Mondi paralleli: storie di fs dal libro al film
Popolo del pianeta (ed eventuali umanoidi di galassie lontane) vado a parlarvi di un libro interessante ma prima vi tocca un cappello, una introduzione, un brodino in prima persona.
Se siete cinefile/i nonché appassionate/i di (buona) fantascienza vi immagino in preda, come capita a me, a una perenne attesa quasi sempre frustrata: ogni volta che un film – magari di un buon o di una buona regista – fa i conti con Dick, Asimov, Lem sarà la solita fiera di effetti speciali o si salveranno anche i contenuti?
So bene che ogni tradurre (in altri linguaggi) è sempre anche un po’ «tradire» e infatti qui non ragiono di fedeltà all’opera ma solo di portare altrove, in mondi paralleli per così dire, una storia e i suoi contenuti profondi: in un’altra lingua certo (lo schermo sta alla pagina come un canguro alla tabellina del 7 o a un’albicocca) ma senza che quasi tutto si perda. Se quasi sempre la mia attesa si traduce in delusione o persino disperazione, dovrei chiedermi se è colpa solo della recente (relativamente) dittatura degli effetti speciali. D’accordo, me lo chiedo e mi rispondo subito che non dev’esser a causa solo dell’effettismo-specialismo-bum-bum visto che anche in un passato più povero di mezzi il rapporto tra fantascienza e cinema è stato pessimo facendo naufragare registi “visionari” quanto bravi.
Cosa si salva ? Considerando 100 anni e più di cinema, per quel molto che ho visto fra schermi e vhs-dvd, io giudicherei ottimi 5 film a star stretto e 15 a star largo. Paradossalmente è stato un certo cinema definito di “serie B” a riuscire almeno in parte dove fallivamo i grandi. E anche cattiva sorella tv ha qualche merito, se non altro per la serie «The Twiligh Zone» (da noi si chiamava «Ai confini della realtà»).
Adesso voi magari mi chiederete quali sono i 5 (o i 15) che salvo in serie A e quei 10 (o 20) che hanno fatto bella figura in serie B; ovviamente non ve lo dirò, in primo luogo perchè a volte sono uno stronzo ma soprattutto perché il “cappello” egocentrico termina qui e ora recensisco un libro assai utile per riflettere su – ma anche conoscere o richiamare alla memoria – film e sceneggiati che si ispirano (in modo più o meno dichiarato) a libri o racconti di science fiction.
All’inizio ho usato l’espressione «Mondi paralleli»: questo proprio è il titolo giustamente scelto dal trio Roberto Chiavini, Gian Filippo Pizzo e Michele Tetro per il loro volume (Edizioni Della Vigna: 532 pagine per 22,50 euri) con il sottotitolo «Storie di fantascienza dal libro al film».
Il trio ha lavorato sodo (e bene) con il risultato di 391 tra film e film-tv (soprattutto) con un po’ di telefilm e cortometraggi. In appendice due utili indici – dei titoli originali e degli autori/autrici – più una succinta bibliografia, molto specifica.
Come spiega nella breve prefazione Giovanni Mongini, mancava un’opera di questo tipo ed era importante che accanto alle analisi critiche del rapporto tra libro e film… ci fossero le trame, almeno per lettori/lettrici senza conoscenze e memorie illimitate.
Anche per chi ha visto molti dei film e letto molte delle opere originarie è piacevole rileggersi le 400 sintesi, fare confronti, giocare al «ce l’ho-mi manca» o al «guarda chi c’è» (quanti Verne, Welles, Mary Shelley, Matheson ma anche Wyndham, Finney, Bradbury…).
Le valutazioni del terzetto mi sono sembrate sempre calibrate oltre che documentate.
Immaginando due pubblici un po’ diversi (uno più di cinefili e uno fanta-fan) si potrebbero quasi compilare due liste di … «sorpresa-sorpresissima». A esempio scoprire che quelle schifezze viste al cinema erano tratte da opere buone o eccellenti (di Moorcock, di Varley, di Vonnegut) oppure che Fassbinder ha portato in tv «Simulacron 3» di Galouye. Magari non tutte/i sanno cosa c’è all’origine di «Il racconto dell’ancella» oppure hanno perso due eccellenti film francesi di Laloux in un caso disegnato da Topor e nell’altro sceneggiato da Moebius e Manchette. Nel mio caso avevo bucato, per fare un solo esempio, «K-Pax, da un altro mondo» e l’argentino «Moebius» (tratto da un racconto di Deutsch ma mixato con racconti di Cortazar): leggerne qui mi spingerà a recuperarli. Prendo atto che la serie «Flashforward» (tratt dal romanzo del qui molto amato Robert Sawyer) non è apprezzatissima da Roberto Chiavini; girano però opinioni diverse come quella (qui in blog) di Jolek, alias Fabio De Sicot.
Ho nominato all’inizio Asimov, Lem e Dick: guardate come sono stati trattati (male, salvo un paio di eccezioni). Nei 391 compaiono anche la mia amata Ursula Le Guin (ignoravo che nel 1980 fosse uscito un film tratto da «La falce dei cieli») e Sturgeon che resta in Italia il grande incompreso ma anche al cinema non ha lo spazio che meriterebbe… visto che il suo nome ricorre perlopiù nei telefilm. A proposito nell’introduzione si ricordano alcuni “furti” o «eredità inconsce» (quanto deve «Matrix» a Dick?); perchè allora non accennare alla sorprendente somiglianza dell’hollwoodiano «Et» con il delicato racconto sturgeoniano «Non aveva l’…» (noto anche come «Il giocattolo di Mewhu»)?
Infine i film italiani che al cinema come in tv non hanno fatto brutta figura. Se il pur bravo Petri ha snaturato (in «La decima vittima») Sheckley e se invece il mestierante Bava (con «Terrore nello spazio») ha sfiorato il capolavoro, spiace che si siano perse le tracce di due film interessanti – stando a quanto qui si racconta – come «Luci lontane» (da un romanzo di Giuseppe Pederiali) e «Paura sul mondo» (tratto da «L’uomo è forte» di Corrado Alvaro) ma soprattutto è un peccato che sia introvabile «Il tunnel sotto il mondo» ispirato all’omonimo racconto di Pohl, una delle vette della fantascienza sociologica (anzi della fantascienza e basta). C’è anche «La torta in cielo» – perché no? – tratto da Rodari: più favola che fantascienza ma le etichette son spesso opinabili e quasi sempre inutili.
Il libro è ben fatto e lo dico da Daniele Barbieri, appassionato di cinema, e da Dibbì (esperto di fantascienza). Ma, come qualcuna/o sa, sotto la mia ascella ospito (poveretto, non può pagarmi l’affittto) Severo De Pignolis che ogni tanto si sveglia e tiene fede a quel nome e cognome da pittima. E’ successo pure mentre recensivo questo – lo ripeto – buon libro. Gli lascio la parola: «Passi che nel libro manchi la scheda del film “Il pianeta proibito” che divenne libro come novelization, ma visto che si nomina il “Jekill” televisivo di Albertazzi, considero grave dimenticare l’ottimo film “Il testamento del mostro” di Renè Clair con il grandissimo Jean-Louis Barrault, pure ispirato al romanzo di Stevenson». Così parlò Severo e a me resta solo da riferire, chiedendo a Chiavini, Pizzo e Tetro un atto di intelligente espiazione: recuperare il film in qualche buona cineteca e vederlo con tutta la reverenza del caso.
Grazie per la bella recensione. “Il pianeta proibito”, in quanto novelization, non poteva starci. La scheda l’avevo fatta io, con riferimento a “La tempesta” di Shakespeare, ma poi l’abbiamo cassata, il rimando era troppo “a posteriori”. Per Jekyll, non appare praticamente nessun titolo. Lo recupereremo nel volume dedicato al weird. E ovviamente conosciamo “il trstamento del mostro”…
grazie Michele per me è ok (detto con la voce di Elliot Gould) ma Severo De Pignolis fa notare che a pagg 239-240 appaiono 42 righe di trama e commenti sulle 4 puntate di “Jekill”, regia di Giorgio Albertazzi; non le firma uno di voi tre ma uno dei collaboratori – ottimi, va sottolineato – del volume, in questo caso Enzo Verrengia. Il perfido De Pignolis (non io) aggiunge: “se Tetro non ci crede, gli posso mandare la prova via scanner”.
Per favore fate la pace: non ne posso più di tutta questa agitazione sotto la mia ascella
A chi passa di qui invece ribadisco. ottimo volume, non fatevelo scappare (db)
http://www.youtube.com/watch?v=Anl0nKLABWo diviso in 12 parti, c’è anche un remake del 2002, ma non l’ho trovato.
La falce dei cieli di Ursula Le Guin che citavi, supervisionato dalla stessa autrice.
Caro Pignolo de Severis,
considero Il Pianeta Proibito il film più pardigmatico della Sf, perché c’è TUTTO: esplorazione spaziale e civiltà perdute, ecologia e robotica, cibernetica e psicanalisi, umorismo e sentimento, musica elettronica eccetera, ma abbiamo deciso di non mettere le novellizazioni perché sarebbero state troppe (storie di FS dal libro al film e non viceversa!).
Quanto a Jekyll (che come Frankenstein è più horror che Sf) abbiamo deciso di mettere soltanto l’edizione televisiva perché è una variante decisamente fantascientifica. Comunque conosciamo benissimo Il Testamento del Mostro, infatti l’abbiamo citato regolarmente nel nostro precedente libro “Il grande cinema di fantascienza” apparso presso Gremese anni fa.
Mille grazie sia a Dibbì che a Daniele Barbieri per le belle parole sul nostro volume!
Dibbì e Daniele Barbieri ringraziano
forse Severo De Pignolis sarà contento, non lo so perchè ora (stremato dall’afa) dorme: ha litigato tutta la notte con l’altro inquilino (cioè il tipo che dorme sotto l’altra mia assssssssscella) cioè l’ornitorinco
quasi un calvario
db
@Danilo:
confesso che il rifacimento de La Falce dei Cieli era nei nostri rpogrammi (possediamo il film), ma è saltato per motivi banali: difetto di comunicazione tra me e il collaboratore e susseguente dimenticanza!
Ma il testamento del mostro non è di Renoir?
grazie Marco di aver beccato in fallo (frase inquietante, a esser freudiani) quell’antipatico di Severo De Pignolis. Ceeeeeeeeerto che “Il testamento del mostro” è di Renoir; può darsi che il noioso inquilino della mia ascella si sia confuso con Clair pensando a vari suoi film – muti e non – di sfumature fantastiche.
Però nessuno è immune da errori o refusi: io per esempio in qualche tag ho ribattezzato Pizzo come Pizzi. E mi scuso davvero.
Per finire con una sciocchezza detta dall’ornitorinco, cioè l’inquilino dell’altra mia ascella: proprio tre minuti fa un’amica mi chiede se X (altra comune amica, ottima persona ma ogni tanto noiosa ) ha una pala. Prima che io faccia in tempo a dire “credo di sì” si intromette l’ornitorinco: due refusi in 4 parole: sbagliato chiedere se “X ha una pala, in quanto “X è una palla”…
Ah, se sei appassionato di fantascienza (o di lynotipe) saprai dove trovare un libro volutamente pieno di refusi, anzi nel quale i refusi sono la storia. Vedo (grazie alla telecinesi) che stai scuotendo il capo e allora te lo dico: uscì su Urania come “L’angelico lombrico” – e poi forse con un altro titolo altrove – ed era scritto dal geniaccio Fredric Brown. Difficilissimo da tradurre ovviamente ma comunque gustosissimo. (db)