Marlane: 94 morti che non contano
Una breve riflessione sull’appello che conferma l’assoluzione dei padroni e l’articolo – del dicembre 2014 – di Francesco Cirillo «Marlane: ingiustizia è fatta» (*)
Martedì 26 settembre, poche righe sui quotidiani per dire che dopo il primo grado anche l’appello assolve tutti per i veleni della Marlane di Praia a mare (Cosenza). Morirono in 94 e si ammalarono in oltre 150 ma è impossibile che colpa sia dell’azienda di Pietro Marzotto e dei suoi soci. Vale quello che Francesco Cirillo scrisse . Nel 2014 – cioè «ingiustizia è fatta»; riportiamo qui sotto il testo, purtroppo nulla da aggiungere. [db]
Marlane: ingiustizia è fatta
di Francesco Cirillo
Dovevamo immaginarlo che sarebbe finita così. Eppure per un millesimo di secondo avevamo avuto fiducia nella giustizia e nella Corte presieduta dal presidente Introcaso. Lo avevamo scritto e riscritto più volte, e ne avevamo avuto quasi certezza seguendo il processo udienza per udienza ed ascoltando i periti di parte, le testimonianze degli operai sopravvissuti alla strage, quella delle mogli degli operai deceduti. Dicevamo fra di noi, tranquillizzando spesso gli operai ammalati, che non era possibile che i 13 imputati se la cavassero liscia. Le prove erano e sono certe , ripetevamo. Poi qualcosa è successo. Marzotto un anno fa decide di risarcire i 107 familiari degli operai deceduti. Decide di risarcirli tutti senza attendere il verdetto finale e sborsa diversi milioni di euro. E’ stata , sotto certi aspetti, un’ammissione di colpevolezza. Se Marzotto fosse stato certo della sua difesa, fatta di avvocati sonanti, non avrebbe sborsato tutto quel danaro, anche se considerato poco rispetto alla strage fatta. Evidentemente la cosa era andata più avanti. Non si trattava solo di risarcimento ma anche di mettere una pietra sopra alla vicenda dando un segnale alla Corte. La sentenza d’altra parte ricalca le altre sentenze recentemente emanate da vari altri tribunali d’Italia. Assolti quelli della Tyssenkrup, assolti quelli dell’amianto, assolti quelli della discarica di Bussi a Chieti, assolti quelli della Marlane. I PADRONI NON SI PROCESSANO, ed in epoca di revisione dei diritti dei lavoratori, queste sentenze rientrano perfettamente nelle direttive governative. Lo sviluppo non può fermarsi per qualche morto, l’Italia ha bisogno di crescita, investimenti nuovi, nuova produzione. D’altra parte questo processo Marlane non lo voleva nessuno sin dall’inizio ed è stato solo per un allineamento, quasi fortuito, di varie questioni che si è aperto. L’imput al procuratore del Tribunale di Paola, Giordano Bruno, venne a seguito delle manifestazioni contro le navi dei veleni nel 2009. La manifestazione di Amantea aveva mostrato una Calabria che voleva uscire dalle trame dei servizi segreti sul traffico dei rifiuti tossici e voleva a tutti i costi la verità sui tanti malati di tumore sparsi per la Calabria, da Cassano allo jonio, alla valle dell’Olivo , a Praia a mare. La Pm Antonella Lauri , prima Pm dell’inchiesta, tirò fuori dai cassetti impolverati e pieni di ragnatele, le denunce di Pacchiano, operaio della Marlane, che lì giacevano fin dal 1995 e cominciò ad indagare su quanto avvenuto in quella fabbrica dove si erano concentrati centinaia e centinaia di morti ed ammalati di tumore. I tentativi di archiviazione dell’inchiesta fallirono e si aprì il procedimento con 13 imputati eccellenti a cominciare da Pietro Marzotto e via via con tutti i responsabili della fabbrica, dalla Lanerossi all’Eni.
Non si trattava di un processo indiziario, ma di un processo ricco di prove di ogni genere. I rifiuti tossici ritrovati nel terreno della stessa fabbrica, le testimonianze di operai che ammettevano di averli sotterrati loro stessi per ordine dei padroni, i camion con rifiuti speciali provenienti dalla Marlane fermati dai carabinieri nei pressi della discarica di Costapisola a Scalea ( poi chiusa per inquinamento) , le registrazioni acquisite agli atti di operai legati ai padroni che ammettevano di aver partecipato a cene per preparare le testimonianze, gli interrogatori ai quali sono stati sottoposti , nell’aula del tribunale di Paola decine di mogli di operai e di familiari sulle condizioni di salute. Su tutto e tutti la testimonianza resa davanti ai giudici da Luigi Pacchiano ricca di riferimenti precisi e fatti, durata sei ore. Ma la cosa più sconvolgente sono i risultati conclusivi della SUPERPERIZIA redatta dai CTU , nominati dallo stesso Pres. Introcaso nelle persone di Maria Triassi (Professore Ordinario Igiene Università Federico II di Napoli Direttore – Dipartimento Di Sanità Pubblica), Betta Pier Giacomo (Specialista in Anatomia Patologia,Oncologia Medica,Patologia Generale), Comba Pietro (Direttore reparto Epidemiologia Ambientale Dipartimento Ambiente e connessa prevenzione primariaI.S.S.), Paludi Giuseppe (Spec. Medicina InternaPerito d’UfficioTribunale – Corte di AssiseNapoli) che così scrivevano:
Possiamo affermare che VI E’ RAPPORTO DI CAUSALITA’ TRA L’ESPOSIZIONE A SOSTANZE CANCEROGENE PERIL POLMONE E LA VESCICA E L’INCREMENTO DI PATOLOGIE NEOPLASTICHE RISCONTRATE; dobbiamo però chiarire tale concetto sotto l’aspetto medico – legale. Abbiamo un insieme di soggetti identificati con certezza attraverso dati provenienti da Enti accreditati, si tratta di 15 soggetti deceduti per K Polmonare e 10 soggetti affetti da K Vescicale. Tali valori sono in eccesso rispetto al numero di casi attesi secondo criteri epidemiologici accreditati; gli stessi criteri epidemiologici ci dicono che non vi è un incremento delle patologie non neoplastiche collegate al fumo il che corrobora il dato che l’incremento delle patologie Neoplastiche non sia correlato al fumo di sigaretta.
Possiamo quindi dire che all’interno dell’insieme dei soggetti deceduti per K Polmonare e dei soggetti affetti da K Vescicale, CON ELEVATISSIMA PROBABILITA’ VI SONO SOGGETTI CHE HANNO SVILUPPATO LA PATOLOGIA NEOPLASTICA A CAUSA DELLA ESPOSIZIONE ALLE POLVERI DI SOSTANZE CANCEROGENE IN AMBITO LAVORATIVO; RITENIAMO PER TANTO VERIFICATO IL NESSO DI CAUSALITA’ TRA LA ESPOSIZIONE A CROMO VI E DERIVATI BENZIDAMMINICIE RISPETTIVAMENTE I K POLMONARI E I K VESCICALI.
Riteniamo pertanto di potere affermare che VI E’ STATO UN DISASTRO AMBIENTALE PER LO SVERSAMENTO CONTINUO E COSTANTE DI SOSTANZA CLASSIFICATA TOSSICA E IRRITANTE capace in determinate condizioni di sviluppare sostanze volatili Irritanti come gli Ossidi Nitrosi, TALE SOSTANZA E’ PRESENTE IN GRANDI QUANTITA’ NELLE ZONE SOTTOPOSTE A VERIFICA E CIRCOSTANTI L’AZIENDA MARLANE; la tipologia di sostanza è del tutto associabile ad attività di Tessitura come quella attuata presso la Marlane.
I fatti erano dunque più che evidenti, in quella fabbrica non si usavano mascherine, non venivano acquistate ed è dimostrato dalle bolle di acquisto dell’azienda, non venivano usate tute, non veniva arieggiato il locale della tintoria che era in un ambiente unico fatto di vapori venefici, i freni dei telai, oltre 120, erano fatti di amianto che ad ogni frenaggio scaturivano polveri che si spargevano in tutto il capannone. Ma la prova vera e reale era la concentrazione di tantissimi ammalati e morti di tumore che pesavano come macigni sulla coscienza di tutti coloro che avevano fatto di quella fabbrica una fabbrica elettorale. Oltre che di morte.
Ora Marzotto festeggerà e con lui tutti i suoi padroncini. Festeggerà anche perchè ora, con il terreno dissequestrato, potrà avviare una finta bonifica di qualche centinaio di metri quadrati e procedere alla vendita del terreno per una grande speculazione edilizia già pronta ed in parte approvata dalla precedente giunta con sindaco Lomonaco, ex imputato per omicidio colposo e disastro ambientale, ora tra gli assolti. Ora vedremo cosa farà il sindaco Praticò che tanto si è speso ultimamente per la bonifica del terreno e che ha fatto intervenire l’Ispra a visionare l’area inquinata. Vedremo cosa dirà ai praiesi e tortoresi sul destino di quei terreni e di quell’area. Vedremo e scopriremo se tutte le sue roboanti parole, fatte assieme al neo consigliere regionale Guccione, corrispondono alle aspettative che tutti attendono o se erano, come noi crediamo fermamente aria fritta.
(*) ripreso da http://www.marsilinotizie.it. In “bottega” cfr Verso la sentenza Marlane di Francesco Cirillo, La donna dela domenica – 22 (sì, nel titolo c’è un refuso: “dela”) di Alexik e Processo Marlane: 41 morti a rischio prescrizione ancora di Alexik. Il bel blog di Francesco Cirillo si chiama sciroccorosso.wordpress.com.
Ma quale era il reato contestato?
Le accuse erano: omicidio colposo plurimo, lesioni gravissime e disastro ambientale.