Meglio Trump che vuole la pace in Ucraina…

…o Ursula von der Leyen che invece vuole la guerra fino alla vittoria? – di Enrico Grazzini (ripreso da lafionda.org)

Non è detto che Ursula von der Leyen sia meglio del pregiudicato Donald Trump per quanto riguarda la difesa degli interessi dei paesi europei. Ursula rappresenta una Europa impotente sul piano militare ma paradossalmente guerrafondaia: insomma una Europa che abbaia ma non morde e si fa male da sola. Trump, che certamente è un autocrate e un tipo che non raccomanderei a mia figlia, sembra invece cercare i negoziati e la pace in Ucraina. La pace farà molto bene all’Europa; al contrario, se la guerra fosse durata “fino alla vittoria ucraina” (???) come proclamava assurdamente Ursula, l’Europa si sarebbe dissanguata per nulla: infatti è chiaro anche ai ciechi che l’Ucraina non potrà mai vincere questa guerra. Per colpa di Ursula l’Europa è entrata in una pericolosa escalation che potrebbe portarla anche alla guerra atomica. Addirittura Ursula e il parlamento europeo hanno votato per portare la guerra dentro il territorio russo: neppure gli americani e gli inglesi – che certamente non sono colombe e che le armi, a differenza della UE, ce le hanno davvero – hanno osato tanto.

Trump pare finalmente realistico: neppure l’America con tutte i suoi armamenti formidabili può rischiare delle guerre su tre fronti, quello europeo in Ucraina, quello in Medio Oriente sul fronte Israelo-palestinese-Iran, e quello in Asia per la questione di Taiwan. Ursula invece con la sua irresponsabile testardaggine ci avrebbe portato perfino a un rovinoso scontro con la Russia atomica. Un politico intelligente avrebbe invece dovuto prevenire la guerra.

La guerra in Ucraina si doveva e si poteva evitare fin dall’inizio. E’ stata alimentata dall’espansionismo militare della Nato guidata dalle amministrazioni statunitensi, da Bush senior all’inizio e poi da Clinton, da Obama e dalle amministrazioni successive, con la colpevole e passiva compiacenza dei governi europei. Da parte della Nato affacciarsi sulla soglia di casa della Russia e pretendere di fare credere che questa sfida non fosse una minaccia per Mosca, è stato o un grossolano errore strategico o una evidente mistificazione. L’intervento imperialistico della Russia di Putin in Ucraina è stato tanto illegittimo e illegale quanto scontato e prevedibile, perché è stato coscientemente provocato.

Le ipotesi storiche controfattuali non possono mai essere confermate. Ma credo che sia abbastanza realistico pensare che se l’Ucraina di Volodymyr Zelensky e soci non avesse chiesto insistentemente di appartenere alla Nato – che non è una organizzazione economica per lo sviluppo sostenibile, e neppure un’associazione per il progresso e i diritti civili, ma è una organizzazione militare che ha già operato con pessimi risultati in Serbia, Kossovo, Afghanistan e Iraq – Putin non avrebbe attaccato. Per quanto il sottoscritto non sia un esperto di cose militari, dal punto di vista degli equilibri imperiali era molto difficile pensare che la Russia non avrebbe risposto direttamente e con la forza alla eventualità di avere missili nemici dislocati nel giardino di casa, a pochi minuti di gettata da Mosca.

Appare chiaro che in Ucraina l’Occidente ha cercato lo scontro, pur negando vigliaccamente a Kiev l’ingresso tra le sue fila per non correre il rischio di un suo coinvolgimento diretto nella guerra con la Russia. In sostanza l’America ha imparato che è meglio fare fare le guerre agli altri piuttosto che farle in prima persona. Il grande errore di Zelensky è stato quello di insistere a entrare in un club che non lo voleva come socio – infatti la Nato non ha mai risposto positivamente e concretamente alle richieste dell’Ucraina – ma che aveva tutto l’interesse a fare scontrare gli ucraini con i russi. Sono state purtroppo sacrificate molte decine di migliaia di uomini e 8 milioni di ucraini hanno dovuto abbandonare la loro terra: l’Ucraina è distrutta ma le prospettive di successo nel conflitto sono quasi pari a zero. Zelensky, l’uomo dei Panama Papers, è stato un cattivo stratega: avrebbe fatto meglio a rinunciare all’ingresso (praticamente impossibile) nella Nato, a garantire ai russi la neutralità dell’Ucraina e a usare tutte le armi della diplomazia per risolvere pacificamente la questione del Donbass.

Se Trump manterrà le sue promesse e davvero si giungerà alla pace, come ritengo probabile (sperando di non essere ingenuo), essa sarà certamente a favore della Russia. Putin si annetterà dei territori, sicuramente la Crimea e molto probabilmente il Donbass, e otterrà la neutralità dell’Ucraina, che rimarrà prevedibilmente sotto tutela internazionale con il coinvolgimento indiretto della Nato. L’Europa avrà tutto da guadagnare dalla pace e, soprattutto, avrà da guadagnare se verranno ritirate le sanzioni alla Russia: in questo caso potrà continuare a rifornirsi da Mosca a basso prezzo di petrolio e di gas, cereali e minerali. Probabilmente il ritiro delle sanzioni contro Putin potrebbe compensare in larga parte il probabile aumento delle tariffe previste da Trump sulle importazioni europee. L’Europa avrebbe tutto da guadagnare se le sanzioni venissero ritirate e se si riprendesse il business con la Russia: tale scenario è tutt’altro che scontato ma non è neppure improbabile.

Inoltre l’elezione di Trump alla presidenza americana potrebbe avere un altro effetto positivo. L’atteggiamento brutalmente competitivo di Trump potrebbe anche risvegliare l’orgoglio europeo, o almeno di alcuni paesi europei. La von der Leyen finora si è sempre schierata con Washington e con Joe Biden nonostante che l’atteggiamento di questi fosse del tipo FUCK THE EU! (l’Europa si fotta, la famosa espressione dell’ex inviata americana di Obama in Ucraina, Victoria Nuland) anche contro gli interessi europei. Non era infatti certamente interesse dell’Europa andare allo scontro con Mosca e applicare delle sanzioni che hanno avuto un potente effetto boomerang contro i paesi europei e che non hanno certamente messo in ginocchio la Russia. La politica estera della UE della von der Leyen, di servilismo verso l’amministrazione Biden, ha nuociuto agli interessi europei. Ora che Cavallo Pazzo ha vinto le elezioni c’è la possibilità che gli europei si rendano più autonomi dallo scomodo alleato americano e comincino a pensare con la loro testa per fare i loro interessi. C’è ancora qualche piccola e residua speranza che i francesi e i tedeschi, dopo avere preso tante batoste, si risveglino dal loro sonno ipnotico e comincino a elaborare – con o senza la von der Leyen – una loro politica estera autonoma e di “coesistenza pacifica” con la Russia, la Cina e i paesi emergenti: l’unica che può fare bene ai popoli d’Europa. Per quanto riguarda l’Italia, il nostro paese è l’ultima ruota del carro e Giorgia Meloni da buona opportunista seguirà gli eventi, schierandosi come sempre dalla parte del più forte. Meloni si è prontamente allineata con Biden e la Nato per cercare l’impossibile vittoria in Ucraina ma seguirà immediatamente Trump se questi imporrà la pace.

da qui

redaz
una teoria che mi pare interessante, quella della confederazione delle anime. Mi racconti questa teoria, disse Pereira. Ebbene, disse il dottor Cardoso, credere di essere 'uno' che fa parte a sé, staccato dalla incommensurabile pluralità dei propri io, rappresenta un'illusione, peraltro ingenua, di un'unica anima di tradizione cristiana, il dottor Ribot e il dottor Janet vedono la personalità come una confederazione di varie anime, perché noi abbiamo varie anime dentro di noi, nevvero, una confederazione che si pone sotto il controllo di un io egemone.

Lascia un commento

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *