Migranti usa e getta: accade nella civile Imola
USA E GETTA (per i lavoratori migranti dell’Akron)
Il nastro scorreva così si evitava
di dover muovere i piedi
Si andava veloci
e arrivavano
montagne e montagne
di cose che non andavano
né sotterrate né bruciate
ma che sarebbero state
riciclate e riusate
(almeno così si diceva)
Il nastro scorreva e portava
portava la carta, portava la plastica,
le bottiglie d’acqua schiacciate
il contenitore di alluminio
con i resti del sughetto dell’Ipercoop
il vetro del chinotto
che sancisce il tuo stare fuori dal coro
e ancora carta e carta
ma sotto
guarda, una forma strana
morbida e puzzolente
che si sente anche con la mascherina
da due soldi
usa e getta
che ti danno ogni mattina
la tocchi con la mano inguantata
un usa e getta che dura due settimane
che non protegge granché
ti ritrovi il corpo coperto da macchioline
un altro si è beccato l’epatite
Ma guarda bisogna essere proprio scemi
per buttare scarpe vecchie
nella campana del vetro
una vecchia scarpa di pelle
con qualcosa andata a male dentro
Schifato la sollevi tenendola con un pezzo di carta
per decidere da che parte smistarla
forse è organico
buttala tra le altre schifezze
la cacca non proprio pulita
che sfugge sempre all’occhio dell’ispettore
Due settimane fa
c’era anche un gatto morto
ma qualcosa dentro il tuo corpo
la riconosce come parente
e mandi fuori un grido
Un piede mozzato!!!
Un piede di uno che un tempo camminava
calpestava la strada, pestava la polvere
chissà quanta strada ha fatto
forse quanta ne hai fatta tu stesso
per le piste del deserto dopo che il Land Rover
con quarantadue aggrappati sopra
ti ha scaricato senza tanti complimenti
e senza il conforto dell’acqua
e credevi di morire
come un’anima abbandonata
E pensare che sotto una mangrovia
al tuo paese un po’ d’ombra sempre la trovavi
E poi di acqua salata ne hai vista tanta
e per giorni e giorni
distese marine
che ti chiamavano l’acqua nello stomaco
e pensare che in lingua ewe
Togo, il nome del tuo paese significa
“andare all’acqua”
e tu invece ne andavi a un’altra terra
a inseguire un sogno
trasformato nella catena del nastro.
E ora ti ritrovi schiavo
anche se da centocinquant’anni
dicono che l’hanno abolita
la schiavitù
venduto da un fratello che
ti minaccia di vudù
se parli ai giornalisti
se parli al sindacato
se dici che nella busta paga
ti arriva metà di quel che hai lavorato
Se dici che nella civilissima Imola
non hai né malattia, né ferie né tredicesima
che se ti va bene ricevi qualcosa in una busta
in piazza o al bar
che devi firmare fogli in bianco
e ti portano via il foglio delle ore
Dimmi tu. Oh piede che vieni da lontano,
se questa è vita
dimmi tu se tutto questo è degno di
un essere umano.
Pina Piccolo, 2 agosto 2010
ALTRE DUE-TRE COSE CHE SO
Questa bellissima poesia di Pina Piccolo (già ospite di questo blog, spero lo sarà ancora) rimanda a una vicenda accaduta “nella civilissima Imola” e che finora – come tante altre simili, purtroppo – non ha bucato sulla (presunta) informazione (presunta) nazionale. Se volete saperne di più ecco come Marco riassume la faccenda.
La vicenda Akron è tra le più squallide che io ricordi nel triste panorama lavorativo imolese. Circa 3 mesi fa i lavoratori migranti di una pseudo-cooperativa che lavora per Akron (a sua volta, dipende da Hera) si sono recati alla Cgil imolese per denunciare le irregolarità lavorative e la condizione di semi-schiavismo in cui versavano e versano tuttora (lavorano 8 ore pagate 3-4, minacce continue di licenziamento, hanno persino fatto fare un viaggio con un camion a un migrante che non possiede neppure la patente per l’auto…per darvi un’idea). I legami dei sindacati concertativi col Pd e con Hera hanno fatto sì che la Cgil se ne sia infischiata altamente e allora alcuni migranti più sindacalizzati hanno preso contatto con l’Usb, sindacato di base il cui coordinatore è Massimo Betti.
A quel punto Betti ha chiamato l’assessore imolese ai rapporti con Hera, tale Bondi, il quale ha ovviamente assunto lo stesso comportamento della Cgil: nulla vidi, di nulla mi accorsi. Non si faceva nemmeno trovare al telefono quando Betti chiamava.
Ci siamo pertanto trovati nella sede Cobas di Imola con i lavoratori migranti e abbiamo deciso di occupare simbolicamente il Consiglio Comunale per farci sentire. Abbiamo occupato circa 2 settimane fa, i lavoratori hanno esposto le loro ragioni e il sindaco Manca ha fatto roboanti dichiarazioni sui giornali del tipo “queste cose a Imola non devono più succedere” e che ci avrebbe pensato lui stesso. Quando gli abbiamo detto che Bondi era al corrente di tutto è letteralmente sbiancato.
Attualmente abbiamo attivato un’indagine all’ispettorato del lavoro, come sindacato stiamo monitorando sul rispetto delle regole contrattuali e abbiamo denunciato alcuni capoccia della ditta. Il nostro obiettivo è salvare tutti i posti di lavoro e azzerare tutte le irregolarità che si sono verificate (lavoro in nero ecc). Purtroppo in questa battaglia siamo soli, ma l’ispettorato del lavoro si sta muovendo bene. E il Comitato 1° Marzo a Imola ci ha sostenuto con forza.
Allego qui sotto il comunicato stampa inviato ai giornali.
Una vergognosa “Rosarno” dei rifiuti a Imola
La differenziazione dei rifiuti con lavoratori ricattati in semi schiavitù
HERA e Comune si assumano le responsabilità
I lavoratori immigrati addetti alla differenziazione dei rifiuti del Comune di Imola, insieme a una delegazione della Usb, hanno fatto irruzione in Consiglio Comunale a Imola.
La Usb denuncia una situazione di semi schiavismo: questi lavoratori si sono rivolti alla Usb perché sfruttati e minacciati ripetutamente.
Lavorano sotto appalto per la Akron spa, società del Gruppo Hera, e sono utilizzati per separare a mano i rifiuti da riciclare.
Da anni sono sfruttati tramite finte cooperative, dirette sempre dalle solite figure, cooperative che aprono per poi chiudere e riaprire ancora sotto altri nomi, e sempre con lo stesso appalto Akron-Hera.
Nessun contratto collettivo, nessun diritto, nessuna sicurezza: lavorano otto ore e vengono pagati quattro soldi quando al “padrone” va bene.
In questi anni, senza attrezzature come guanti e mascherine adeguate, sono stati esposti a contaminazioni e inquinanti, con evidenti danni alla salute.
Tenuti a casa per punizione al minimo segno di insofferenza, e minacciati perché “non si scherza con chi…”.
Con la minaccia di perdere il permesso di soggiorno, perché tutti immigrati (tranne il dirigente) da Nigeria, Marocco e Senegal.
E’ una vergogna che una società come Hera chiuda gli occhi su come vengono gestiti realmente i servizi, e non è la prima volta che sugli appalti saltano fuori denuncie ed illegalità.
Abbiamo chiesto e incontrato Andrea Bondi, l’assessore “ai rapporti con Hera”, illustrato la situazione (quasi un mese fa), si era impegnato a una rapida ricognizione, e a un aggiornamento entro pochi giorni: sparito, irreperibile.
Come Usb denunciamo in tutte le sedi competenti questa sorta di vergognosa “Rosarno” imolese: chiediamo provvedimenti urgenti per risanare la situazione, ridare dignità e diritti ai lavoratori, una inchiesta per individuare responsabilità e coperture.
Bologna 14.07.2010 – USB/RdB Bologna (Valentina Delussu)
Altre informazioni sono rintracciabili su questi link
http://www.youtube.com/watch?v=5QNR0-0ReJw (Favia, movimento 5 stelle)
http://www.youtube.com/watch?v=NuBK_tuFULA&feature=relatedconfererence (Marinelli, sindacato Usb)
http://www.youtube.com/watch?v=gW0mPSjgd2c&feature=related (Sabbatani, Coordinamento migranti Castel Maggiore)
http://www.youtube.com/watch?v=G9JoNN2f-_4&feature=related
(Bernardi, Per un’altra H-era)
http://www.youtube.com/watch?v=1cJq4x2C_GA&feature=related
(Amor, Coordinamento migranti Castel Maggiore)
Un aggiornamento più che un commento. Oggi (10 agosto) nell’inserto Emilia-Romagna de L’UNITA’ si notano due pagine intitolate IL CASO AKRON.
Sotto il titolo “L’affare rifiuti. Hera silura la cooperativa che sfruttava i lavoratori” un lungo articolo (di Claudio Visani), a fianco una lunga intervista a Nicodemo Montanari del’Akron è titolata “Qualcosa non ha funzionato. Subito un altro gestore che riassuma tutti i lavoratori” corredata da due minuscoli box con le posizioni dei sindacati di base e di Filtem-Cgil.
Alla fine del’articolo di Visani si legge che Akron (o forse il sindaco Daniele Manca, citato 26 righe prima? non è proprio chiarissimo ma il buon senso induce a credere che parli Akron):
“decide di rescindere anticipatamente l’appalto a Omega (che scade a fine anno), di indire subito una nuova gara di appalto “nel pieno rispetto del codice etico di Hera” e annuncia che nel bando metterà una clausola con l’obbligo per il vincitore di assumere i lavoratori del’Omega (ora sono una ventina) interessati a rimanere”.
Una buona notizia? Aria fritta? Si vedrà.
Poi c’è l’intervista al serafico sub-appaltatore che fu “sindaco democristiano di Castel Bolognese, poi assessore comunista a Imola, poi presidente dell’Asl e consigliere delle più importanti società partecipate del territorio”, insomma Nicodemo Montanari super-star. Nelle due colonne in cui parla c’è una sola notizia, sempre quella: “abbiamo deciso di indire la nuova gara subito dopo le ferie estive” e per il resto domina la nebbia. “Qualcosa non ha funzionato”, “documentazione che appariva regolare”, “poi abbiamo saputo di cose che non andavano”, un po’ di colpa (per i rischi igienici) “ce l’hanno i cittadini che buttano di tutto”. Insomma se per caso Nicodemo passava di lì… dormiva. Nulla vide, nulla ascoltò e dunque nulla può dirci.
Singolare che Hera taccia visto che (secondo una micro-scheda che “L’Unità” dedica oggi ad Akron) “è controllata al 57,5 per cento da Herambiente”. Il 57 è tanto, vero?
Anche il sindaco di Imola e l’assessore non brillano per impegni o almeno dichiarazioni.
Sembra da queste due pagine che tutto si chiuda qui e invece non deve essere così. L’augurio è che la magistratura lavori bene ma soprattuto che sindacati e società civile di Imola si facciano sentire: è quasi certo che la vicenda Omega-Akron-Hera sia la classica punta di un iceberg che si chiama sfruttamento dei migranti, appalti in scatole cinesi, diritti negati, nessun controllo. (db)