Modena: il carcere Sant’Anna e…
… il rapporto Asl del primo semestre 2021; da confrontare con quanto risulta ad Antigone.
di Vito Totire (*)
La ratio del nostro interesse per i rapporti semestrali (che suggeriamo di acquisire e commentare ai gruppi locali che in Italia vogliono lavorare sulla “questione carceraria”) sta nelle ricerca di informazioni che servono a:
- fare una prima fotografia (anche se di solito quella dei rapporti semestrali risulta abbastanza sfuocata)
- prendere spunto da quanto emerso per proporre eventuali “azioni di miglioramento” nelle more di un percorso sociale e politico che renda possibile di “liberarci dalla necessità del carcere”.
È un lavoro che facciamo dal 2004 partendo dalle carceri di Bologna; al momento la Ausl di Bologna “non risponde” da lungo tempo (mancano nel nostro archivio i rapporti a partire dal primo semestre 2020). I silenzi istituzionali non riguardano solo il rapporto semestrale (e comunque su questo torneremo in altro sede) ma anche i dati sull’acqua “potabile” distribuita, i dati sui nuovi padiglioni (Bologna) e altro ancora.
Più di recente abbiamo richiesto i rapporti di Bari (in prima istanza hanno risposto “non capiamo cosa chiedete”, in seconda istanza, più volte sollecitati, hanno preferito non rispondere) di Parma (nessuna risposta) e di Modena (risposta alquanto tempestiva). Ogni giorno siamo martellati dalla propaganda di una messianica “transizione digitale” e dalla attesa dei risultati di una Europa che sollecita gli Stati membri a garantire il diritto alla conoscenza in maniera attiva: è ora di mettere on line spontaneamente questi rapporti sulle carceri, a disposizione di chi è interessato. Come fa Antigone che mette in campo (oltre che una meritoria attività) una prassiadeguata per la domanda di trasparenza e di partecipazione che proviene dai cittadini (quelli, sono la stragrande maggioranza, che non aderiscono al partito del “metteteli tutti in galera e buttate la chiave”).
Allora dialoghiamo con chi è disponibile a farlo, con l’aspettativa che le nostre proposte possano essere recepite o comunque vengano socializzate visto che il documento contenente le nostre osservazioni è inviato a chiunque interessato e non solo alla Ausl che ha redatto il rapporto.
Il rapporto semestrale di Modena consta in due parti: carcere di Sant’Anna e casa di reclusione di Castelfranco Emilia. In questa occasione ci occuperemo del carcere s. Anna rinviando (alla prossima settimana) le osservazioni riguardo alla casa di reclusione di Castelfranco Emilia.
Osservazioni carcere Sant’Anna
Come è noto teatro dei “fatti” del marzo 2020 che molti hanno definito “rivolta” (vedi Marzo 2020: nel carcere di Modena fu rivolta? O cosa?). Il termine «rivolta» è incongruo. Ci pare piuttosto si sia trattato di reazioni comportamentali facilmente prevedibili susseguenti a una condizione di grave distress psicosociale. Nella storia delle rivolte – dalle jacquèries alle sommosse politich – non è mai accaduto che questi eventi si siano conclusi con i morti tutti da una parte. Chi ha usato il termine “rivolta” per i fatti di Modena è in errore: si vedrà in futuro se le inchieste penali su quegli eventi saranno considerate chiuse o si potranno riaprire.
Va detto che alla ricerca di dati sulla situazione attuale nelle carceri di Modena il rapporto di Antigone risulta maggiormente informativo – sia sul piano qualitativo che quantitativo – rispetto al rapporto della Ausl. Questo è un primo problema di grande rilievo. Comunque dobbiamo subito chiarire le diverse potenzialità dei due lavori “fotografici”. Di grande valore sociale è il lavoro di Antigone e di chiunque intervenga sulla questione del carcere con la finalità di rendere la gestione dei penitenziari il più possibile coerente con le norme e gli obiettivi della Costituzione repubblicana. Tuttavia un conto è “osservare” e altro conto è “vigilare”. Cioè un conto è entrare come osservatori e un altro è entrare come garanti, anche giudiziari, delle buone prassi, con il potere di farle rispettare attraverso disposizioni, prescrizioni e sanzioni. Il nocciolo consiste nel dare alle Ausl pieni poteri ispettivi oltre al ruolo di mero osservatore e, al limite, di “sollecitatore”: un ente che fa vigilanza non “suggerisce” ma fa applicare.
Come è noto il rapporto viene redatto (dalle Ausl italiane che si ricordano di doverlo redigere, fra queste non c’è, come abbiamo detto, la Ausl di Bari) ma chi lo redige ha tutto sommato un mandato ambiguo e soprattutto non si pone il problema che questa scadenza istituzionale avrebbe ben altre potenzialità. Dunque, in Emilia-Romagna, a partire da un questionario regionale, vengono poste alcune domande che paiono complessivamente orientate alla vigilanza sul rischio biologico e igienico-ambientale: una impostazione ottocentesca che risale infatti a due secoli fa quando il medico condotto (o l’ufficiale sanitario) visitava il carcere, relazionava al sindaco e al prefetto, per rassicurare che il carcere non fosse a rischio di dar vita a focolai epidemici (ai tempi del colera!). La equipe Ausl che entra in carcere non include per esempio operatori della medicina del lavoro; Bologna cercò di introdurli ma si tirò indietro alla prima contestazione (infondata) della amministrazione penitenziaria che rivendicò la “autodichia”. La nostra proposta (dal 2004!) è semplice: la Ausl deve redigere un vero ed esaustivo documento di valutazione dei rischi e deve operare per la loro rapida bonifica.
La questione va risolta compiutamente con un provvedimento legislativo che, tra l’altro, abolisca il VISAG (organismo interno all’amministrazione penitenziaria che si occupa di sicurezza del lavoro) in modo che vigilanza e poteri ispettivi – sulla attività lavorativa delle persone ristrette e degli operatori penitenziari – transitino completamente ai servizi territoriali di medicina del lavoro ed all’ispettorato.
A nostro avviso il rapporto semestrale deve diventare ANCHE un rapporto ad ampio raggio sulla speranza di salute (e di vita) della popolazione detenuta e dei “lavoratori del carcere”. Testimone dell’approccio limitato della gestione attuale è la stessa composizione della equipe che va in visita cioè operatori dell’area igienistica (igienisti e veterinari); perché non viene integrata da altre professionalità?
Il rapporto dunque ha un’impostazione limitata ma potrebbe-dovrebbe diventare qualcosa di ben diverso e dovrebbe essere gestito dagli operatori non in quanto “osservatori” ma secondo i criteri della vigilanza che sono riservati a tutte le realtà e i luoghi di lavoro ispezionati. Dunque una vigilanza che risponda ai criteri normali della vigilanza ispettiva senza sconti all’istituzione totale che è il carcere: valutazione del rispetto degli standars , eventuale contestazione , disposizioni/prescrizioni, sanzioni e bonifiche;.
Sulla questione dell’affollamento riscontrato a Modena nel rapporto che stiamo commentando risulta questa situazione: 319 a fronte di 369 posti “regolamentari”. E tuttavia solo undici giorni dopo la visita della Ausl , secondo il rapporto di Antigone, le persone detenute sono arrivate a 344 di cui 192 stranieri 21 donne; ci sono stati periodi peggiori se nel 2005 – prima dell’apertura della nuova struttura del 2013 – i detenuti erano 444 (così risulta dal nostro “Archivio carceri”).
Vediamo dunque cosa è emerso ma anche cosa non è emerso:
- Le persone presenti al momento della ispezione erano 319 di cui 22 donne; dobbiamo dedurre che si tratti di un indice di affollamento inferiore alla media delle carceri italiane. Vengono descritte le sezioni. Ce ne è una per i “nuovi giunti” (articolazione nata molto tempo fa nell’ambito della strategia di prevenzione del suicidio); l’intenzione è valida ma l’incidenza di suicidi in Italia rimane altissima se nei primi mesi del 2022 se ne sono verificati già 24 (secondo l’ultimo aggiornamento di “Radio carcere”): ultimo un ragazzo di 21 anni nel carcere di Ascoli Piceno, C’è una sezione per i “protetti –sex offenders” ; dai termini usati non è chiaro però se questa “articolazione” abbia solo finalità di protezione da eventuali forme di ostilità o se il carcere di Modena metta in campo professionalità adeguate per il supporto psicoterapico ai sex offender (considerato che risultano esistere sedi specializzate per questo trattamento);
- Apprendiamo che tutte le celle maschili sono dotate di doccia ma non troviamo cenno alla presenza di refettori; si mangia dunque in cella? L’ipotesi è supportata dal fatto che vengono distribuiti fornelli a gas con criteri “selettivi”
- Anche nella sezione femminile esistono spazi per le “nuove giunte” benché sembri che ci sia un uso polifunzionale (nuove giunte collocate sia per la vigilanza comportamentale che rischio covid); la sezione femminile ha docce comuni, le persone ristrette possono usare anche le docce della palestra ma quelle della sezione «presentano ancora problemi legati alle infiltrazioni di acqua dal tetto»
- Viene descritta la produzione e la gestione dei pasti
- «Sono da prevedere» il ripristino della zanzariera nel locale nel quale sono presenti i frigoriferi del settore maschile e la collocazione di retine anti-insetto
- Il rapporto si sbilancia a sostenere che «le sezioni di detenzione ordinaria sono in condizioni igieniche più che sufficienti»; inoltre «in ogni sezione sono presenti spazi attrezzati ad ambulatorio per facilitare la somministrazione di farmaci e di vaccini»
- Esiste una sezione “I care” che si trova in prossimità della infermeria particolarmente dedicata a “soggetti fragili” e a rischio suicidario
- Nella sezione semilibertà (articolo 21) il blocco delle docce comuni e alcune stanze sono interessate da problemi di infiltrazione del tetto per i quali sono previsti i lavori di impermeabilizzazione per i quali è stato chiesto il finanziamento
- Le maggiori criticità si sono riscontrate in diversi locali dell’edificio centrale che presentano gravi infiltrazioni dovute a perdite del tetto per eliminare le quali sono previsti lavori di impermeabilizzazioni e secondo quanto dichiarato dalla Direttrice esiste un progetto approvato
- Non sono ancora stati ristrutturati i locali che erano adibiti a cucina, lavanderia e palestra presenti nella struttura principale a causa delle GRAVI PERDITE DEL TETTO … il servizio lavanderia al momento viene svolto dalla struttura presente nella casa di lavoro di Castelfranco
Sono state date le seguenti prescrizioni:
- Tutti i servizi igienici comuni dovranno essere tenuti in buono stato di pulizie e dotati di sapone, carta igienica e salviette monouso: buone raccomandazioni ma cosa è stato constatato?
- Si richiama l’attenzione sulla prevenzione della legionellosi: ovvio, ma quale il livello di rischio constatato ?
- Considerato che le sezioni poste all’ultimo piano sono sottoposte a forti escursioni termiche in particolare nella stagione estiva si consiglia di trasferire i detenuti con patologie croniche ai piani inferiori in caso di ondate di calore durante la stagione estiva: non sarebbe più logico un intervento di risanamento piuttosto che una diversa distribuzione del disagio termico nella popolazione detenuta ?
- Deve essere assicurato il rispetto del divieto di fumo nei locali comuni : “raccomandazione” poco comprensibile: la legge 3/2003 vale anche per le carceri; dunque come viene garantito la protezione nei confronti del fumo passivo? compito arduo considerato che la percentuale di fumatori tra i detenuti è stimata attorno al 75%; non pare disponibile il dato relativo ai lavoratori penitenziari. Non solo va rispettato il divieto di fumo negli spazi comuni; nessun detenuto non fumatore deve essere esposto a fumo passivo anche fuori dagli spazi comuni; ma nelle celle non si può fumare salvo che siano attrezzate come salette per fumatori secondo i criteri tecnici previsti dalla citata legge 3/2003; certamente sul tema la Ausl di Modena dovrebbe “dire qualcosa in più”
- Devono essere adottate le misure di prevenzione finalizzate a evitare rischi sanitari da punture di insetto quali ad esempio la “West Nile” per la popolazione detenuta e il personale: «devono» quando ? Cosa succede se al prossimo sopralluogo le misure di prevenzione non risultano adottate?
- Allestire le camere per disabili di servizi igienici completamente attrezzati: non sono già attrezzati ? Dovranno essere attrezzati, in che tempi ?
Il rapporto commenta poi il regime delle aperture in questi termini: «le celle delle sezioni sono aperte dalle otto alle 11 ore al giorno a seconda che siano a “custodia chiusa” o a “custodia aperta e sorveglianza dinamica”. Quest’ ultima modalità fa parte di un circuito di sorveglianza improntato a un modello di premialità , che ricompensa il detenuto per la adesione alle offerte dell’amministrazione penitenziaria e per il processo di revisione critica del proprio comportamento». Su questo rinviamo ad altra circostanza la necessità di approfondire: la “premialità” è un terreno complicato e difficile, certamente il sistema non deve fondarsi sulla obbedienza acritica e sulla disponibilità a subire regole burocratiche astruse
Infine «si sottolinea la necessità che venga garantita una corretta disinfestazione delle caditoie e dei pozzetti per la raccolta delle acque piovane, in particolare nei mesi estivi, per prevenire e limitare la diffusione delle zanzare».
- Rischio biologico: nel corso del 2020 diagnosticato un caso di IBTL (infezione tubercolare in incubazione), uno di scabbia, 12 di covid di cui 6 tra i “nuovi giunti”: NESSUN DATO PERO’ RISPETTO AL PRIMO SEMESTRE 2021 e trattandosi del report proprio del primo semestre la lacuna è macroscopica ;
- È aggiornato invece il quadro per altre patologie, sempre nell’ambito delle malattie infettive: 3 pazienti HIV positivi in terapia antivirale, 6 con infezione da HCV di cui 4 in trattamenti con “nuovi antivirali ad azione diretta ) e 1 paziente HBsAg positivo; il dato riportato è “interessante”in quanto informa che i “nuovi antivirali” sono effettivamente disponibili e utilizzati (un dato che per il carcere di Bologna non si riesce ad ottenere)
- Viene proposto a tutti i nuovi giunti uno screening per le malattie infettive; non è comprensibile il perché sia riservato a chi “si ferma” più di 15 giorni; verosimilmente la questione è logistica: problema eventualmente da approfondire
- Si continua con il bilancio delle vaccinazioni effettuate: si rimanda alla lettura del rapporto
- «Si suggerisce inoltre di porre particolare attenzione al rischio di malattie infettive per gli agenti di Polizia Penitenziaria e per il personale dell’Amministrazione…»; si tratta di proposte certamente utili e pertinenti; quello che invece occorre superare è il “suggerisce”; lo diciamo ormai da venti anni: il carcere deve essere gestito come un luogo di lavoro monitorato con i criteri del decreto 81/2008 e sottoposto ai normali criteri di vigilanza che rispondono alla dinamica: sopralluogo ispettivo, verifica del rispetto delle norme; nel caso: disposizioni, sanzioni, bonifiche; torniamo a dire che il VISAG va sciolto, le competenze devono passare sotto l’ispettorato del lavoro e spisal/uopsal.
NOSTRE OSSERVAZIONI CONCLUSIVE
La prima macroscopica osservazione è che il rapporto della Ausl è meno informativo del dossier redatto da Antigone; fotografa la situazione alla data 8/6/2021 ma viene redatto in data 2/9/2021 per essere inviato (solo?) al direttore del SIP – servizio di igiene pubblica,
Antigone riporta maggiori dati (il report intero è reperibile sul web, vedi scheda sintetica qui sotto). Quello che preme sottolineare è che il rapporto Antigone registra problemi e contraddizioni, non citati dalla Ausl, che contribuiscono a disegnare in maniera più precisa il quadro dei cambiamenti necessari, qualora si volesse adottare (una esigenza peraltro impellente) un progetto materiale e psicosociale di cambiamento nelle carceri (la bussola rimane sempre la Costituzione repubblicana).
Intanto – dice Antigone – a pochi giorni dalla visita della Ausl (dal 7/6 al 18/6/2021) il numero dei detenuti è cresciuto da 319 a 344 ;
gli educatori sono tre per 181 detenuti definitivi;
le persone detenute impegnate in attività lavorative sono 120;
differente è la percezione Ausl/Antigone rispetto alla sezione femminile sulla quale Ausl non fa particolari osservazioni mentre Antigone la definisce “cupa e angusta, con una area di passeggio inadeguata”);
Il rapporto della Ausl di Modena non risponde interamente neppure alla lista di domande contenute nel questionario predisposto dalla Regione E-R , che a sua volta è fortemente lacunoso e che abbiamo più volte proposto di implementare. Per fare un esempio pare incongruo che il rapporto di Antigone citi il dato sul consumo dei farmaci, che invece la Ausl trascura di menzionare (l’allegato 1 sulla presunta “rivolta” cita alcuni dati impressionanti sul consumo di farmaci da parte della popolazione detenuta, enormemente superiore a quello della popolazione di riferimento); idem per le condotte autolesioniste e para-suicidarie. Non è possibile evitare di citare la questione.
Se è logico che Antigone “osservi la situazione” non è accettabile (lo abbiamo detto più volte) che la Ausl «osservi» senza comminare sanzioni MA SOPRATTUTTO senza definire tempi certi per le bonifiche come farebbe in un altro qualunque luogo di lavoro o struttura ricettiva ispezionata (la maggior parte delle carceri italiane ispezionate con i criteri riservati alle strutture ricettive civili sarebbe immediatamente chiusa e riaperta solo dopo adeguata ristrutturazione).
Quindi a nostro avviso per ogni “problema” riscontrato la Ausl deve indicare tempi certi per la bonifica come si farebbe per ogni altro sito produttivo o ricettivo ispezionato.
Occorre poi mettere le mani avanti anche rispetto alle indicazioni giunte di recente da un importante organismo istituzionale europeo che indica come superficie calpestabile, per ogni persona detenuta, non più i tre metri quadrati su cui si è ragionato fino a oggi a seguito della sentenza Torreggiani (dopo decenni di rimozione del problema “spazio individuale”) ma i 4 metri quadrati minimi nelle celle (o stanze di pernottamento?) singole e 6 metri minimi nelle celle multiple.
Siamo consapevoli del fatto che occorrerebbe una modifica legislativa per armonizzare le norme del carcere con quelle degli altri siti sottoposti a vigilanza ma nel frattempo disposizioni e prescrizioni, corredate dai tempi di bonifica, possono essere girate al Sindaco che nella sua veste di autorità sanitaria locale ha facoltà di emanare un’ordinanza per motivi di sanità pubblica.
ANCORA ALCUNE PROPOSTE:
- i 120 detenuti/lavoratori citati da Antigone hanno diritto a nominare i loro rrllss (rappresentanti dei lavoratori per la sicurezza)
- le visite ispettive della Ausl devono prevedere incontri assembleari con le persone detenute (per gruppi omogenei di sezione) e nelle more di questa “nuova procedura” gli operatori della Ausl dovrebbero interloquire con delegati di sezione (da eleggere da parte dei detenuti come per gli rrllss ).
La composizione della equipe della Ausl deve essere ampliata ad altre professionalità (in primis medicina del lavoro e psichiatria) al fine di prendere in esame tutti gli aspetti della vita carceraria.
I tassi di carcerazione sono inversamente proporzionali al livello di coesione sociale di una comunità; il tema è all’attenzione non solo dei giuristi e dei sociologi ma anche degli epidemiologi e dei medici sociali (M. Marmot). I tassi in Italia sono tra i più alti in Europa; da tempo auspichiamo una politica alla “olandese” memori del fatto che è stata possibile una politica di decarcerizzazione (parziale ma significativa) gestita in maniera bipartisan dalla destra e dalla sinistra politica.
Evidentemente questo ultimo argomento esula dalle competenze della Ausl ma se la Ausl potesse farsi carico di una popolazione carceraria numericamente molto ridotta rispetto a quella attuale, gli effetti della presa in carico – dal punto di vista della speranza di vita e di salute della popolazione ristretta – sarebbero molto migliori soprattutto se si riuscisse anche ad evitare la detenzione di quei soggetti (che Antigone definisce nuovi arrivi “problematici”) e verosimilmente potrebbero, proprio per la loro “problematicità, fruire, per motivi di salute psicofisica, di misure alternative alla detenzione.
Nonostante le critiche radicali ringraziamo la Ausl di Modena per aver risposto a Antigone per il lavoro prontamente socializzato.
Il fine a cui tendere è una società di uomini liberi che non ha bisogno di coazione e di carcere. Fino a quando la “utopia” non diventerà realtà , lavoriamo per incrementare il livello di civiltà e di umanità. L’argomento non è di competenza della Ausl ma se le garanzie esistono ciò migliora le aspettative e riduce il distress della popolazione detenuta. ESISTE E FUNZIONA A MODENA IL CONSIGLIO DI AIUTO SOCIALE PRESSO IL TRIBUNALE, CON IL COMPITO DI FACILITARE IL REISERIMENTO DELLA PERSONA A FINE PENA ?
(*) Vito Totire è portavoce Rete europea ecologia sociale via Polese 30 40122-Bologna
SCHEDA: Paesi Bassi e….Paesi alti !
Un interessante articolo è stato pubblicato dalla rivista Internazionale sui tassi di carcerazione in Olanda, molto più bassi che altrove.
Un articolo che tutti dovrebbero leggere; in particolare nei palazzi istituzionali in cui, fra l’altro, la rassegna stampa viene fornita gratis da un apposito servizio, mentre noi a Internazionale dobbiamo abbonarci (ma sono soldi ben spesi). I tassi di carcerazione non sono un evento naturale ,piuttosto il riflesso della presenza-assenza di politiche di prevenzione e inclusione. Su questo argomento si è soffermato di recente anche Marmot col fondamentale saggio La salute disuguale commentando le cause e le conseguenze dell’enorme (e non casuale) discrepanza tra USA, GB e Islanda.
Per tornare all’articolo di Internazionale i punti salienti sono:
- riduzione delle carceri olandesi da 85 a 18; le carceri “svuotate” sono state riconvertite ad alberghi o altre strutture socialmente utili;
- riduzione ovvia dei tassi di carcerazione da 125 persone su 100.000 abitanti nel 2005 alle attuali 59; conseguente ricollocazione dell’Olanda nel panorama mondiale che vede (come già denunciava Marmot) gli USA in vetta alla infame classifica con 666 persone, Inghilterra e Galles con 146, Francia con 103,Germania con 77/100.000; il tasso di “criminalità” nei Paesi Bassi è decresciuto dell’1% all’anno negli ultimi dieci anni;
- l’apparato olandese che gestisce la politica delle pene ha assunto valutazioni e proposte dello psicologo Mc Guire secondo cui la repressione è inefficace e le pene detentive servono solo a facilitare la reiterazione del reato; accantonando questa strategia controproducente occorre puntare – sostiene Mc Guire- sulla sospensione condizionale delle pene associata ad attività di supporto sociale;
- attualmente le sentenze pronunciate dai tribunali penali olandesi comportano per il 50% pene detentive (comunque spesso molto brevi) e per il 50% affido ai servizi sociali:
- le persone private della libertà vengono prese in carico valutando fattori statici (come traumi infantili a volte difficili da recuperare pienamente) e fattori dinamici del rischio di recidiva (difficoltà e condizioni acquisite più di recente come tossicodipendenza, indisponibilità di lavoro, abitazione); realisticamente si cerca intervenire soprattutto sui fattori dinamici; la privazione della libertà è occasione generalizza di formazione lavorativa e acquisizione di competenze e nuove abilità; tutto il contrario delle carceri italiane dove la costante è l’inattività in cella 24/24 ore e dove sistematicamente si calpesta la Costituzione repubblicana;
- il sistema punta sulla responsabilizzazione della persona e non sulla sua “custodia” che perpetuerebbe meccanismi di passività;
- viene citato nell’articolo il carcere di Leeuuwarden in cui le persone detenute possono chiudersi a chiave in cella (!) fatto impensabile nel resto del mondo e usufruiscono di spazi di autonomia impensabili altrove: le persone si svegliano da sole, vanno e tornano da sole dai laboratori artigiani, possono usare carrelli elevatori, seghe circolari, coltelli da cucina; in sostanza si punta sulla auto-responsabilizzazione piuttosto che sulla “custodia”;
- particolarmente intelligente pare l’accenno a interventi di risarcimenti alle vittime; il tema nell’articolo purtroppo non viene molto sviluppato ma pare fare rifermento al fatto che un congruo risarcimento alle vittime (in Italia e in tutto il mondo le vittime vengono sovraesposte a livello mediatico ma molto raramente possono contare su adeguate forme di vero sostegno e di vera solidarietà, soprattutto da parte delle istituzioni pubbliche salvo l’azione di comitati di autoaiuto per sostenere difficoltà materiali ed elaborazione dei lutti subìti); evidentemente è una prassi che crea un clima psicosociale più favorevole al reinserimento delle persone detenute,
- nell’articolo si fa un rifermento (purtroppo fugace) a “terapie” a sostegno delle persone detenute; la questione è d approfondire m si intravede una capacità di supporto importante sul piano psicologico e psicodinamico;
- gli autori dell’articolo sottolineano la grandissima importanza delle prime 48 ore di detenzione e delle accortezze (evitando di recidere bruscamente i rapporti con l’esterno) che vengono adottate in questo momento molto difficile che, come è tristemente noto, rappresentano anche la fase a più alto rischio di comportamenti autolesionisti ;
- infine – sottolineano gli autori – le politiche che hanno dato impulso alla dinamica “svuotacarceri” sono state innescate da governi conservatori e comunque godono di consenso diffuso sul piano politico e sociale; come dire che ci vuole a farlo? Lo stesso McGuire ha scritto un saggio fondamentale dal titolo «Watworks – cosa funziona»; un titolo molto chiaro che indica una direzione socialmente utile ma per tutti e non solo per le persone a rischio di detenzione; una società più equa – come dimostra Marmot – è una società meno criminogena.
PERCHE’ NON LO SI VUOLE CAPIRE?
Si può fare di più dei Paesi Bassi? Certamente! Ma la strada tracciata pare proprio quella giusta; in Olanda è sempre esistito un pensiero “abolizionista” in materia di pene detentive. Si sa: le utopie qualcosa di buono lo producono sempre e, come si dice, spesso sono i miraggi a mettere in moto le carovane.
Bibliografia:
Oltre le sbarre , Johannes Bohme e Brande Eins, su Internazionale 1229 (3-9 novembre 2017, pagine 56-58)
La salute diseguale, M. Marmot, Il Pensiero Scientifico editore
SCHEDA: ANTIGONE SU MODENA
Abbiamo già detto che il report di Antigone risulta più informativo e approfondito di quello della Ausl ed evidenzia in maniera più esaustiva contraddizioni sulle quali occorre intervenire per non limitare la attenzione alle carceri ai “soli” (comunque enormi) rischi di tipo biologico. Il report comIpleto è disponibile sul sito della associazione; ecco una nostra sintesi.
- Si sottolinea con chiarezza la discrepanza tra l’esiguo numero di educatori e gli utenti del loro lavoro (3 a 181 con una persona prossima al pensionamento); potrebbe sembrare soltanto una questione di grave sovraccarico lavorativo (e tale è) ma ciò si riverbera pesantemente sulle difficoltà di gestire – in collaborazione con la magistratura di sorveglianza – i percorsi di fuoriuscita dal carcere
- La fotografia della sezione femminile come «cupa e angusta , con area passeggio inadeguati» è più nitida di quella della Ausl (che non fa particolari rilievi); problemi di scarsa luminosità vengono segnalati anche fuori dalla sezione femminile, nei vecchi padiglioni e paiono correlati alle schermature alla finestre: è noto che la scarsa luminosità influenzi negativamente il tono dell’umore; è un problema riscontrato anche nel carcere di Bologna;va affrontato e risolto
- Le docce – dice Antigone, in maniera esplicita – sono in cattive condizioni (anche nel padiglione nuovo); Antigone cita il termine «muffe» non menzionato dalla Ausl (che pure prende atto di vaste infiltrazioni di acqua); i tre metri quadrati a persona sono garantiti ma …occorrerà riconteggiare tutto – come in tutta Italia – con il metro per garantirne 4
- Non sono disponibili spazi per la preghiera per non cattolici; particolare forse insignificante per la Ausl ma sottolineato da Antigone; particolare di estrema importanza per la gestione del clima interno, per attenuare tensioni e ovviamente per il semplice rispetto della libertà di culto sancita dalla Costituzione; in un carcere con maggioranza di popolazione detenuta proveniente da Marocco, Tunisia, Albania, Nigeria … ogni ulteriore commento è superfluo
- Campo sportivo e palestra sono inutilizzabili; e pure la cucina della sezione maschile; anche in questo caso alla constatazione deve fare seguito un provvedimento di bonifica della carenze con indicazione di tempi certi per la esecuzione
- Rilevazione di condotte autolesioniste e tentativi di suicidio: fondamentale l’impegno a monitorare; certamente traspare un impegno da parte della “organizzazione” (penitenziaria e Ausl) per prevenire gli eventi: efficaci paiono le misure adottate per la gestione delle lamette da barba e dei fornelli per cucinare; è altrettanto evidente che una politica di prevenzione va oltre l’evitamento della pronta disponibilità di mezzi efficaci per azioni autolesive e deve comprendere la capacità di monitorare le persone a rischio per adozione di misure alternative al carcere che rimane il luogo meno idoneo o comunque più difficile per un approccio sistemico alla prevenzione;
- Gli eventi registrati da Antigone sono assolutamente preoccupanti: autolesionismo 57 episodi
- Mediatori linguistici : zero ! Sarebbe utile sapere quanti erano i mediatori linguistici presenti nel mese di marzo 2020…
- Agenti di custodia: 233 presenti per un organico previsto di 269 ; sotto organico addirittura del 50% risulta essere il personale amministrativo; importanti questi riscontri registrati da Antigone anche perché condizioni di sovraccarico lavorativo del personale si riverberano negativamente sia sul personale che sul clima generale dell’istituto che è un ambiente, ovviamente, di vasi comunicati e non di isole separate l’una dall’altra
- POSSIBILITA’ DI COMUNICAZIONE CON L’ESTERNO: anche questo è un tema che l’Ausl sbaglia a trascurare; occorrerebbe ricostruire la situazione pre e post marzo 2020; se in Francia l’amministrazione ha concesso il telefono fisso in cella (mentre in Italia c’è un traffico di telefonini ormai recapitati anche attraverso droni !) occorre una riforma in materia di possibilità-libertà di comunicazione con l’esterno; questo sia per le carceri che per le REMS (su cui avemmo proposte da fare). Cosa sarebbe successo a Modena nel marzo 2020 se le persone detenute avessero avuto ampia possibilità di comunicazione con l’esterno? Si sarebbe potuta evitare quella che i dottor Petrella ha definito «la paura di fare la fine dei topi in trappola»; purtroppo siamo spesso ridotti agli “interrogativi del giorno dopo”
- Non si comprende né dal rapporto Ausl né da quello, ben più esaustivo di Antigone, se nel carcere Sant’Anna esistono refettori o si mangia in cella (alias “camere di pernottamento”)
Nella foto: porta e serratura ex carcere femminile Le Murate di Firenze