Marzo a Milano (di Pabuda)
Marzo è Marzo: non c’è verso:
è sempre il terzo…
Marzo è strambo:
intendo dire, qui a Milano
è un po’ diverso.
Marzo è corto pei miei gusti…
Marzo è adesso.
fosse solo un po’ più spesso
io sarei meno depresso.
Marzo è vento, è movimento e –
se hai culo – è cambiamento,
è gioco, è spasso e tutto quanto…
io, di mio, son come sbronzo senza vino
quando è Marzo qui a Milano:
anche questo è molto strano
cionondimeno,
per sicurezza, cammino piano piano.
se mi fermo, inspiro bene
e ci faccio sempre caso:
Marzo (proprio il mese, mica scherzo!)
mi sprizzica chiaro elettrico e luminoso
dritto dritto qui nel naso.
ma pure a Marzo – sarà meglio che
avvisiamo –
c’è del puzzo, c’è del marcio
qui a Milano.
a proposito (!):
stamattina, giù da basso,
mentre buttavamo entrambi
la rumenta,
tutta bella differenziata (non sia mai!)
un vecchio punk decrepito e scaltro
m’ha preso da parte – e a costo
di farsi esplodere la dentiera –
ha sussurrato, un po’ sibilando:
«ok, fratello, è Marzo…
ma, potessi crepare adesso,
qui in mezzo al cortile
se mi sbaglio,
Cristo… son sicuro:
c’è dell’altro:
dopo ‘sto Marzo, Aprile!».
Sembra di sentire la musicalità del mese bizzarro per eccellenza, sbeffeggiarci da questi versi giocosi.