Maggiorazione pensionistica per rischio covid
di Vito Totire (*)
Appello ai sindacati di base ma anche a quelli “di vertice” (non si sa mai)
Il premio Nobel ai lavoratori della sanità? Siamo concreti…chediamo intanto una maggiorazione pensionistica
Pochi giorni fa alcuni “conoscenti” nei cui confronti abbiamo stima (persone oneste) ci hanno invitati a seguire via streaming un concerto organizzato per propiziare la concessione del Nobel a lavoratori italiani della sanità.
Il premio Nobel è un tema con luci e ombre. Certamente non sarebbe congruo affrontarlo adesso. Non consideriamo il Nobel una “boccia persa” ma nonostante tutto un’istituzione che ha ancora un significato. Ovviamente comprendiamo bene le ragioni (anche condivisibili) di chi ha una posizione iconoclasta. Di recente abbiamo proposto il Nobel – doppio: per la pace e per la medicina – a Gino Strada e alla sua Emergency…e su questa proposta insisteremo.
Quanto al Nobel per gli operatori sanitari: non siamo contrari ma non la sosterremo con l’energia che dedicheremo a Gino Strada anche perché all’ipotesi premio Nobel proponiamo un’alternativa (bene inteso: niente di incompatibile).
L’idea alternativa – meno simbolica e più efficace – è che: due anni di lavoro col covid vengano calcolati come tre anni dal punto di vista pensionistico.
La ratio della proposta:
- Prende le mosse dalla legge sull’amianto
- Nessun “paragone” fra amianto e covid dal punto di vista della natura ed entità del rischio
- Tuttavia tutte le persone che hanno dovuto lavorare con ddppii (dispositivi di protezione individuale) in permanenza hanno subìto un distress psicofisico enorme sia per la tensione nervosa che per la fatica fisica legata all’aumento dello spazio morto respiratorio, all’aumentata sudorazione, agli effetti (anche acuti) delle pur necessarie e indispensabili misure di prevenzione
- Le organizzazioni lavorative hanno “concesso” solo sporadicamente un aumento delle pause che, in era covid, dovevano essere ben più consistenti
- Pause rare: “strappate” dalle organizzazioni sindacali forti mentre spesso non sono state ottenute nelle situazioni invece più a rischio; questo conferma l’ovvio: aziende, governi e istituzioni pubbliche (compreso l’Istituto Superiore di sanità) NON HANNO MINIMAMENTE TENUTO CONTO DELLA REALTA’ E DELLA FATICA CHE HA GRAVATO SU CHI LAVORA; lavoratrici e lavoratori hanno ottenuto “qualcosa” dove sono più forti (es. comparto metalmeccanico) e nulla dove il rischio era anche maggiore (sanità): PARADOSSI DEL DIVERSO RAPPORTO DI FORZA TRA CAPITALE E LAVORO, NESSUN PESO DELL’OBIETTIVA VALUTAZIONE DEL RISCHIO BIOLOGICO
- IN QUESTA SITUAZIONE I CONCERTI PER PROPIZIARE IL NOBEL NECESSITANO DI “METTERE I PIEDI PER TERRA” E DI ESSERE ALMENO AFFIANCATI DALLA NOSTRA PROPOSTA.
MAGGIORAZIONE PENSIONISTICA PER LAVORATRICI E LAVORATORI CHE HANNO DOVUTO PRESTARE LA LORO ATTIVITA’ INDOSSANDO DDPPII IN PERMANENZA E/O (A MAGGIOR RAGIONE) ABBIANO CONTRATTO POSTUMI DA LONG-COVID.
Parliamo in primis di lavoratori del comparto sociosanitario e assistenziale, ma anche del commercio (commesse/i), dei trasporti, della logistica, della metalmeccanica…insomma di tutti tranne – a voler essere puntigliosi (ma si può discutere del differente livello di distress comunque subìto per ragioni di isolamento sociale – che coloro in smart working integrale; si deve approfondire anche il livello di distress correlato alla obbligatorietà del vaccino e alle forme di resistenza-evitamento che molti lavoratori hanno dovuto adottare.
Nella speranza che presto si venga a a capo della pandemia la nostra proposta consiste in una pensione anticipata (su base volontaria!) di un anno per tutte/tutti…
LANCIAMO QUESTA PROPOSTA IN OCCASIONE DELLO SCIOPERO DELL’11 OTTOBRE INDETTO DAI SINDACATI DI BASE CON LA ASPETTATIVA DI TROVARE UN ADEGUATO LIVELLO DI ATTENZIONE E DI ASCOLTO IN VISTA DI POSSIBILI FUTURE SINERGIE.
Bologna, 10.10.2021
(*) Vito Totire, medico del lavoro e psichiatra, è portavoce della RETE PER LA ECOLOGIA SOCIALE ovvero: AEA-associazione esposti amianto e rischi per la salute; circolo Chico Mendes , centro Francesco Lorusso, Lega animalista di Ferrara e Centro studi per il benessere lavorativo
La rivendicazione è senz’altro ben motivata ed interessante. Per quanto mi concerne l’ho immediatamente girata in Cgil ai massimi livelli della nostra organizzazione, oltre, naturalmente, a quelli della provincia di Varese.
Tutto quello che si può leggere in quest’articolo si copre, purtroppo di in atteggiamento equivoco nei confronti dell’umanità dei lavoratori. Si dice, in breve, di un compenso economico del rischio di ammalarsi di una malattia estremamente pericolosa. In pratica, le imprese, con i loro fondi o con eventuali appositi aiuti economici, forniti direttamente o indirettamente dallo Stato, dovrebbero compensare i loro operai , o lavoratori d’altro tipo, di una mancia che li incoraggi ad andare a correre rischi, pur di non rallentare il ritmo: produzione, commercializzazione, vendita, ricavo di profitto e sua capitalizzazione, perchè poi le “imprese” possano investirla in altri moltiplicatori di quel che viene chiamato comunemente come P.I.L.
Il pensiero che regge questa costruzione è che: i lavoratori non sono veri e propri esseri umani, accettano questa condizione di pericolo e partecipano volentieri allo scopo di avere una realtà di presenza “sociale” accettata e ricompensata nella compagine sociale.
Finchè queste cose le pensa un membro del governo , oppure un imprenditore, o un capitano d’industria, hanno il solito senso dell’ideologia capitalistica: tutto si compensa grazie al multiforme destino della merce prodotta e all’attenuazione, che ne deriva, della inferiorità sociale e compensativa , insita nella condizione di lavoratore dipendente.
Il Lavoro, organizzato in modo capitalistico, in tutte le sue molteplici realtà, rivela di essere quel che è: il prezzo da pagare alla colpa di esistere, come quello di Adamo ed Eva. E’ sempre la solita alienazione religiosa. Guai a toccare l’abominevole libertà di rispondere: “non lavoro, è pericoloso per via della pandemia , oppure ( più intelligente): ” mi faccio il vaccino e vado a lavorare, mi pare che trecento e passa anni di epidemie e vaccini garantiscano ad un livello accettabile la sicurezza dalla malattia”
La moderna società “democratica” lo sa e riesce a pensare solo che può offrire solidarietà (così i padroni chiamano l’elemosina di un incremento di stipendio) a coloro che sono condannati al lavoro.
Cazzo, signori padroni: i vaccini sono nostri, lo Stato è nostro e nostro è il ministero della Sanità. Andate a farvi curare nelle vostre care cliniche privatre Noi abbiamo la Sanità Pubblica: il culmine della civiltà, ed i vaccini, che siano cinesi, russi , tedeschi, italiani o americani. Meglio vivere che fare parte di una lotta per la supremazia di mercato.
Purtroppo Scuto ha travisato totalmente la proposta; ovviamente è sempre possibile che chi comunica avrebbe potuto comunicare in maniera più chiara;
ambiguità ?
Nessuna ambiguità la proposta è stata scambiata per una sorta di “monetizzazione della salute” cioè per una prassi padronale del passato che è lontana anni luce dalla nostra prassi quotidiana tutta orientata al primato della prevenzione; la maggiorazione pensionistica riguarda un risarcimento del distress subito negli ultimi due anni e non una elemosina che possa legittimare di continuare anche nel presente e nel futuro a bypassare le misure collettive ed organizzative di prevenzione primaria; maggiorazione per il distress subito mentre devono essere ulteriormente risarciti i danno fisici e psicologici da covid;
d’altra parte fin dall’inizio della pandemia abbiamo lottato per la prevenzione denunciando gli abusi, i pressappochismi delle istituzioni e la “archiviatio precox” di certe (la maggioranza o totalità) delle procure italiane.
Prima di accusare di ambiguità chi lavora a tempo pieno alla difesa dei lavoratori è necessario leggere meglio e , nel caso, consultare l’archivio dei documenti pubblicati dal blog La bottega del barbieri.
Poi i malintesi sono sempre possibili e la porta del dialogo è sempre aperta, ci mancherebbe; anzi la critica -anche se in questo caso sbagliata-è sempre preferibile al dissenso non esplicitato .
Vito Totire, rete per la ecologia sociale