Malumore

di Pabuda

a volte

prende chissà come:

è il malumore.

altre volte il come

è più che evidente:

roba acida veramente

o belinate da niente.

a molta gente

prende spesso di lunedì

e si capisce: quello sì

ch’è

giustificatissimo malumore.

prende abbandonando

il tepore d’un letto morbido,

ingollando un secondo insipido

o ascoltando un discorso

dello stesso sapore.

in certi casi, basta

una parola fuori posto

può scaturire anche dagli alti e bassi

dell’amore:

nonostante l’eterea, inafferrabile

origine

questo, tra i malumori, si dimostra

essere

il più cocciuto, scabroso e resistente.

più volgarmente, certe volte,

si produce

per faccende moleste di quattrini:

a mio modo di vedere, questo,

tra tutti, è uno dei malumori più

cretini.

a volte, in certi soggetti particolarmente

mal messi,  s’insinua addirittura

leggendo un bel libro

con un personaggio che per troppe pagine

delude le legittime aspettative del lettore:

è una tipologia davvero scema,

ma è pur sempre

riconoscibilissimo malumore.

mediamente, un normale malumore

ti prende per due o tre ore,

poi, auspicabilmente, ti lascia.

ma una striscia di bava verdognola

tra il collo e la scapola, rimane,

s’era vero malumore.

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Pabuda
Pabuda è Paolo Buffoni Damiani quando scrive versi compulsivi o storie brevi, quando ritaglia colori e compone collage o quando legge le sue cose accompagnato dalla musica de Les Enfants du Voudou. Si è solo inventato un acronimo tanto per distinguersi dal suo sosia. Quello che “fa cose turpi”… per campare. Tutta la roba scritta o disegnata dal Pabuda tramite collage è, ovviamente, nel magazzino www.pabuda.net

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