Mastico y Trago: donne, famiglie e amore…

in un batey dominicano.

Recensione al libro di Raúl Zecca Castel, che si caratterizza per il suo sguardo dal punto di vista di un’antropologia con le donne.

di David Lifodi

«Femminilità e mascolinità rappresentano ideali di vita contrapposti su cui si giocano aspetti fondamentali dell’esistenza quotidiana nella comunità». Siamo nella Repubblica dominicana ed è da questa considerazione che parte Raúl Zecca Castel per analizzare, ancora una volta da un originale punto di vista matrifocale, le relazioni tra uomo e donna, già oggetto di buona parte dei suoi studi nella realtà haitiana e dominicana, di cui è un grande conoscitore.

Attraverso un’analisi antropologica, sociale e politica, l’autore racconta la storia delle donne che trascorrono la loro intera vita nei bateyes, gli insediamenti rurali della Repubblica dominicana dove lavoratori principalmente di origine haitiana lavorano nelle piantagioni di canna da zucchero sottoposti a turni massacranti.

Francesco Zanotelli, docente all’Università di Messina e direttore della collana Antropologia per la Società di Editpress, osserva, nella prefazione, che nel volume Mastico y Trago (mastico e inghiotto) le «dinamiche storiche e le relazioni gerarchiche non sono facilmente distinguibili tra classe, razza e genere» e sottolinea come la scelta di Zecca Castel sia “intersezionale” poiché «l’autore non smette di interrogarsi teoricamente ma il focus si sposta dalle “origini” della matrifocalità a quelli che sono gli spazi e i limiti di manovra che tale intreccio oggi consente alle donne dei bateyes».

Il batey oggetto dello studio di Zecca Castel è quello di Las Payas. Attraverso una serie di conversazioni informali con i suoi abitanti, e in particolare con le donne, l’autore capisce che nessuna di loro lo avrebbe voluto abbandonare perché si configurava, rispetto alla città, come una comunità composta dalla sua famiglia e dai suoi amici, ma, al tempo stesso, la riteneva una prigione poiché non aveva niente da offrire ai loro figli.

Per le donne vivere nei bateys è molto complicato; non solo gran parte di loro, almeno una volta nella vita, ha subito un episodio di violenza fisica culminato, non di rado, in aggressioni con oggetti contundenti o addirittura tentativi di strangolamento, ma i casi in cui le violenze vengono denunciati sono molto rari.

È il genere femminile che, ogni giorno, è costretto a masticare e ad inghiottire perché obbligato a dover fare i con la violenza di genere e ad affrontare «lo stigma sociale che minaccia le donne in quanto classe, paradossalmente sospese tra la ricerca di un rispetto impossibile e la condanna della prostituzione».

Inoltre, la mascolinità che pervade i bateyes e, più in generale, l’intera società dominicana, si manifesta tramite la figura sociale del tíguere, la tigre, in rappresentanza dell’identità maschile nazionale introdotta inizialmente tra gli anni Quaranta e Cinquanta del Novecento a seguito del colpo di stato trujillista per identificare «coloro che in un clima sociale, politico ed economico fortemente oppressivo, riuscivano a cavarsela in qualche modo, arrangiandosi per sopravvivere», ma al giorno d’oggi tramutata nel forte senso identitario degli uomini, convinti di essere gli ultimi machos dominicani rimasti.

Le relazioni di dominio e di dipendenza e il focus sulle donne rappresentano la parte centrale del libro, e, al tempo stesso, hanno la particolarità di porre l’accento su un modo ben diverso di intendere la famiglia da quello occidentale. L’autore evidenzia, tramite una rigorosa ricerca antropologica, l’impossibilità di conciliare l’ordine simbolico della reputazione, per l’uomo, e del rispetto, per le donne, al pari di quello sociale e morale per il genere femminile, stretto tra etichette quali “indigenti” o “prostitute” e condizioni sociali ben diverse tra i ruoli caratteristici delle società mediterranee, ma, in particolare, il lavoro di Zecca Castel si caratterizza per essere quello di un uomo tra le donne che dedica ampio spazio all’antropologia di genere e, soprattutto, per il suo sguardo dal punto di vista di un’antropologia con le donne: questo è il suo pregio principale.

Mastico y Trago

di Raúl Zecca Castel

Editpress, 2023

Pagg. 288

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David Lifodi
Sono nato a Siena e la mia vera occupazione è presso l'Università di Siena. Nel mio lavoro "ufficioso" collaboro con il sito internet www.peacelink.it, con il blog La Bottega del Barbieri e ogni tanto pubblico articoli su altri siti e riviste riguardo a diritti umani, sindacalismo, politica e storia dell’America latina, questione indigena e agraria, ecologia.

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