Marrakech, Cop22: dal 7 al 22 novembre

La conferenza sul clima avviene in un Marocco che si muove fra economia verde, ambiguità (affari loschi con l’Italia in testa) e grandi mobilitazioni ambientaliste

di Antonella Selva

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La Cop22, cioè la 22esima sessione della Conferenza delle Parti (Conference Of Parties) delle Nazioni Unite sul clima, durante la quale è prevista tra l’altro la ratifica degli “Accordi di Parigi” stipulati in occasione della Cop21 del 2015, si terrà dal 7 al 22 novembre a Marrakech, Marocco. Il Paese, attraversato da un’ondata di sensibilità ambientalista, si sta preparando all’evento di portata mondiale con un’ampia e diffusa mobilitazione.

Non saprei dire se la Cop22, così come la Cop21 e tutte le precedenti, avrà la capacità di incidere veramente sulle scelte dei decisori politici ed economici dei “Paesi che contano” o se sarà più che altro un grande circo con tanto spettacolo e poca sostanza. Di certo è uno di quegli eventi mondiali che, anche solo per la copertura mediatica, sono in grado di imporre un tema all’attenzione su scala planetaria. E per una buona causa: il tema, dibattuto infatti, che sarà sviscerato in tutte le sue nefaste sfaccettature, è il riscaldamento globale.

Oddio, effettivamente già il ragguardevole numero progressivo che indica la sessione di quest’anno – la 22 appunto – fa pensare che le precedenti 21 (!!) sessioni non abbiano avuto poi molto successo nell’imporre una frenata ai consumi di energia e alle emissioni di CO2, ma la scommessa fatidica sta proprio nel vedere se saremo più veloci a correre verso il baratro, da noi stessi scavato, o a correre ai ripari.

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E tuttavia, la 22esima Cop promette di non essere una stanca riedizione del già visto, ma anzi si presenta con un approccio inatteso. La novità è già racchiusa nella scelta di Marrakech. Il Marocco infatti che – per la seconda volta, dopo la Cop7 del 2001 (http://unfccc.int/cop7/) – ospita l’importante conferenza sul clima, manda un messaggio molto chiaro ai grandi del mondo: la voce dei Paesi poveri e in via di sviluppo deve contare di più! Posizione già anticipata l’anno scorso a Parigi in occasione di un focus sui cambiamenti climatici in Africa, dove il Marocco si era chiaramente candidato a modello da seguire a livello continentale africano in tema di politiche ambientali atte ad aumentare la resilienza nei confronti del surriscaldamento.

Già alla Cop21 dunque il Marocco a gran voce affermava una verità scomoda per i grandi del mondo ossia che il surriscaldamento climatico è causato dalle grandi potenze industriali ma le sue conseguenze più estreme e mortifere colpiscono i Paesi più poveri e meno colpevoli, Africa in primis, a causa della fragilità degli ecosistemi di regioni di per sé molto aride (http://www.slowfood.it/45761-2/ ), e implicitamente chiedeva di essere considerato di fatto il portavoce dell’Africa.

Si possono individuare in questa manovra di posizionamento almeno tre aspetti interessanti che dovremmo tener presente nel ridefinire l’immagine preconcetta di arretratezza e chiusura che l’opinione dominante qui da noi attribuisce al Paese nordafricano.

Innanzitutto bisogna cominciare a riconoscere i grandi passi avanti che il Marocco sta facendo sul terreno dell’economia green.

Due esempi. Energie rinnovabili: l’ attivazione della prima tranche della gigantesca centrale fotovoltaica Noor (Luce – https://fr.wikipedia.org/wiki/Centrale_solaire_Noor) in costruzione nel deserto di Ouarzazate, che si avvia a diventare la più grande del mondo, e la disseminazione di enormi parchi eolici lungo tutta la ventosissima costa atlantica del Paese promettono di garantire il 50% del fabbisogno energetico da fonti rinnovabili entro il 2025. Rinnovamento infrastrutture di trasporto (curiosità: http://fr.le360.ma/economie/cop22-loncf-compte-transporter-100000-voyageurs-91339): potenziamento della rete ferroviaria con numerose linee ad alta velocità tra le principali città, adozione della rotaia anche per il trasporto urbano con le nuove linee tramviarie a Rabat (due linee di tram in funzione) e Casablanca (una linea in funzione e una in costruzione); potenziamento del traffico marittimo con il nuovo grande porto di Tangeri-Med.

Poi va considerato l’impulso all’agricoltura familiare e di piccola scala (che secondo gli esperti è l’unica che potrà salvare il mondo – cfr Luca Mercalli qui: http://www.slowfood.it/un-legame-indissolubile-disturbato/) – con numerosi programmi di sostegno a livello micro e locale attraverso le linee di finanziamento basate su fondi nazionali e internazionali come “Maroc Vert”(pagina del ministero dell’agricoltura: http://www.agriculture.gov.ma/pages/idees-forces) e INDH (Initiative Nationale de Développement Humain: http://www.indh.gov.ma/index.php/en/) che puntano a contenere l’esodo della popolazione dalle aree rurali.

Inoltre non è da sottovalutare la scelta, molto raffinata sul piano politico, di giocare la carta della leadership nella sostenibilità ambientale a sostegno del ruolo di potenza regionale cui il Marocco evidentemente aspira e che persegue non solamente con il peso degli armamenti (peso comunque non secondario).

Ancora più notevole, a mio avviso, è la risposta della società civile di fronte ai numerosi segnali d’allarme ambientali che sottende una maturità e una consapevolezza sorprendente anche per il governo. Quest’ultimo, infatti, è stato messo a dura prova tra giugno e luglio, in pieno “riscaldamento” della campagna elettorale per le le elezioni politiche programmate il 7 ottobre, a causa del losco affaire dei rifiuti speciali italiani (cfr: http://www.lemonde.fr/afrique/article/2016/07/07/le-maroc-n-est-pas-une-poubelle-la-conscience-ecologique-s-affirme-dans-le-royaume_4965646_3212.html e http://article19.ma/accueil/archives/38804). Succede che una nave carica di pneumatici usati provenienti dall’Italia si avvicina al porto di Casablanca per depositare il proprio carico. Inaspettatamente parte un tam tam telematico sui social media che diffonde l’appello «il Marocco non è una pattumiera» e chiama la popolazione alla mobilitazione ambientalista in difesa del territorio. Non è certo la prima nave di quel tipo: è tristemente noto che gli pneumatici usati rappresentano un diffusissimo combustibile a buon mercato molto usato nei cementifici, nei forni ceramici e in tanti altri impianti – regolarmente MAI dotati di alcun sistema di filtraggio dei fumi, e dunque con un impatto inquinante pesantissimo. La cosa è nota da tempo, ma a chi importa? Tanto se la gente dei quartieri popolari si ammala di cancro non c’è un sistema sanitario pubblico che li prenda in carico, dunque in fondo la cosa non rappresenta un costo. Questa volta però tanti si riversano nelle piazze, gente comune, giovani, madri di famiglia, improvvisamente divenuti consapevoli delle connessioni fra inquinamento atmosferico e salute pubblica, così i giornali cominciano a parlarne. Il governo è in imbarazzo, la ministra dell’Ambiente deve ammettere che la nave italiana è arrivata sulle coste marocchine in virtù di un accordo fra i due Stati per lo smaltimento di rifiuti speciali, ma – rassicura – il Marocco ha tutto da guadagnare, perché il “rifiuto” in questione in realtà è una “risorsa” in quanto contribuisce ad abbassare i costi di produzione dei cementifici (in una fase di espansione edilizia). Ma l’opinione pubblica non ci sta più a mettere la propria salute in vendita, chiede le dimissioni della ministra e la revoca dell’accordo-vergogna. Scoppia anche un piccolo caso diplomatico, con le rappresentanze italiane che sconfessano l’accordo. Alla fine, un colpo al cerchio e uno alla botte, all’italiana potremmo dire: la ministra non si dimette ma viene fatta tacere, il capo del governo assicura che l’accordo sarà rivisto e cominciano magicamente a uscire articoli sulla messa in opera a Marrakech di un avanzatissimo impianto di termovalorizzazione capace di abbattere il 100% dei fumi prodotti dalla gomma che brucia.

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La maturità della società civile si manifesta poi in modo ancor più significativo lontano dai riflettori, nelle campagne, dove si moltiplicano le aggregazioni femminili e contadine per tutelare il patrimonio di saperi, pratiche, ecosistemi che il Marocco ancora può vantare non avendo vissuto l’industrializzazione forzata dell’Europa. Qui ci si potrebbe dilungare molto, ma mi limito per motivi di spazio a segnalare l’illuminante esempio di Brachoua, villaggio contadino nell’entroterra di Rabat, passato nel giro di tre anni dalla povertà e rischio di abbandono al benessere grazie a una profonda riconversione ambientale che, partendo da permacoltura e ripristino delle coltivazioni, anche con il turismo responsabile, ha portato il paesino al benessere e a diventare un modello ammirato e riproducibile per tante altre località: http://positivr.fr/brachoua-permaculture-maroc-developpement-durable/ .

Ma l’imminenza della Cop22 dà fiato alle trombe ambientaliste, che già in settembre riprendono la mobilitazione a Casablanca, con l’appuntamento di un gran numero di organizzazioni e ong nazionali e internazionali, per porre l’accento sul tema della penalizzazione dell’incolpevole Africa a causa dei cambiamenti climatici (http://lematin.ma/express/2016/des-ong-internationales-se-mobilisent-a-casablanca/254967.html). Anche qui una risposta popolare maggiore delle aspettative, ma stavolta la mobilitazione è guardata con occhio benevolo dall’alto, dove da tempo si sta cercando di monetizzare questo svantaggio ambientale, giocando sulla cattiva coscienza dei Paesi industrializzati: l’Africa ha bisogno di grandi investimenti per la mitigazione dei danni ambientali dovuti al clima e il Marocco è all’avanguardia nel continente su questo terreno…. a buon intenditor poche parole. (cfr: http://www.huffpostmaghreb.com/2016/10/20/ue-aide-acteurs-non-etatiques-marocains-http://www.huffpostmaghreb.com/2016/09/06/changement-climat-akhannouch-plaide-deblocage-aide-pays-developpement_n_11872828.html

http://www.huffpostmaghreb.com/2016/06/23/cop22-forum-coalitions-alliance-ong-rabat_n_10634706.html?utm_hp_ref=cop-22-maroc rechauffement-climatique_n_12571506.html?utm_hp_ref=maroc e http://positivr.fr/brachoua-permaculture-maroc-developpement-durable/ )

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LINK DI RIFERIMENTO

http://www.cop22-morocco.com/

http://sdg.iisd.org/events/unfccc-cop-22/

 

Redazione
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