Marcinelle e oggi: i giorni del nostro lutto
di Franco Astengo e di USI (Unione sindacale italiana). A seguire «Lu Trenu di lu suli» di Ignazio Buttitta.
MARCINELLE: CONTINUANO I GIORNI DEL NOSTRO LUTTO
di Franco Astengo
Continuano i giorni del nostro lutto: nel 2021 sono state 1.221 le vittime sul lavoro registrate in Italia; di queste 973 rilevate in occasioni di lavoro, mentre 248 decedute a causa di un incidente “in itinere”.
Nel primo semestre 2022 abbiamo registrato 452 decessi, con una media angosciante di 77 morti sul lavoro ogni 30 giorni. In netto aumento le denuncie di “infortuni”: rispetto allo stesso periodo dell’anno scorso sono aumentate del 43,3%.
Dedichiamo a loro un ricordo che cerchiamo di perpetuare per elevare – ancora e nonostante tutto – un monito contro lo sfruttamento.
L’8 agosto di 66 anni fa 262 minatori, di cui molti italiani, morirono nelle miniere di carbone a Charleroi, in Belgio, nella miniera di Marcinelle a causa di un incendio.
Ricordare oggi quei caduti deve significare ritrovare nel quotidiano le ragioni della nostra ostinata ricerca per “abolire lo stato di cose presenti”.
Non si può che ritornare a quanto descritto da Marx e Engels nel «manifesto»: «il proletario è senza proprietà, il moderno lavoro industriale, il moderno asservimento al capitale, identici in Francia, come in Inghilterra, in America come in Germania lo hanno spogliato di ogni carattere internazionale». Ebbene la tragedia di Marcinelle, quell’8 agosto 1956 dimostrò per intero la veridicità dell’analisi marxiana: i morti, i sacrificati all’idea dello sviluppo anche quella volta – anzi mai come quella volta – non avevano nazione, erano soltanto sfruttati portati all’estremo sacrificio.
In trent’anni la forza lavoro globale è aumentata di un miliardo e duecento milioni di donne e uomini. Quaranta milioni in un anno. Più di centomila al giorno, 75 al minuto. E’ il ritmo con il quale crescono le fabbriche in Cina e si affollano le periferie: da Giakarta a Hanoi, da Mumbai a Lagos, da Johannesburg al Cairo.
Si ascolta qui il respiro del mondo.
Nell’Occidente sviluppato e maturo emergono tratti di vero e proprio “ritorno all’indietro” alle condizioni sociali della prima rivoluzione industriale, quelli descritti dalle pagine di Dickens o di Zola. E’ sempre attuale e presente il “nostro Germinale”.
La memoria di Marcinelle, momento storico esemplare nell’idea della ferocia dello sfruttamento, deve servire prima di tutto a ricordarci questo.
RICORDIAMO L’8 AGOSTO 1956
di Usi (Unione Sindacale Italiana fondata nel 1912 e ricostituita)
66 anni fa, la strage su lavoro nella miniera di MARCINELLE in Belgio. Il bilancio totale fu di 262 morti, di cui 136 di emigrati italiani.
Causa della strage operaia, l’ennesima STRAGE ANNUNCIATA, un incendio scoppiato a quota 975 della miniera, nel distretto carbonifero di Charleroi: i minatori morirono a causa di un banale e prevedibile incidente, dovuto alla mancata applicazione di semplici misure di protezione, dalla disorganizzazione che utilizzava e sfruttava, allora come oggi, la forza lavoro, specie soggetta a emigrazione, posta in competizione fra diverse nazionalità ed etnie e con lavoratori-trici italiani, una merce umana di scambio, per accordi internazionali e l’ottenimento o il mantenimento di margini di profitto di pochi, a danno di tanti e tante.
Allora, erano gli accordi tra i Governi belga e italiano, forza lavoro e braccia in cambio di quote di carbone, l’ORO NERO dell’epoca, per la “ripresa economica”. A 66 ANNI DI DISTANZA – nonostante l’innovazione tecnologica e una legislazione potenzialmente migliore (il decreto 81/2008 e le tante direttive europee su salute e sicurezza) – SI CONTINUA A MORIRE SUL LAVORO E …DA LAVORO, con un triste primato in Italia di morti, “infortuni” sul lavoro (i denunciati ufficialmente non sono la totalità di quelli che realmente avvengono), aumento di malattie professionali con…la siccità e il caldo che ti fanno star male per tenere alti i ritmi di produttività, nelle fabbriche, come nei campi dove si MUORE PER “l’ORO ROSSO” (la raccolta di pomodori, frutta e ortaggi) o negli uffici e servizi pubblici e privati.
MOLTE LE PROTESTE E GLI SCIOPERI SPONTANEI, NELLE FABBRICHE COME IN AGRICOLTURA, nella torrida estate 2022, anche se il protagonismo operaio è ancora sfilacciato e non coordinato, con un’attenzione continua a tenere insieme LA LOTTA PER ADEGUATI AUMENTI SALARIALI, PER CONDIZIONI DI SALUTE E SICUREZZA IDONEE E DIGNITOSE PER LA VITA DELLE PERSONE, CON LA LOTTA CONTRO LE DISCRIMINAZIONI E LE DISPARITA’ DI TRATTAMENTO “DI GENERE”, che riportano a una concezione autoritaria, feudale, patriarcale dei rapporti di lavoro conseguenti a quelli sociali in fase di ristrutturazione e di crisi, con un dominio culturale delle classi dominanti e di chi gestisce il potere anche a livello istituzionale, approfittando dello smantellamento dell’istruzione pubblica, di massa, riducendo a mera testimonianza, il sapere critico e collettivo, la stessa formazione delle giovani generazioni (la futura forza lavoro da sfruttare e sottomettere).
Fino a che LA SALUTE SARA’ CONSIDERATA UNA MERCE, LA SICUREZZA UN “COSTO”, da ridurre, abbattere, o contenere per mantenere profitti e utili, sulla pelle di chi lavora, la strada sarà ancora lunga da percorrere. A questo stato di cose, 66 ANNI FA COME A MARCINELLE, OGGI IN ITALIA E NELLA “CIVILE EUROPA” dilaniata da conflitti etnici e da guerre per il controllo delle materie prime e delle risorse energetiche, rimane VALIDA E ATTUALE LA PRATICA della LOTTA DI CLASSE, che abbiamo ereditato dai fondatori dell’Usi nel 1912 e dalla lezione degli aderenti all’INTERNAZIONALE ANTIAUTORITARIA DI SAINT IMIER, di cui ricorrono i 150 anni (le iniziative avranno il culmine internazionale nel 2023 in Svizzera), per la liberazione da sfruttamento e dominio. PER RICORDARE SEMPRE, per mantenere viva la memoria delle stragi operaie e la necessità, oggi ancora più di ieri, di autorganizzarsi sui posti di lavoro.
CHI NON HA MEMORIA, NON HA UN FUTURO.
NONOSTANTE TUTTO, SIAMO ANCORA TENACEMENTE DETERMINATI A LOTTARE COLLETTIVAMENTE, SOLIDALI e ORGANIZZATI A LIVELLO ITALIANO E INTERNAZIONALE.
UNITI PER UN ALTRO FUTURO
ENSEMBLE POUR UN AUTRE FUTUR.
Lu Trenu di lu suli di Ignazio Buttitta |
1.Turi Scordu, surfararu, abitanti a Mazzarinu; cu lu Trenu di lu suli s’avvintura a lu distinu.2. Chi faceva a Mazzarinu si travagghiu nun ci nn’era? fici sciopiru na vota e lu misiru ngalera. 3. Una tana la sò casa, 4. Sette figghi e la muggheri, 5. Nni lu Belgiu, nveci, 6. Cu li sordi chi ricivi 7. Li mineri di lu Belgiu, 8. Turi Scordu, un pezzu d’omu, 9. Cu li fimmini ntintava; 10. E faceva pinitenza 11. Certi voti lu pinseri 12. Ca si c’era la minestra 13. Comu arvulu scippatu 14. Doppu un annu di patiri 15. E parteru matri e figghi, 16. Na valiggia di cartuni 17. Pi davanti la cuvata 18. La cuvata cu la ciocca 19. Lu paisi di luntanu 20. Ogni tantu si firmava 21. Patri e matri si prisentanu, 22. «Lu me nomu? Rosa Scordu». 23. Quantu cosi si cuntaru! 24. Quannu vinni la nuttata 25. Tutti sentinu la radiu, 26. Rosa Scordu ascuta e penza, 27. E si strinci pi difisa 28. E la radiu tascabili 29. Poi detti li nutizii, La radio trasmette: 30. Ci fu un lampu di spaventu 31. Un trimotu: «Me maritu! 32. Cu na manti e centu vucchi, 33. L’àutra manu strinci e ammacca 34. E li figghi? cu capisci, 35. Rosa Scordu, svinturata, 36. Misi attornu l’emigranti 37. Va lu trenu nni la notti, 38. Turi Scordu a la finestra, 39. L’arba vinci senza lustru, LA TRSDUZIONE IN ITALIANO 1. Turi Scordu, zolfataro, 2. Che faceva a Mazzarino 3. Una tana la sua casa, 4. Sette figli e la moglie, 5. Nel Belgio, invece, ora 6. Con i soldi che ricevi 7. Nel Belgio, le miniere, 8. Turi Scordu, un pezzo d’uomo, 9. Con le donne ci tentava; 10. E faceva penitenza, 11. Il pensiero, certe volte, 12. Che se c’era la minestra 13. Come albero strappato 14. Dopo un anno di patire 15. E partirono madre e figli 16. Di cartone la valigia 17. Lei davanti, e la covata 18. La covata con la chioccia 19. Il paese da lontano 20. Ogni tanto si fermava 21. Padri e madri si presentano, 22. «Il mio nome? Rosa Scordu». 23. Quante cose si dicevano! 24. Quando venne la nottata 25. Tutti sentono la radio, 26. Rosa Scordu ascolta e pensa, 27. E si stringe per difesa 28. E la radio tascabile 29. Poi diede le notizie, 30. Vi fu un lampo di spavento 31. Un terremoto: «Mio marito! 32. Una mano e cento bocche, 33. L’altra mano stringe e ammacca 34. E i figli? chi capisce, 35. Rosa Scordu, sventurata, 36. Stanno intorno gli emigranti 37. Va il treno nella notte, 38. Turi Scordu alla finestra, 39. L’alba venne senza luce,
«Lu Trenu di lu suli» (1963) tratto da «La mia vita vorrei scriverla cantando» a cura di Emanuele e Ignazio Buttitta, Sellerio editore – 1999 |
In “bottega” cfr Scor-data: Marcinelle, 8 agosto 1956, La strage di Marcinelle: due ricordi per l’oggi, 8 agosto 1956-2018: morire di lavoro e Marcinelle (1956) e gli omicidi bianchi di oggi
MA COSA SONO LE «SCOR-DATE»? NOTA PER CHI CAPITASSE QUI SOLTANTO ADESSO.
Per «scor-data» qui in “bottega” si intende il rimando a una persona o a un evento che il pensiero dominante e l’ignoranza che l’accompagna deformano, rammentano “a rovescio” o cancellano; a volte i temi possono essere più leggeri ché ogni tanto sorridere non fa male, anzi. Ovviamente assai diversi gli stili e le scelte per raccontare; a volte post brevi e magari solo un titolo, una citazione, una foto, un disegno. Comunque un gran lavoro. E si può fare meglio, specie se il nostro “collettivo di lavoro” si allargherà. Vi sentite chiamate/i “in causa”? Proprio così, questo è un bando di arruolamento nel nostro disarmato esercituccio. Grazie in anticipo a chi collaborerà, commenterà, linkerà, correggerà i nostri errori sempre possibili, segnalerà qualcun/qualcosa … o anche solo ci leggerà.
grazie USI, mi piacerebbe esserci nel 2023 in Svizzera per le celbrazioni del 150° anniversario dell’USI
Della somma poesia di Ignazio Buttitta “ ll treno del sole”, nel corso dei decenni ci sono state diverse celebri “ traduzioni” canore, la più famosa quella di Otello Profazio.
Ritengo utile proporne la versione di “ Compagnia Daltrocanto”. Con rara efficacia viene proposta una “nuova” versione.
Alla storica emigrazione e alla poesia….ove si narra di Turi Scordo zolfataro morto nella miniera di Marcinelle, di sua moglie e dei figli diventati orfani, si affianca, con un bel video, la nuova emigrazione che che cerca pace e accoglienza in Italia….sbarcando numerosi in Sicilia, trovando becero sfruttamento nelle campagne.
Contro tutti i nefasti odi razziali delle destre, vecchie e nuove!
Buon ascolto…e visione
https://www.youtube.com/watch?v=HrABbKAqLVo
Riguardo la “contrapposizione” Letta – Meloni insorta oggi in tutti gli organi di onformazione sull’ anniversario della strage nella miniera di Metcinelle:
Letta afferma che tra le varie tipologie di emigrazioni non c’ e’ differenza. La Meloni dei ” fratelli…” Afferma che la differenza c’ è! Prendendo a riferimento le persone che cercano di arrivare in Italia ( Sicilia) via mare.
Certo, gli italici – come quelli morti in Belgio diconsi Marcinelle- sul piano biologico erano ” bianchi” di carnagione ( molti, provenienti dal Sud, per ragioni storiche e di DNA, erano scuretti nelle carni…frutto dell’ incrocio della storia, invece, quelli che arrivano nelle coste siciliane sono proprio neri ( …come nella famosa canzone tammuriata nera….,).
E bene, si’: al cuore ( nero) non si comanda.
Questo mio commento è obbligatorio.Mio marito Massimo
Sani si trovava a Marcinelle al lavoro per la Rai come giornalista e ha ripreso tutta la fuoruscita dei corpi, che oggi sono stati mostrati , senza nominare le sue riprese…..È stato un terribile ricordo della sua vita. Vorrei che lo ricordaste!!!
Grazie per la puntualizzazione. La Memoria vive sempre, anche tra i lettori
https://it.m.wikipedia.org/wiki/Massimo_Sani
– riceviamo da Vito Totire –
MARCINELLE: 8 AGOSTO 1956, miniera di carbone belga
67° ANNIVERSARIO DELLA STRAGE CHE UCCISE 156 LAVORATORI DI ORIGINE ITALIANA, tutti provenienti dalle regioni più povere del Paese, E TANTI ALTRI IMMIGRATI
Questo “particolare” (l’alto numero di vittime nate in Italia) ha dato àdito ad assurde strumentalizzazioni che hanno poi indotto un governo pro-tempore a dichiarare l’8 agosto giornata del lavoratore italiano all’estero;
si tratta di operazione propagandistica nell’alveo del mito “italiani brava gente” (peraltro drammaticamente smentito dagli storici che hanno dimostrato come “certi italiani” all’estero hanno ucciso , stuprato e torturato ) ; è un mito che,nonostante il lavoro di Del Boca ed altri,sopravvive anche se solo nella propaganda dei “nazionalisti” ; è come dire che gli italiani vanno all’estero per lavorare mentre gli altri vanno all’estero per motivi differenti e se turisti ricchi va bene se poveri invece vanno respinti e lasciati affogare nel mare che essendo “nostrum” si può lasciare affogare chi vi si avventura ;
la realtà è un’altra e ci induce a riproporre (vox clamans in deserto…per ora) la ipotesi che piuttosto l’8 agosto diventi la giornata dell’emigrante;
la strage di Marcinelle fu la tipica strage causata dalla dinamica del profitto capitalistico ; vittime sono sempre i lavoratori e le loro famiglie, carnefici sono i “vampiri” capitalisti sempre pronti a lucrare a scapito del diritto alla vita e alla salute e ad imporre condizioni di lavoro schiavistico; di eventi analoghi a quello di Marcinelle l’umanità ne ha subiti e continua a subirne tanti fino a quello che possiamo considerare “ultimo” che si è consumato per la preparazione dei mondiali di calcio in Quatar (6500 lavoratori morti nei cantieri secondo a denuncia del quotidiano The Guardian) ,senza dimenticare ovviamente la strage continua che si consuma in forma di stillicidio quotidiano nei luoghi di lavoro di tutti i paesi del mondo.
Cippi, lapidi e monumenti ne sono stati realizzati tanti per ricordare Marcinelle ; e certo la memoria di quella strage non va smarrita ma quella strage ci deve sollecitare ad andare avanti con ostinazione nel tentativo di :
Garantire la stessa speranza di vita di salute e di benessere a tutti i lavoratori e le lavoratrici e a tutti/e in generale
Tentare in ogni modo di “arrivare il giorno prima” per evitare di realizzare lapidi “il giorno dopo”
Spostare ,a livello planetario , i rapporti di forza tra capitale e lavoro a favore degli sfruttati : unica strada credibile per fermare la strage in atto
Contrastare non solo il modo ma anche l’oggetto della produzione mettendo al bando le merci nocive e mortifere a cominciare dalle produzioni belliche e inquinanti; l’economia capitalistica , ad onta delle zaffate ormai rituali di greenwashing, sta portando il pianeta terra sull’orlo del baratro e la stessa strage di Marcinelle deve essere considerata un drammatico pesante e stragista segnale premonitore della contraddizione tra nocività dell’industria estrattivistica (né si può non citare la analoga strage in Maremma del 1954, descritta e denunciata da Bianciardi e Cassola, come non si possono non ricordare e ricorrenti stragi in altre miniere di carbone dalla Turchia alla Cina…) e politica energetica fondata sullo sviluppo delle energie rinnovabili e gestibile democraticamente dal basso
Che l’otto agosto sia giornata di lutto nazionale anche se siamo in un paese-oggi- in cui si vorrebbe che alcuni morti pesassero come piume ed altri pesassero come montagne
Ricordo e lutto per le vittime, ostilità verso i “padroni” , i loro complici e gli “indifferenti”
Vito Totire, RETE NAZIONALE LAVORO SICURO via Polese 30 40122 Bologna