Mancano 10 dom al 18 dic

di Paolo Buffoni Damiani

Per noi, migranti provenienti da ogni Paese del mondo e residenti in ogni Paese del mondo, è scaduto il tempo. È finito il tempo delle visioni ristrette, della passività, della paura e delle divisioni egoistiche. È passato, ormai, il tempo in cui si accetta tutto senza fiatare, anche l’elemosina e lo sfruttamento inumano, pur di sopravvivere. Ora, è venuto il tempo di riprendere in mano la nostra vita, una vita degna, quella che spetta a ogni essere umano. È venuto il momento di avere una visione globale del mondo: noi lo conosciamo meglio di chiunque altro, perché i nostri percorsi migratori attraversano il pianeta in lungo e in largo. Noi sappiamo come si riordina una baracca e come si tiene pulita una capanna, ma sappiamo anche come gestire un complicato network informatico. È venuto il tempo di imparare e di insegnare: quali sono i nostri diritti e le nostre responsabilità: come possiamo finalmente far rispettare i primi, senza eccezioni, come ci assumiamo pienamente le seconde”.

Con queste parole si apriva un testo messo in circolazione a Quito (Ecuador) da migranti aderenti a varie organizzazioni di diversi Paesi (fra cui l’italiana Arci) in occasione del IV Forum Sociale Mondiale delle Migrazioni, svoltosi nell’ottobre 2010.

Sulla base di quel testo si tenne un affollato incontro internazionale per discutere l’organizzazione di una giornata mondiale di sciopero per i diritti dei lavoratori immigrati, per la loro dignità, contro il razzismo e per la giustizia. Sulla base delle esperienze di mobilitazione transnazionale, come quelle realizzate negli Stati Uniti e in Messico e come la “giornata senza di noi” svoltasi in Europa il primo marzo 2010, i partecipanti all’incontro discussero quale fosse la maniera migliore per dar vita a una giornata in cui simultaneamente i migranti, le loro famiglie e i loro amici facessero sentire la propria voce ovunque: nei Paesi d’origine e nei Paesi di arrivo. E a chiunque: ai governi nazionali e alle istituzioni internazionali, alle assemblee decisionali, ai partititi politici d’ogni orientamento, ma anche ai singoli cittadini che ancora fanno prevalere timori e diffidenze nei confronti dei migranti, rischiando di farsi risucchiare nel vortice della xenofobia e del razzismo.

Grazie a questa ricca e complessa discussione, l’assemblea dei movimenti del Forum Sociale Mondiale delle Migrazioni giunse ad approvare all’unanimità una mozione che si pronunciava per un 18 dicembre 2011 di mobilitazione e sciopero a livello mondiale contro il razzismo, per i diritti e la dignità dei migranti, dei rifugiati e degli sfollati.

L’assemblea sottolineava come si trattasse di una sola lotta per ribadire il diritto a migrare e non migrare, il diritto di restare e di non essere sfollati forzatamente. Edda Pando (che vive in Italia) nel suo intervento, specificava: “Una sola lotta che ci permetta conoscerci e riconoscerci, che rifletta l’identità di tutte/i quelle/i che condividono una prospettiva di convivenza e solidarietà fra culture e soggetti diversi, che faccia arrivare un messaggio ai governi nazionali e alle istituzioni internazionali ma anche alla società civile”.

Venne proposto inoltre come tappa organizzativa intermedia per la preparazione della giornata mondiale, un incontro al Forum Sociale Mondiale a Dakar.

Così, nella capitale senegalese, nel febbraio scorso, ci si riunì nuovamente in assemblea, convocata sulla base di un testo dal titolo molto esplicito e semplice: La mia casa è dove voglio vivere”, in cui si leggeva, tra l’altro: “Gli esseri umani devono poter scegliere, in piena libertà e indipendenza, dove desiderano vivere: se preferiscono risiedere dove sentono di avere le proprie radici o se vogliono cercare la propria realizzazione in un luogo diverso da quello in cui sono nati. Ma Stati, potenze economiche e strutture politiche estranee alla vita quotidiana delle donne e degli uomini, delle bambine e dei bambini di questo mondo impongono loro, con la forza della violenza o di leggi ingiuste, le proprie scelte arbitrarie: succede con i programmi di ‘dislocazione’, deportazione e ‘delocalizzazione umana’, ma succede anche con gli infiniti ostacoli frapposti alla migrazione dei lavoratori e delle loro famiglie e al loro diritto di soggiorno nei Paesi in cui decidono di immigrare. Il diritto di scegliere dove vivere è un diritto umano primario ed elementare. Ma viene quotidianamente calpestato. Per conquistarlo, affermarlo e difenderlo è necessaria una mobilitazione straordinaria”.

Nell’assemblea dedicata a questi temi si valutò se lo sciopero tradizionale fosse lo strumento più adeguato per esprimere le rivendicazioni del popolo migrante in ogni angolo del pianeta e si preferì chiamare a una giornata di “azione globale”, affinché in ogni Paese o area geografica si scegliessero le forme di mobilitazione più appropriate alle condizioni locali.

Si decise di scegliere la data del 18 dicembre, in quanto ha già, per molte/i, un valore simbolico: è il giorno in cui, nel 1990, le Nazioni Unite adottarono la “Convenzione Internazionale sulla Protezione dei Diritti dei Lavoratori Migranti e dei Membri delle loro Famiglie”. Una dichiarazione di princìpi rimasta in molti casi lettera morta (e oltretutto non ancora ratificata dall’Italia).

Mancano poche settimane. In molti Paesi si stanno studiando e discutendo le mobilitazioni da realizzare. In alcuni si svolgono già iniziative preparatorie. Sul piano della mobilitazione internazionale si infittiscono gli scambi e gli incontri, si tengono riunioni, si cerca di coordinarsi. Insomma, è iniziato il conto alla rovescia. Faremo – su codesto blog e su www.ildirigibile.eu – una sorta di countdown informativo: cercheremo (io alternandomi con Daniele Barbieri e dando parola ai protagonisti e alle protagoniste) di darvi conto di ciò che è stato fatto, ciò che si sta facendo e ciò che si farà per preparare la prima giornata d’azione globale dei migranti mai vista sulla Terra. Stay tuned, rimanete sintonizzati…

 

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