Mark Adin: «Essere atei»

Il meglio del blog-bottega /178…. andando a ritroso nel tempo (*)

Difficile ragionare di Dio. Dio e la ragione non vanno a braccetto.

Parto, provocatoriamente ma non troppo, da questa affermazione che, nella sua graniticità, appare subito poco laica. Il laicismo, infatti, è dubbio e ricerca, e non dovrebbe prevedere affermazioni troppo assertive e categoriche, se non “fino a prova contraria”.

Esiste, in Italia, una cultura laica? Meglio non dare risposte affrettate, il terreno di discussione è cedevole e infido. Provo a parlarne, perché io le grane me le vado volentieri a cercare.

La vexata quaestio, di per sé, non pare fondamentale, ma in momenti nei quali emotività, paura, disperazione, mancata percezione di futuro, e profonda mancanza di “senso” in molti aspetti, privati e pubblici, della vita quotidiana, l’argomento è più interessante e attuale di quanto sembri: anche ad un ateo, anche ad un laico, precisando che laicità e ateismo non sono né sinonimi né  concetti contigui.

Ci ho provato, qualche volta, a mettere a fuoco il mio punto di vista in materia, nel mio dialogo interno, o con pudore  parlandone ad altri, nel rispetto per chi crede ma anche senza complessi.

Ecco, di seguito, alcune rozze, molto rozze riflessioni.

Come tutti, la mia formazione non ha potuto prescindere dalla cultura cristiana nella quale sono cresciuto, che non rinnego bensì apprezzo e valorizzo come componente fondante della mia personalità e sensibilità, ma che si integra con l’approccio materialista alle cose del mondo, che resta la base del mio essere uomo appartenente alla modernità.

Sono in contraddizione spiritualità e materialismo? Può un relativista  avvertire il senso del sacro? Come deve considerarlo, un sintomo di confusione mentale?

Mi hanno soccorso due intellettuali, di formazione, esperienza e qualità piuttosto diverse tra di loro.

Per quanto concerne il senso del sacro rimando a Pasolini, che asserisce, nella sua lunga intervista del 1969 rilasciata a Giuseppe Cardillo, tra altre cose, che “la realtà è ierofania”, cioè manifestazione del sacro, e come in questo non ci sia affatto contraddizione con l’essere profondamente “ateo e laico”.

E’ nel transito antropologico dalla società classica, contadina e rurale, a quella industriale e moderna, che il mondo del sacro – ovvero delle ierofanie che sconfinano talvolta in teofanie vere e proprie – si articola con la ragione e la morte di Dio: il nostro tempo, insomma, è anche il luogo, lo snodo di tale contaminazione. Scompaiono le lucciole, ma non il sacro. Il sacro è, dunque, qualcosa di ben più alto di un dato valoriale, è insito in noi e nel nostro DNA identitario e culturale, e non è, per forza di cose, associabile a una fede religiosa. L’essere sensibili al sacro non risiede dunque nell’attribuire valore, bensì nel prenderne atto. Il sacro è presente, più che nella attitudine a vederlo, nella sua manifesta oggettività.

Ovviamente, è nel contesto dell’intera intervista che meglio si può conoscere e approfondire il punto di vista di Pasolini.  E’ pubblicata da Archinto, ed è corredata da un CD che riporta il testo integrale della stessa e la vibrante, stridula, emozionante voce del Poeta macellato a Ostia. Da non perdere.

Voglio però richiamare l’attenzione su quanto ha pubblicato il settimanale protestante “Riforma” del 25 novembre, pag.5, titolo: “André Comte-Sponville: Sarebbe più facile se Dio esistesse”.

Che una pubblicazione religiosa riporti una tesi così profondamente, lucidamente, motivatamente atea, davvero sorprende. Non certo per il tema, piuttosto per la libertà con la quale un periodico religioso non teme di ospitare un autorevole fautore del pensiero ateo. Ma è da riconoscere, ancora una volta, che i Valdesi sono anche questo: un esempio di laicità.

L’operazione appare persino spericolata, perché l’argomentazione è talmente forte e autorevole da minare il campo di ogni anelito religioso. Bisogna togliersi il cappello di fronte a tale coraggio, che suppone una grande solidità di convinzione e fede, e una non comune libertà nell’agire il confronto.

L’inesistenza di Dio mi pare molto più verosimile della sua esistenza. L’idea che l’uomo sia stato creato da Dio a sua immagine mi pare poco credibile, poiché l’essere umano come immagine di Dio è nullo, e questa è una delle ragioni per cui sono ateo”, dice il filosofo, e ancora: “La vita umana può essere completa solo avendo una spiritualità. Ne abbiamo tutti bisogno. Questo dipende dalla libera scelta di ognuno, sia esso con o senza Dio. La spiritualità è la vita dello spirito, il potere di pensare, di volere, di amare, di ridere. Abbiamo tutti, in noi, questi poteri. Gli atei non hanno meno spirito dei credenti! Perché dunque dovrebbero avere meno spiritualità?” e prosegue: “Preferirei che Dio esistesse, questo desidero sopra ogni cosa. Sarebbe più facile e piacevole. Nessuna esistenza è più rassicurante dell’esistenza di Dio”. Lapidario nel suo argomentato ateismo, e mi ci ritrovo.

Il filosofo francese André Comte-Sponville, docente alla Sorbona di Parigi, pone questioni in modo civile e convincente, modalità lontane da quell’ateismo becero e scientista di alcuni esponenti non credenti quali, ad esempio, il supponente Odifreddi, molto ateo e battagliero ma, appunto, poco laico. Sembra quasi che certe forme bellicose e integraliste non possano che essere, per dannato paradosso, figlie e riflesso proprio della intransigenza religiosa che vorrebbero distruggere. In ultima analisi, rischiano di essere funzionali ed organiche alla peggiore ortodossia religiosa, ostaggi del contrappasso.

Preferisco, per quanto mi riguarda, ribadire dunque tutto il mio ateismo, ma aggiungendo un cautelativo “per ora”, liberamente privo di certezze.

Non mi piace né convince, infatti, una “fede atea” dogmatica, infallibile e scientifica. La scienza può andar bene per il corpo; per lo spirito, come lo intende Comte-Sponville, meglio altro: meglio il dubbio, più nutriente.

E mi sembra, questo, un ragionare laico.

(*) Anche quest’anno la “bottega” ha recuperato alcuni vecchi post che a rileggerli, anni dopo, sono sembrati interessanti. Il motivo? Un po’ perché quasi 16mila articoli (avete letto bene: 16 mila) sono taaaaaaaaaaanti e si rischia di perdere la memoria dei più vecchi. E un po’ perché nel pieno dell’estate qualche collaborazione si liquefà: e allora viva&viva il diritto alle vacanze che dovrebbe essere per tutte/i. Vecchi post dunque; recuperati con l’unico criterio di partire dalla coda ma valutando quali possono essere più attuali o spiazzanti. Il “meglio” è sempre soggettivo ma l’idea è soprattutto di ritrovare semi, ponti, pensieri perduti… in qualche caso accompagnati dalla bella scrittura, dall’inchiesta ben fatta, dalla riflessione intelligente: con le firme più varie, stili assai differenti e quel misto di serietà e ironia, di rabbia e speranza che – lo speriamo – caratterizza questa blottega, cioè blog-bottega. [db]

 

Redazione
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3 commenti

  • sergio falcone

    Con tutto il rispetto, trovo più corretta la posizione del professor Camillo Berneri. Come lui, mi definisco agnostico. Sono onesto, non ho fedi, aspetto la verità.

  • Stefano ginottis

    Io mi sforzo di credere ma siccome l’oggetto della mia fede è l’inconoscibile perché trascendente non mi resta come a Gesù di realizzare appieno l’umanesimo come adempimento della sua volontà.

  • Margherita Gionni

    “L’inesistenza di Dio mi pare molto più verosimile della sua esistenza. L’idea che l’uomo sia stato creato da Dio a sua immagine mi pare poco credibile, poiché l’essere umano come immagine di Dio è nullo, e questa è una delle ragioni per cui sono ateo”, dice il filosofo, e ancora: “La vita umana può essere completa solo avendo una spiritualità. Ne abbiamo tutti bisogno. Questo dipende dalla libera scelta di ognuno, sia esso con o senza Dio. La spiritualità è la vita dello spirito, il potere di pensare, di volere, di amare, di ridere. Abbiamo tutti, in noi, questi poteri. Gli atei non hanno meno spirito dei credenti! Perché dunque dovrebbero avere meno spiritualità?” e prosegue: “Preferirei che Dio esistesse, questo desidero sopra ogni cosa. Sarebbe più facile e piacevole. Nessuna esistenza è più rassicurante dell’esistenza di Dio”.

    mi ci ritrovo

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