Modica, Nesbo, Robecchi, Sander e Triches
cinque recensioni giallo-noir di Valerio Calzolaio (*)
«Sangue e neve»
Jo Nesbø
(traduzione di Eva Kampmann)
Einaudi 2015
Oslo. Dicembre 1977. Olav Johansen è un ottimo killer dislessico, tenero e lucido come il burro, ben dotato d’innata attitudine alla sottomissione, innamorato della prostituta Maria, zoppa lentigginosa sordomuta. Barba, capelli lunghi e biondi, occhi azzurri, Olav legge comunque molto, vede tanti film, scrive adagio e parla poco. Una frana in aritmetica e come autista nelle fughe, negato per rapine, da 4 anni lavora per sir Daniel Hoffmann, che gestisce alla grande il mercato metropolitano di prostituzione e eroina. Ora gli ha chiesto di eliminare la stupenda bacata moglie Corina, zigomi alti, arruffati capelli biondi, labbra alla Bardot. Olav uccide prima l’amante, ma al cattivo non va bene. Olav si porta Corina nella segreta casa senza telefono né tv (ove di tanto in tanto riprende a scrivere la lettera per Maria e fa sesso) e va dal trafficante concorrente, il gioviale crudele grassone detto Il Pescatore (cui aveva ammazzato tre luogotenenti), insomma cerca di cavarsela mentre sta per arrivare Natale.
Il nuovo romanzo del celeberrimo scrittore norvegese 55enne Jo Nesbø è uscito contemporaneamente in quasi tutto il mondo: Leonardo Di Caprio e la Warner stanno comprando i diritti per il film, il bell’attore dovrebbe interpretare il protagonista sentimentale, quello che scrive benissimo pur con errori di ortografia e conosce pure la differenza fra T. S. e George Eliot, apprezzando la seconda. Lo stile è assolutamente diverso rispetto agli spietati complessi corposi precedenti: il movente della storia è ancora una volta l’amore, il breve secco svolgimento innova, insieme tragico e romantico. Il titolo (anche nell’originale) mescola appunto rosso e bianco, i colori di Olav che uccide come ama e racconta in prima persona. Curiosi riferimenti a Darwin per il valore emotivo delle espressioni facciali, anch’esse selezionate nell’adattamento evolutivo. Pochi pasti e tanto pesce.
Luciano Modica
«Piove cenere»
Todaro editore
214 pagine, 15,50 euro
Catania. Fine 2012. Lo studente 25enne Orazio Rapisarda viene pugnalato e inondato di acido in un tunnel, frequentava ambienti di destra. Il delinquente figlio del 72enne potentissimo ex senatore missino Ignazio Sanfilippo “il Duca” Rubini pensa a una storia di coca sparita. Il sostituto procuratore Biondi e il commissario Miceli indagano su centri sociali e sinistra estrema, ma nuove piste li portano al confine fra politica, imprenditoria e mafia. Pestano molti piedi, la storia si ingarbuglia e si intreccia con quella dei poteri forti e dei sentimenti familiari, corrono pericoli le figlie del Duca (promessa al delfino) e di Biondi. Un bel (secondo) romanzo per Luciano Modica: lì, sotto il vulcano, «Piove cenere» e si insabbia.
Karen Sander
«Muori con me»
(traduzione di Lucia Ferrantini)
Giunti 2015 (originale: “Schwesterlein, komm stirb mit mir”, 2013)
Düsseldorf. Autunno 2012. Forse saranno una coppia. Il fascinoso indipendente separato 50enne Georg Stadler, stimato commissario capo della Omicidi cittadina, è convinto che ci sia qualcosa di strano dietro il massacro casalingo della 43enne avvocatessa Leonore Talmeier, fra l’altro il lontano marito nemmeno sapeva che era nata di sesso maschile. Prova a coinvolgere nell’indagine anche la magnifica riccia rossa (con pelle chiara e occhi verdi) 30enne Elisabeth Liz Montario, ricercatrice esperta di omicidi seriali (in terapia di gruppo per un terribile oscuro passato), autrice di un noto saggio in materia, genio della psicologia criminale. In effetti, emergono precedenti morti connessi al caso e, purtroppo, altri se ne aggiungono, finte donne o intorno a Liz. Tanti, uno o una dietro l’altra/o. Forse la psicanalisi era stata solo un’invenzione di vecchi frustrati per curare donne che erano stati loro stessi a far ammalare.
E’ appena iniziata una serie già di grande successo, non solo in Germania (dove è uscito il secondo da qualche mese), i romanzi sono in prestigioso corso di presentazione in tutt’Europa. L’autrice usa qui un ennesimo pseudonimo: ha già pubblicato vari libri (romanzi gialli e storici), è stata traduttrice (inglese) e docente universitaria, vive in Renania con il marito. Il titolo tedesco dice più di quello tradotto, la narrazione è in terza persona varia (non sui cattivi) intervallata da notizie di giornale del marzo 1996 e, infine, del novembre 2012. L’esordio della coppia di protagonisti è un poco bulimico di decessi, anche se vanno a mangiare italiano (spaghetti, acqua, espresso) quando possono, fra l’uno e l’altro. Inevitabilmente, fra loro cresce del tenero, pur tra reticenze e pericoli.
Alessandro Robecchi
«Dove sei stanotte»
Sellerio 2015
Milano (Corvetto soprattutto). Maggio 2014. Il benestante incensurato portatore sano di guai Carlo Monterossi ha ideato il programma e prosegue la porcheria “Crazy Love” della Grande Tivù Commerciale, gran successo per rovistare fra il gossip della gente non famosa, “anche questo fa fare l’amore”, presentato dalla regina nazional-popolare trash Flora De Pisis. Compie gli anni e invita nella sua bella casa di tutto e di più. Capita alla festa anche uno strano giapponese che dorme lì con un grande bernoccolo. Dopo qualche peripezia, Carlo trova l’architetto 36enne Hideki Watabane morto nel bagagliaio dell’auto in garage, la propria casa rovistata e disastrata, la polizia curiosa. Fugge travestito da biondo con occhiali (e solita alta faccia da schiaffi), si nasconde da simpatici peruviani, che ascoltano l’Orquesta di Willie Colón. Continuano a succederne di tutti i colori, un giorno appare anche Marìa, stupenda ambrata clandestina ecuadoregna con occhi marroni e capelli caramello. Ed è tutta un’altra storia.
La copertina fa riferimento a emozioni musicali, il titolo a una canzone e a un verso di Bob Dylan, l’autore e il suo protagonista ne sono innamorati. Ce lo ricordano e illustrano a ogni nuovo romanzo o racconto, che nel frattempo migliorano sempre. Il protagonista ha validi comprimari, anche nel campo poliziesco e/o criminale, tutti raccontati in terza persona varia, con brevi esclamazioni in prima. L’acuto divertente giornalista e autore 55enne Alessandro Robecchi è nell’eccelsa squadra televisiva dell’ottimo Crozza, qui affina con equilibrio e intelligenza la professione di ironico romanziere noir. Si bevono Oban e rum, si mangiano ceviche e carapulcra, wow! Aleggia la dura realtà dell’Expo 2015, già raccontata nei molteplici valori e limiti, perfetto per il semestre che ci accingiamo a vivere. E davvero ci vorrebbero architetti democratici capaci di occuparsi dell’urbanistica della repressione e di trovare un sosia di Haru Harada! Stanotte sarei altrove!
Letizia Triches
«Quel brutto delitto di Campo de’ Fiori»
Newton Compton 2015
Roma. Marzo 1967 e autunno 1989. L’8 marzo 1967 era scomparsa una ragazzina di 10 anni, 22 anni dopo ancora nessuno l’ha trovata, il presunto omicida nel frattempo si è ucciso in carcere. Arianna era la figlia della ricca influente Iole del Gelso e di Matteo Baltusi, bel pittore famoso. Già da 4 anni Matteo era andato a vivere con l’artista e modella Tiziana Liso, tre anni prima era a loro nata Nina e c’erano tante aspre tensioni, famiglie e quartiere sconvolti dalla scomparsa di Arianna. Quindici giorni dopo in canonica si era spezzato l’osso del collo Padre Bonfante e cinque anni dopo anche Matteo era morto in un incidente d’auto. A fine 1989 il restauratore fiorentino Giuliano Neri viene chiamato per sistemare un affresco di Baltusi nella Cappella Del Gelso, mentre lavora si appassiona alle vecchie storie, con un giovane amico incappa presto e finalmente nel corpo della bimba strangolata, comincia a fare ipotesi e a cercare soluzioni interrogando quadri e protagonisti.
Letizia Triches è una docente e storica dell’arte, da dieci anni autrice di racconti e romanzi (già 4) di genere, capace di narrare acuti risvolti relazionali e individuali scelte criminali nel mondo di cui è competente e appassionata. Gli aspetti psicologici, riferibili alle esperienze personali vissute da alcuni dei protagonisti (anche nelle loro opere d’arte), sono fondamentali per risolvere i “gialli”. Non a caso sceglie periodi senza sofisticherie scientifiche (anche se l’astrofisica aiuta). La magnificente Roma c’è sempre (anche ben inventando chiese in piazze che non ne hanno), spesso Napoli e Firenze. Qui la narrazione è in terza persona varia, privilegiando i due occasionali investigatori e l’uso della prima per i nastri registrati di Tiziana (che canticchia Cat Stevens e Gilbert O’ Sullivan). Attraente l’osteria degli artisti. Non tutto fila, qualcosa appare troppo ingarbugliato per rispettare le “regole”, comunque si legge bene.
(*) Le recensioni di Valerio Calzolaio negli ultimi 15 anni sono state pubblicate sul settimanale «Il salvagente» che ha dovuto sospendere l’uscita in edicola; lui però continua a inviarle in attesa di altre formule…