Malattie degli emigranti e tanatopolitica

di Salvatore Palidda

razzismo-vauro

A proposito delle malattie degli immigrati (tanto demonizzate dai Salvini & C. per terrorizzare l’elettorato e alimentare la canea razzista) ecco qui qualche documento in cui si ricorda cosa succedeva agli emigranti italiani nel XIX e ancora nel XX secolo. In particolare il racconto – qui sotto – di un medico di bordo sulla nave che porta migranti italiani in Brasile nel 1893.

L’atteggiamento e le scelte dell’Unione europea e dei diversi singoli Stati che si pretendono democratici di fronte agli arrivi di alcune migliaia di persone che scappano dalle guerre non può che far pensare a una sorta di tanatopolitica, quella che il nazismo praticava contro ebrei e chiunque non conforme alla razza ariana e al progetto nazionalsocialista. Proibizionismo e protezionismo si sposano producendo il peggio che si possa immaginare: di fatto la condanna a morte delle persone che emigrano perché costrette dalle guerre alimentate dai Paesi produttori e venditori di armi, fra i quali i Paesi europei e i loro amici emirati arabi compratori. Dopo la Shoa, dopo la pulizia etnica nei Balcani, dopo che si è tante volte gridato “mai più questo”, si ritorna al fascismo, al razzismo al nazismo: è il peggio che la mostruosità anti-umana abbia sinora prodotto.

Qualcuno dirà: “ma va, Salvini & C. fanno solo demagogia …”.

No, come la mafia romana costoro hanno costruito la loro fortuna sulla pelle degli immigrati … tanto quanto tutti i governi che rifiutano anche illegalmente di dare asilo.

(Ma perché i giuristi non denunciano questo anche alla Corte europea?)

Tratto da «Cientifismo no debate sobre a emigração para o Brasil: relatos de escritores italianos»

http://www.asei.eu/it/2015/05/cientifismo-no-debate-sobre-a-emigracao-para-o-brasil-relatos-de-escritores-italianos/

Luigi Buscaglione era un medico di bordo in servizio sul piroscafo Carlo Raggio, una nave che trasportava carbone da Manchester a Genova. Era il 1893 e il porto di Genova era pieno di persone che chiedevano di partire per il Brasile, così la compagnia proprietaria fece dare una veloce ripulita e la Carlo Raggio fu riempita di emigranti italiani e si diresse in Brasile. Ed ecco il terribile racconto di Buscaglione non dissimile da quello di altri tragici viaggi di emigranti verso le Americhe (un censimento dei morti annegati o per malattie durante il viaggio non è mai stato fatto, tante furono le navi affondate e tanti furono i casi di epidemie che nel XIX e ancora nel XX fecero stragi in tutto il mondo – si ricordi la “spagnola” che uccise decine di milioni di persone, più che la peste nera del XVI secolo).

Stando alla narrazione di questo medico di bordo, di origini piemontesi, poco tempo dopo essere salpati, egli constata che casi di colera a bordo, ma il viaggio prosegue; arrivati sulla linea dell’equatore il contagio era ormai diffuso. Non c’erano più letti in infermeria, il numero di morti aumentava vertiginosamente e il medico riporta scene d’orrore: 102 corpi erano stati gettati in mare. Prima, però, venivano avvolti in una coperta e lasciati accanto ai malati agonizzanti. Erano state somministrate tutte le medicine possibili senza buoni risultati: la gestione sanitaria decente era impossibile non avendo né medicinali né spazi sufficienti ed essendo impossibile la disinfezione della nave.

Ma il viaggio continuò e la Carlo Raggio si avvicinò alla costa di Rio de Janeiro. Dopo giorni di attesa per l’autorizzazione ad attraccare, un barcone si avvicinò per comunicare l’intimazione di espulsione dalle acque brasiliane, promettendo solo di fornire cibo e medicine necessarie per il viaggio di ritorno. Buscaglione cercò di spiegare alle autorità che il ciclo del colera era finito e i sopravvissuti erano immunizzati. Ma nulla cambiò la decisione di espulsione. Dopo quattro giorni alla fonda, la Carlo Raggio ricevette cibo e medicine ma in quantità del tutto insufficienti. La nave a vapore lasciò quindi la costa di Rio de Janeiro, dove morirono ancora una quarantina di passeggeri. Un incrociatore brasiliano la scortò oltre Cabo Frio, poiché le autorità brasiliane temevano tentativi di sbarco.

Buscaglione considerò barbara l’azione del governo brasiliano e delle sue autorità sanitarie. E nel suo diario di bordo scrisse: «si manifesta per iscritto che una nazione civile non può rifiutare di ospitare circa un migliaio di immigrati solo perché sono decimati dalle malattie infettive. I responsabili del governo hanno mostrato una paura infantile, non si sono neanche avvicinati alla nave per comunicare con l’equipaggio. Preciso che ho sottolineato che il vibrione del colera non durò a lungo e che i passeggeri sono stati già vaccinati. Ma i medici si sono rifiutati di dare servizi d’ospedale per l’isolamento dei pazienti. Concludo che la civiltà brasiliana è rimasta medievale».

Tragica ironia della storia: fra gli emigranti che morirono durante il viaggio o che dopo furono vittime di razzismo, vi erano soprattutto persone della Lombardia, del Piemonte e di altre regioni del Nord Italia: chissà, anche qualche antenato di Salvini e degli altri bastardi che, come la mafia romana, costruiscono la propria fortuna sulla pelle degli immigrati.

 LA VIGNETTA è di VAURO

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