Mammiferi (di Pabuda)
incrociando
due tizi in camice
all’angolo
dell’ospedale,
innocentemente
capto
un brandello
di conversazione
davvero bello:
quello più grasso
chiede a quello
più alto:
“com’è l’infarto
del maiale?”
e l’altro: “uguale!”.
sperando
che il più lungo
sia un tizio veterinario
casualmente
di passaggio per quei pressi,
penso:
ma in che senso?
come… “uguale”?
preciso al mio,
futuribile,
infarto eventuale?
non m’impressiono
più di tanto
né mi spavento
ma, ancora, penso:
non mi dispiace
affatto
(al contrario: son lusingato)
di far parte
d’una famiglia
più vasta
dell’umana,
condividendo destini
e somiglianze
con altri mammiferi…
in questo caso:
coi fratelli porci
ma, forse,
pure coi dromedari,
gli orango, i delfini
e i sorci.
questa bella storia (ottimamente neuro-raccontata) mi fa tornare alla memoria un dialogo ascoltato in stazione a Imola anni fa. Forse ne ho già scritto in blog ma chissà dove e chissà quando (e senza TAG).
Me la ricordo così.
Ci sono due tipi seduti su una panca. Uno fa: “Guarda, non hai capito, non è che io non creda in dio. Anzi, secondo me lassù sono in due. Però ognuno di loro pensa che sia l’altro ad occuparsi di me”. Dopo tanto tempo a ricordarlo mi fa ancora tenerezza.
Ogni tanto origliare persone sconosciute dà soddisfazione.