Maurizio Cometto: Cambio di stagione
«Attraverso le fessure della tapparella filtra una luce strana», verdastra. Forse l’epicentro è Porta Nuova, la stazione di Torino. Così Fabrizio Corsi alle 3,35 del mattino si trova lentamente dentro uno strano mondo che scivola accanto a quello abituale. Minimi segnali, che so una «epidemia di fancazzismo» particolarmente virulenta. Un avviso?
Il primo capitolo di «Cambio di stagione» (Edizioni il foglio: 274 pagine per 15 euri) seppure con studiata lentezza inesorabilmente mi trascina nel gorgo di una Torino aliena che non scorderò. Davvero bravo Maurizio Cometto. Avevo intitolato (il 1 ottobre 2008) una recensione Per i racconti di Cometto giù il cappello e applausi. Confermo. Anche questi 9 capitoli di «Cambio di stagione» sembrano racconti, con Fabrizio quasi come unico filo conduttore, ma l’ultimo cap (è la sigla di: Cometto arpiona passanti) ci fornisce un’altra imprevista spiegazione-cosmologia.
Senza troppo svelare ecco i passaggi verso il big-bang.
A dominare il secondo capitolo sono telefonate misteriose, gatti che spariscono, filastrocche con una voce che non potrebbe essere lì.
Nella successiva stazione (non siamo sul Golgota ma a Porta Susa) bisogna armarsi di un estintore perchè Cristina guarisca. Film di contorno (consigliato da Cometto) «L’infernale Quinlan» di Orson Welles.
Il quarto capitolo si intitola «I restauratori» e lo trovate (con minime varianti) su codesto blog alla data 16 ottobre 2010. Che fortuna vero?
Nel capitolo successivo ci si scontra con numeri, coincidenze, il Viakal, qualcosa che somiglia all’anima; Cometto consiglia John Coltrane.
Un totale cambio di registro nel sesto capitolo (solo qui e capiremo perchè nelle ultime pagine del libro): si passa dalla narrazione in prima persona a quella in terza. Identità, amore e molto jazz, in particolare (Cometto dixit) «Sophisticated Lady», versione di Oscar Peterson.
La settima puntata è quella che (non per caso) dà il titolo al libro. Un cambio-stagione che può durare decenni, che si dà appuntamento su un certo sentiero di Montecarlo, con vestiti (e persone) che spariscono e ricompaiono.
«Centrifuga lunga» è l’ultimo capitolo prima del dem (deus ex machina): esorcisti e scienziati riusciranno a fermare l’apocalisse? Qualche marxiano dotato di humor potrebbe leggere questa micro-vicenda come una esposizione metaforica della linea Marchionne: prima vengono inghiottiti regolamenti e leggi poi le concrete persone che lavorano.
Infine «L’angelo della morte»: così geniale che verrebbe voglia di raccontarlo ma non si può, non si deve. Consiglio a pagina 254 di mettervi sedute/i in posizione quasi fetale per accogliere il nuovo inizio. Gli scarabei, si sa, van tenuti d’occhio pur se non siete egiziani. Forse vi verrà in mente Kurosawa, o meglio l’episodio di un certo film. Quasi certamente correrete a cercare tutto ciò che Cometto ha scritto e mi auguro scriverà.
Gran libro. Di solito preferisco la fantascienza galil-darw-einsteiniana o quella psico-socio-filosofica alle altre cuginette del clan fantastico. Ma qui mi sento avvolgere nelle trame e dunque mi inchino alla maestria. Io scommetto su Cometto: e non solo perchè mi piacciono i giochi di parole.
Gran recensione e gran libro.
Vince