Monica Lanfranco: solo chi è etero parli all’infanzia
Succede che hai 14 anni, sei maschio e vuoi l’orecchino. Succede che, dopo molta negoziazione in famiglia, finalmente tu possa farti ai primi di maggio quel benedetto buco. Succede che il giorno dopo vai a scuola, e un paio di bulli ti bollano come frocio perché l’orecchino l’hai fatto a destra. Tu non lo sapevi, chissà perché avendo due lati sulla faccia uno deve proprio essere quello sbagliato, e peccato che in classe nessuno ti abbia aiutato, e la professoressa, pure lei, abbia confermato che sì, è proprio così, si sa che i froci l’orecchino se lo mettono a destra.
La storiella, privata e poco edificante è finita male: il ragazzino l’orecchino se l’è tolto, tanto era pesante la pressione su di lui. E si potrebbe terminare qui, rubricando l’episodio come ordinario sessismo e omofobia quotidiana. E invece no.
L’episodio non è recente, ma ve lo racconto lo stesso perché è accaduto a ridosso dello scorso Pride, e siamo a tiro anche quest’anno dei vari eventi. E’ accaduto a Genova, dove da molti mesi si succedevano incontri e dibattiti di avvicinamento all’evento. E siccome la scuola e la formazione sono i luoghi dove iniziare a smantellare il sessismo e l’omofobia le donne e gli uomini del comitato Genova Pride indicono un incontro alla biblioteca internazionale per ragazzi De Amicis con un’iniziativa di presentazione e informazione di letture a tematica glbt per l’infanzia. Due regine e due re, questo il titolo. Fra gli obiettivi dell’incontro presentare bibliografie che propongono testi di narrativa per l’infanzia e l’adolescenza con figure di giovani protagoniste e protagonisti libere dai tradizionali stereotipi femminili e maschili. L’incontro tra le Famiglie Arcobaleno e la biblioteca avrebbe rappresentato un’apertura importante al tema dell’omogenitorialità e dei valori affettivi presenti nell’omosessualità. Tutto procede bene fino a due giorni prima della data dell’incontro, quando ai giornali arriva una violentissima nota di Nicola Abbundo, capogruppo regionale dei moderati per il Pdl, che al grido di “Nessuno tocchi i bambini”, chiede a gran voce addirittura “l’intervento presso le competenti sedi Amministrative ed eventualmente Giudiziarie, onde apprestare la miglior tutela dei Diritti dei Fanciulli, in ipotesi coinvolti, anche alla luce della corrispondente convenzione ONU del 1989” (le maiuscole sono sue è ovvio – db).
Il comunicato di Abbundo è un crescendo di preoccupazione e allarmismo: “A quanto pare, senza nessun tipo di scrupolo nè tantomeno del semplice buon senso, gli organizzatori prevederebbero di ospitare dei minori affinchè questi inventino favole a tematica omosessuale. E’ quanto mai singolare che la tanto millantata libertà educativa dei bambini venga declinata in senso unilaterale e controproducente oltre che contraria ai principi di natura. L’infanzia e l’adolescenza sono due momenti molto delicati per lo sviluppo psicofisico della persona e i genitori, gli educatori, le istituzioni e gli adulti in generale devono avere il massimo rispetto e la massima cura verso i minori: nessuno deve ‘toccare’ i bambini!”.
L’incontro ha comunque avuto luogo, con poche bambine e bambini e non numerosi adulti; la stampa è stata tenuta fuori, la polemica ha fortemente inciso sul clima generale. L’aria resta pesante a Genova. “Le bibliografie che abbiamo diffuso contenevano siti di informazione, curati da associazioni riconosciute e stimate, che lavorano anche in collaborazione con enti pubblici italiani ed europei. Affermazioni come quelle di Abbundo dimostrano i danni di questa censura”, ha dichiarato Lilia Mulas, portavoce Comitato Genova Pride.
Il coordinamento donne lesbiche di Genova, in una nota, invitò “tutte le associazioni genovesi glbt e non, a dare un segnale chiaro a chi vorrebbe imporre un unico modello di riferimento (bianco, cattolico, eterosessuale) sostenendo le iniziative del Comitato con la partecipazione attiva, perché non si tratta di un affaire genovese, ma di una questione nazionale che sta riportando l’Italia alla preistoria della democrazia. Riteniamo che educare i bambini di oggi, che saranno la società di domani, alla conoscenza e al rispetto di tutte le diversità sia un atto di estrema responsabilità da parte degli adulti”.
A un anno dall’episodio ancora si sta aspettando che il signor Abbundo si scusi.