«Mezzogiorno di scienza»: l’ultimo libro di Pietro Greco

Alcuni brani della prefazione e la recensione di Andrea Mameli

Giornalista e divulgatore di qualità, Pietro Greco è morto alla fine del 2020 (*). Il suo ultimo libro è «Mezzogiorno di scienza. Ritratti d’autore di grandi scienziati del Sud», pubblicato da Dedalo. Nei ritratti incontriamo nomi famosi come Renato Dulbecco, Ettore Majorana, Felice Ippolito e Renato Caccioppoli e altri importanti per le scienze ma meno conosciuti come Maria Bakunin, Ennio De Giorgi, Domenico Cirillo, Oronzo Gabriele Costa, Stanislao Cannizzaro, Mauro Picone, Domenico Marotta, Francesco Giordani, Filomena Nitti Bovet, Eduardo Renato Caianiello. Un bel libro che colma una lacuna dovuta – almeno in parte – anche all’atteggiamento anti-Sud che purtroppo continua a serpeggiare in Italia. La “bottega” ha chiesto alla casa editrice di riprendere alcuni passaggi della prefazione di Pietro Greco e ad Andrea Mameli di recensire il libro.

(*) in “bottega” lo abbiamo ricordato qui: Pietro Greco

dalla Prefazione di Pietro Greco

«Napoli è, con Londra e Parigi, una delle tre grandi capitali d’Europa», andava sostenendo il francese Marie-Henri Beyle, più noto come Stendhal, all’inizio del XIX secolo.

«Il Mezzogiorno può essere definito una grande disgregazione sociale, in cui, malgrado la presenza di grandi intellettuali, è centrale il problema della mancanza di classi dirigenti», sosteneva Antonio Gramsci all’inizio del XX secolo.

Sono due visioni in apparenza diverse, quelle dello scrittore francese e del politico sardo. Eppure colgono entrambe due caratteristiche che segnano il Mezzogiorno d’Italia. Miseria e nobiltà, verrebbe da dire, con Eduardo Scarpetta.

Esiste una sterminata letteratura sulla storia del Mezzogiorno e sul suo essere perennemente in bilico tra modernità e arretratezza. Non è nello scopo di questo libro entrare nel merito della condizione generale del Meridione in rapporto al resto d’Italia e d’Europa. Il nostro obiettivo è più limitato, ma non meno importante. Osservare il Sud da un angolo particolare, solo in apparenza ristretto: quello della scienza e degli scienziati.

Vogliamo raccontarvi le storie di 14 donne e uomini nati nel Mezzogiorno tra Settecento e Novecento e che hanno svolto attività scientifica in maniera particolarmente brillante.

[…]

Le storie che vogliamo raccontarvi dimostrano che gli scienziati del Mezzogiorno non solo fanno parte a pieno titolo della storia della scienza italiana – anzi, della storia universale della scienza – ma hanno partecipato in maniera intensa alla vita culturale, sociale e politica dell’Italia e dell’Europa.

La nostra proposta vuole inoltre dimostrare, attraverso la vita di alcuni protagonisti, che la scienza è stata anche un collante culturale per quella che, con una brutta espressione, viene definita modernizzazione del Mezzogiorno.

Senza alcun trionfalismo, però. Se nei primi anni del XIX secolo Stendhal poteva scrivere a giusta ragione che Napoli, con Londra e Parigi, era una delle tre grandi capitali d’Europa, è anche vero che il resto del Mezzogiorno, con la parziale eccezione della Puglia, era in condizioni di arretratezza.

[…]

La scienza ha un ruolo centrale nella nostra società e nella nostra economia: è il primum movens.

Certo, molte sono, per dirla con il premio Nobel per l’Economia Joseph Stiglitz, le promesse infrante della società e dell’economia (globalizzate) della conoscenza. Mai il mondo è stato così ricco, ma allo stesso tempo così pieno di disuguaglianze. Per questo motivo c’è bisogno, sempre più urgente, di pensare a una società democratica della conoscenza. Ma per fare questo, per fare in modo che quella della conoscenza diventi una società democratica, c’è bisogno di più scienza, non di meno scienza.

La società democratica e l’economia solidale della conoscenza sono uno dei pochi – se non l’unico – strumento che ha oggi il Mezzogiorno d’Italia per uscire fuori dalle sue rinnovate difficoltà. Lo abbiamo già detto: questo nostro lavoro vuole aprire l’orticello, non chiudersi al suo interno. Ma vuole anche dimostrare che l’orticello meridionale non è un deserto pietroso, anzi è più che mai fertile. Capace sia di ricevere che di dare nel grande ecosistema cognitivo globale.

Pietro Greco: la scienza, il Sud e le isole connesse

di Andrea Mameli

Conoscete la storia delle isolette di Venezia, tanto cara a Pietro Greco, il grande giornalista scientifico scomparso il 18 dicembre 2020?

«L’opinione pubblica si forma attraverso un intrigo di canali fitto e tortuoso come l’intrigo dei canali di Venezia. E la stessa opinione pubblica è un po’ come Venezia: non una città compatta, ma un insieme di isole interconnesse». [nota 1]

Questa metafora della comunicazione della scienza mi è tornata in mente leggendo «Mezzogiorno di scienza, ritratti d’autore di grandi scienziati del sud» (Dedalo, 2020, 256 pagine, 17 €) di cui Pietro Greco è stato il curatore, avendo coordinato la scrittura di 14 ritratti per altrettanti scienziati e scienziate nati nel Sud Italia fra Settecento e Novecento. Sono le storie di Domenico Cirillo, Oronzo Gabriele Costa, Stanislao Cannizzaro, Maria Bakunin, Mauro Picone, Domenico Marotta, Francesco Giordani, Renato Caccioppoli, Ettore Majorana, Filomena Nitti Bovet, Renato Dulbecco, Felice Ippolito, Eduardo Caianiello, Ennio De Giorgi. Storie di isole ma in qualche modo connesse, come potevano esserlo le vite e le opere di chi lavorava in ambito scientifico in quei tempi: artefici e partecipi dei cambiamenti nella propria disciplina e non solo.

Qualche esempio. Nel raccontare la storia del chimico palermitano Stanislao Cannizzaro, c’è una strana coincidenza che Pietro Greco segnala: quando si verifica la separazione della molecola dall’atomo si compie l’unità d’Italia. E ancora. Dopo l’8 settembre 1943 i nazisti fecero irruzione nei locali dell’Università di Napoli con l’intenzione di dare fuoco ai libri e ai laboratori ma il dipartimento di Chimica si salvò per la decisa opposizione di Maria Bakunin.

La necessità di raccontare storie di scienza ha ancora un altro significato: la comunicazione a beneficio del pubblico più ampio è un elemento essenziale alla vita della stessa democrazia o come scriveva Pietro Greco: «Il cuore di nuovi diritti emergenti nella società, i diritti di cittadinanza scientifica. Fondati, a loro volta, su due basi: la conoscenza è un bene pubblico che deve essere accessibile a tutti; tutti hanno il diritto, ciascuno nel suo ruolo e con le sue competenze, a compartecipare alle scelte di politica della scienza». [nota 2]

[1] Pietro Greco. JCOM 2 (1), Marzo 2003, Understanding Publics of Science

https://jcom.sissa.it/sites/default/files/documents/jcom0201%282003%29E_it.pdf

[2] Pietro Greco Il Sidereus Nuncius e l’origine della comunicazione pubblica della scienza

https://www.scienzaefilosofia.com/2018/03/26/il-sidereus-nuncius-e-lorigine-della-comunicazione-pubblica-della-scienza/

Pietro Greco nel 2020 ha scritto anche: “Il computer incontra la fisica teorica. La nuova frontiera della simulazione molecolare” (Carocci); “Quanti. La straordinaria storia della meccanica quantistica” (Carocci); “Trotula. La prima donna medico d’Europa” (L’Asino d’oro); “Homo. Arte e scienza” (Di Renzo).

 

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