indirizzo sam.letteranpi@… indicando:
NOME, COGNOME, CITTA’, EVENTUALE ISCRIZIONE ANPI (SI/NO e sezione), ALTRO (facoltativo: es. professione, qualifica, stato occupazionale etc…)
Grazie a tutti per la collaborazione e un grande saluto
Samantha
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LETTERA APERTA ALL’ANPI SU CRISTICCHI
Cari Voi tutti, Membri del Comitato Nazionale ANPI, Membri dei Comitati Provinciali, Regionali e Soci dell’Associazione Nazionale PARTIGIANI d’Italia, con i suoi 120.000 iscritti,
in qualità di iscritti all’ANPI e quali antifascisti, figli e nipoti di antifascisti, democratici rispettosi della memoria storica della Resistenza, manifestiamo la nostra preoccupazione ed il nostro stupore nell’apprendere che il Sig. Simone Cristicchi (secondo quanto lui stesso sostiene) è membro onorario dell’Associazione Nazionale Partigiani d’Italia.
Il Sig. Simone Cristicchi, nell’ambito del suo spettacolo teatrale “Magazzino 18”, che ha come tema la TRASPOSIZIONE di alcuni vissuti drammatici degli esuli d’Istria, di Fiume e Dalmazia, supportato da una direzione artistica, manageriale e da una regia di promozione istituzionale, sembra alimentare a livello mediatico e diffusivo a mezzo web una propaganda politica antipartigiana, che ancor più gravemente si mostra priva di analisi storica, riportando interpretazioni che riteniamo falsino fatti e circostanze, con un esito di palese natura strumentale. La strumentalizzazione delle vicende umane a supporto di idee nazionaliste è resa ancora più insopportabile per il coinvolgimento di minori in scene di violenza, che ci appare presunta ed esagerata.
Evidenziamo inoltre che le tesi, le congetture, i toni delle polemiche, l’accettazione di messaggi e manifestazioni di scherno ed offesa rivolte alla memoria storica della Resistenza sia italiana che jugoslava, presenti nel profilo facebook e in altri siti gestiti dal cantautore, non ci appaiono politicamente ed ideologicamente espressioni vicine alla storia e rispettose dei principi ispiratori dell’ANPI.
Il rifiuto di un confronto scientifico, manifestato da Cristicchi in diverse occasioni e nei diversi spazi di dialogo con il pubblico, molti dei quali gestiti dallo stesso in piena discrezionalità (facilmente reperibili e noti) e il suo apprezzamento verso personaggi quali Maria Pasquinelli* contrapposto ad una continua opera di criminalizzazione della lotta di liberazione del popolo jugoslavo dall’oppressore nazifascista in particolare, costituiscono un’offesa all’Associazione stessa, lo Statuto della quale, nel suo oggetto sociale (art. 2) e soprattutto nel profondo rispetto ed in virtù dell’art. 22 e dell’art. 23, recita:
“Possono essere ammessi come soci con diritto al voto, qualora ne facciano domanda scritta:
a) coloro che hanno avuto il riconoscimento della qualifica di partigiano o patriota o di benemerito dalle competenti commissioni;
b) coloro che nelle formazioni delle Forze Armate hanno combattuto contro i tedeschi dopo l’armistizio;
c) coloro che, durante la Guerra di Liberazione siano stati incarcerati o deportati per attività politiche o per motivi razziali o perché militari internati e che non abbiano aderito alla Repubblica Sociale Italiana o a formazioni armate tedesche.
Possono altresì essere ammessi come soci con diritto al voto, qualora ne facciano domanda scritta, coloro che, condividendo il patrimonio ideale, i valori e le finalità dell’A.N.P.I., intendono contribuire, IN QUALITÀ DI ANTIFASCISTI, sensi dell’art. 2, lettera b), del presente Statuto, CON IL PROPRIO IMPEGNO CONCRETO ALLA REALIZZAZIONE E ALLA CONTINUITÀ NEL TEMPO DEGLI SCOPI ASSOCIATIVI, CON IL FINE DI CONSERVARE, TUTELARE E DIFFONDERE LA CONOSCENZA DELLE VICENDE E DEI VALORI CHE LA RESISTENZA, CON LA LOTTA E CON L’IMPEGNO CIVILE E DEMOCRATICO, HA CONSEGNATO ALLE NUOVE GENERAZIONI, COME ELEMENTO FONDANTE DELLA REPUBBLICA, DELLA COSTITUZIONE E DELLA UNIONE EUROPEA E COME PATRIMONIO ESSENZIALE DELLA MEMORIA DEL PAESE.”
Per questo, auspichiamo che sia ritirata la tessera di socio ANPI al Sig. Simone Cristicchi, il cui operato e la cui espressione politica non sono riconoscibili in alcun modo nell’essenza dei valori e della cultura della Resistenza partigiana, di ieri e di oggi.
Fraterni saluti
*(www.facebook.com/permalink.php?id=362945120479520&story_fbid=450192405088124)
Per aderire: sam.letteranpi@gmail.com
specificando NOME, COGNOME, CITTA’, e indicando eventualmente la appartenenza all’ANPI o il ruolo svolto nell’associazionismo antifascista.
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a proposito del commento precedente è forse utile ricordare che Cnj sta per «coordinamento nazionale per la Jugoslavia» e che per altri chiarimenti potete fare riferimento qui: http://www.cnj.it/
(db)
condivido!
Perfino il «Corriere della sera» ospita (ogni tanto) qualche verità sugli orrori fascisti nei Balcani e in Africa. Se in rete cercate «Quei crimini rimasti impuniti commessi dai generali del Duce» trovate un interessante articolo di Franco Giustolisi. Ogni tanto qualche verità nell’Italia delle menzogne e delle amnesie…