Monsters & Aliens
di Fabrizio Melodia
Per questo “di Marte si parte” l’astro-filosofo invece che come critico si presenta come narratore. Di che genere? Io direi politicamente e ironicamente scorrettissimo, dunque in piena coerenza. (db)
“Buongiorno, ha già compilato il modulo preselettivo?” chiese la commessa dai lunghi capelli castano scuri a boccoli e occhiali neri sul nasino.
“Quale modulo, mi perdoni? Mi sono trovato qui senza una apparente spiegazione, sono stato strappato dal mio giaciglio da un gruppo di energumeni con maschera bianca da giocatori di hockey e portato qui contro la mia volontà. Le sembra possibile per uno come me?” disse l’individuo dal lungo mantello nero e rosso, elegantemente chiuso da una fibbia d’oro massiccio, lavorata a forma di dragone romeno.
I canini allungati dell’uomo dalla carnagione marmorea apparivano senza orpelli dalle labbra esangui, mentre la bocca si atteggiava a una mal celata stizza. Dall’alto della sua ragguardevole statura, l’ultimo rappresentante della sua stirpe non riusciva a capire cosa stesse succedendo.
“Guardi, come vede ci sono già una ventina di persone in attesa del loro turno. Abbiamo un oceano nero di disoccupazione e di altra immondizia sociale da smaltire, purtroppo non possiamo mandarvi agli inceneritori, l’hanno proibito per legge dopo che i nazisti, o chi per essi, bruciavano a tutto spiano libri e quanto altro. Quindi mi faccia la cortesia, visto che non voglio farle rifare la fila e costringerla a ripropormi la sua brutta faccia da morto che cammina, le compilo io il modulo 359/sost per la presentazione della domanda di collocamento. La nuova riforma governativa è davvero una ghigliottina senza precedenti, abbiamo dovuto assumere stagionali con contratto a chiamata per reggere la mole di lavoro. Allora, vuole essere cosi gentile da dirmi il suo nome?” rispose con tono stizzito l’impiegata dalla scrivania stracolma di penne, matite, gomme da cancellare, timbri di varia dimensione, pc portatile e stampante laser di terza mano.
“Mi perdoni, signorina…?” insistè l’uomo pallido cercando di trattenere la rabbia, ma avrebbe voluto morderla sul collo con tutta la foga di cui era capace.
“Signora Lucilla Coriandoli, impiegata di terzo livello presso l’ agenzia per il lavoro Monsters & Aliens, iscritta con il numero di registro 666/B, in base alla legge 22/2222 del 22/11 etc. Risponda correttamente al modulo, lo compiliamo ora via web, in modo da sveltire le pratiche per la sua accettazione alla nuova collocazione. Ha capito tutto?” rispose puntigliosa la signora Coriandoli.
“Signora Coriandoli, come mi sembra di averle or ora esplicitato, temo sia sorto uno spiacevole quanto macroscopico equivoco. Io non ho bisogno di una nuova collocazione, non voglio abbandonare casa mia e tantomeno il mio impiego, se così può essere definito. Sono pienamente giustificato a esistere, anzi, ho impegni urgenti da sbrigare, quindi se non le dispiace, la nostra piacevole ma surreale conversazione è giunta al termine. Se non le spiace…” replicò l’uomo mantellato, il quale fece il gesto di alzarsi dalla scomoda poltroncina e avviarsi verso un’uscita che nemmeno conosceva.
Due individui vestiti di tute nere e con una maschera da hackey bianca, armati di manganelli elettrificati, si avvicinarono prontamente, silenziosi come un sussurro.
“Signora Coriandoli, questo individuo le sta procurando problemi?” chiese la prima guardia a destra, puntando il manganello verso il signore pallido.
“Si, costui non vuole sottoporsi al trattamento obbligatorio previsto dalla riforma e assoggettarsi a compilare il modulo. Potete farglielo capire voi, ragazzi?” puntualizzò la signora Coriandoli.
“Non c’è problema, sono disponibilissimo a sottopormi a tutte le vostre richieste, vorrà dire che posticiperò i miei impegni della giornata, niente di impossibile. Allora, dov’è questo modulo da compilare?” esplose con solerzia l’uomo pallido.
“L’aiuto io a compilarlo, basta che ci sbrighiamo che le altre persone aspettano. Dunque mi vuole cortesemente declinare le sue generalità? Nome e Cognome, intanto, tanto per farla facile?” chiese impettuta la signora Coriandoli.
“Il mio nome è Vladislav Drakulia, ma sono conosciuto anche come Vlad Tepes l’Impalatore, Voivoda di Valacchia e comunemente con il mio titolo nobiliare, Conte Dracula”.
“Era ora. Professione?”.
“Vampiro”.
“Agente delle tasse?” chiese dubbiosa la signora Coriandoli.
“No, le ripeto, sono un vampiro. Della vecchia scuola, se può esserle utile. Vivo in un antico maniero ristrutturato secondo normative europee di bioedilizia, dotato di tutti i confort ed energie alternative, ho speso una fortuna ma sono più che soddisfatto. Inoltre mi trasformo in lupo, in pipistrello e in nebbia, succhio il sangue per vivere, sono pressochè immortale a meno che qualche imbecille di turno non m’infili un paletto di frassino dritto nel cuore, oppure bruciandomi o esponendomi alla luce del sole. Ah dimenticavo, detesto, aborro e schifo l’aglio in tutte le forme e varianti. Una volta ho succhiato il sangue a una sedicente vergine che aveva appena mangiato il pasticcio di aglio e cipolle. Credevo di morire intossicato, parola mia” puntualizzò Dracula.
“E così lei sarebbe immortale? E beve solo sangue di donna vergine? Di segno o fisicamente?”.
“Guardi, signora Coriandoli, secondo la tradizione di noi Voivoda di Valacchia vampirizzati, dovrei abbeverarmi solo al sangue puro delle vergini, magari pure un poco indietro nella fermentazione, non se mi spiego, purtroppo qualcuno mi accusa di atti pedofili, niente di più lontano dalla verità. Purtroppo di questi tempi mi sono dovuto accontentare di annate e tipologie diverse, altrimenti sarei morto di fame o peggio, avrei fatto sesso non sicuro. Se può non scriverlo mi farebbe una cortesia, dovrei mantenere un alto lignaggio” precisò Dracula.
“Mi faccia capire meglio. Ha una lunga esperienza di succhiasangue, terrorizza le persone, soprattutto giovani e vergini, entra ovunque come nebbia e le fa schifo l’aglio? Qui la situazione è complicata, però abbiamo quasi finito e il Ministero mi farà pervenire in tempo reale dove posso collocarla, magari facendole fare un corso a sue spese. Sa, con i tempi di austerity che corrono, mica il governo può investire sulla manodopera, le pare?” affermò la signora Coriandoli.
“No, di certo. Io investo solo sul mio gregge. Che vuole, di questi tempi, è raro trovare qualcuno che abbia voglia di investire sulla persona, io invece sono illuminato, mi procuro sempre materia nuova, alcune le istruisco e altre le metto nel calderone. D’altronde la materia prima scarseggia e io non posso di certo permettermi di non farlo. Mi dica, allora, cosa vuole sapere?” chiese Dracula.
“Ha acerrimi nemici da cui deve dipendere? Ha la previdenza sociale e sanitaria? Ha dipendenti al suo servizio? E’ in pari con il pagamento di tasse e utenze varie?”.
“No, niente di tutto questo, a parte il signor Van Helsing che ogni tanto torna a seccarmi nelle vesti di qualche suo discendente. Un certo Blade, poi, uno sporco mezzosangue che avrebbe l’ardire di portarmi via il lavoro, ha tentato più volte di stanarmi, uccidendo i miei vicari. Però il diacono Frost è stata una pedina sacrificabile, quindi come vede, non ho più nessuno alle dipendenze. Nemmeno gentili donzelle, le assicuro” rispose il conte Dracula.
“Bene, signor Dracula. Ho inviato direttamente il modulo compilato e il ministero ha già risposto, deve andare nella seconda porta a destra, lungo il corridoio che vede lì davanti. Ah, se deve andare in bagno, la prima porta a destra, dopo potrebbe non essere fortunato. Le hanno trovato una nuova collocazione nel cinema, penso controfigura per le animazioni in CG. Per ora il contratto è a prestazione ma non dubito potranno fare per lei una buona eccezione, vista l’esperienza. La ringrazio di essersi rivolto alla nostra agenzia. Prego, avanti il prossimo” chiamò la signora Coriandoli.
“Cosa? Ma è ammattita, io non vado da nessuna parte, se non a casa mia, non ho nessuna intenzione di coprirmi di ridicolo, ma dove siamo, al supermarket?” s’infervorò Dracula, subito neutralizzato dalle guardie mascherate, le quali affondarono nelle sue carni i manganelli elettrificati, i quali procurarono evidenti dolori al Voivoda di Valacchia.
Una figura in abiti distinti, alta e muscolosa, poco più che trentenne, si avvicinò al conte vampiro, apostrofandolo in modo affabile.
“Conte Dracula, mi rincresce che non le avessero spiegato bene la situazione. Mi permetta di presentarmi, sono il direttore Uriel, responsabile nazionale di questi luoghi. Devo dedurre che lei non era assolutamente a conoscenza del decreto legge che la signora Coriandoli le ha citato, giusto?”.
“Assolutamente no, non ho saputo di nessuna legge del diavolo, voglio solo andare a casa” rispose Dracula, devastato dai forti dolori procurati dai manganelli.
“Il Governo, votato dalla maggioranza, ha deciso di prendere seri provvedimenti in fatto di taglia alla spesa pubblica, purtroppo senza grandi risultati per la popolazione. Allora, per diminuire le sofferenze di tutti, si è prodigato in un’impresa per il Bene Comune, che sicuramente non ha precedenti nella Storia. Ha decretato di togliere i sogni” spiegò il direttore Uriel.
“Cosa significa? I sogni? Significa che io…” balbettò Dracula.
“Lei, conte Dracula, non è altro che un sogno, fatto carne e sangue grazie alla penna e ai fogli di qualcuno che ha voluto ricordarla e narrare le sue gesta. Cosi per tutte le altre creature che sono qui, che noi dismettiamo, licenziamo, aiutiamo a inserire volenti o nolenti nel nuovo circuito preparato per loro, di solito turismo o spettacolo, visto che persone chiedono solo pane e giochi. Nel peggiore dei casi terminiamo. Rimuoviamo fisicamente il sogno. Con ogni mezzo a nostra disposizione. Questa operazione ci costa meno che un nuovo inserimento alla fine, abbiamo già avuto modo di verificare, ci tocca sempre passare alla Rimozione. L’impresa è titanica, ma ci siamo organizzati bene, rispondiamo a tutti i migliori standard europei, solo l’Unesco si è opposta al progetto e i maledetti rompicoglioni scassacazzi che rispondono al nome di platonici. Quelli non sono personaggi di fantasia, ma hanno contribuito a ricordarne pure troppo, pensi che vorrebbero il ribaltamento dello status quo, l’abbandono di ogni guerra e religione, di ogni profitto dei pochi a scapito dei molti. Alcuni propongono il congelamento del debito pubblico, per analizzarlo e togliere le speculazioni bancarie e altre menate. E’ inaudito, non le pare? Pensi poi che nomi assurdi assumono, qualcosa tipo Scintilla, Libero, Comunardo, Avanti, Ribelle. Le pare? Questi sogni li abbiamo già rimossi con successo, non ci daranno più problemi, per altri sarà un po’ più lungo e complesso, ma entro l’anno dobbiamo tassativamente finire, pena immani sanzioni” puntualizzò il direttore Uriel.
“Voi siete pazzi, non potete farlo. Sapete cosa significa, se tutto questo è vero?” ringhiò Dracula.
“Certo, rendiamo più felice l’umanità, le rimpinguiamo la vita con dei veri sogni, prodotti reali non porcate, come lei, conte Dracula. La gente deve sognare cellulari, tablet, pc nuovi, auto nuove ogni anno, supermercati stracolmi di ogni genere e necessità. Devono sognare il mercato, devono amare il bene supremo della Finanza. E voi sogni sarete inseriti in questo splendido meccanismo, attraverso il Trattamento Pubblicitario e Marketing Intensivo. Ma se lei preferisce essere Rimosso…” replicò allegramente il direttore Uriel.
Dracula non rispose più a nulla, ma si avventò contro il direttore Uriel, finendo intercettato dalle abili mani delle Tute Nere, i quali lo colpirono violentemente più volte, immobilizzandolo poi con catene robuste.
“Questo è un altro che va in Rimozione? Sono troppi, direttore Uriel, qui il programma di rieducazione va a farsi benedire!” disse una Tuta Nera.
“Lei non è pagato per pensare, solo per eseguire. Lo porti nell’Altoforno, regoli la temperatura come da protocollo e si assicuri che cessi di esistere, poi mandate la squadra Omega a ripulire le sue scorie, non deve rimanere nulla. Ah, avverta anche il direttore dei mass media statali, il signor Ricordi, è necessaria un’operazione di lavaggio a 60 gradi. Si muova!” ordinò il direttore.
I passi nel corridoio risuonarono ritmici, veloci e cadenzati quando le guardie si allontanarono con il corpo immobilizzato del conte Dracula. Persino le Tute Nere, il corpo scelto delle Guardie dell’Austerità, ogni tanto si ponevano domande e molto spesso preferivano non darsi risposte.
“Signor direttore, che brutti tempi che corrono! Posso proseguire con il mio lavoro?” domandò la Coriandoli.
“Certamente, signora Coriandoli. Mi tenga informato su ogni sviluppo, io sono qui nel mio ufficio, a coordinare tutte le operazioni. Mi chiami senza indugio, se ha bisogno” rispose caldamente il direttore Uriel, allontanandosi poi dalla postazione.
“Avanti il prossimo. A chi tocca? O mio dio, e questo cos’è?” chiese la signora Coriandoli.
Si era avvicinata una strana creatura, il cui corpo era quello di un gigantesco lumacone nero traslucido, dalla testa oblunga senza occhi, coperti come da una corazza, le due bocche si aprivano e richiudevano, le zampe artigliate parevano aver bevuto molto sangue.
“Bene, cominciamo. Nome e Cognome, per favore?” domandò la signora Lucilla Coriandoli.
Furono le sue ultime parole, le zampe artigliate della creatura si mossero rapide nella sua direzione, affondando profondamente e trapassandola da parte a parte. La alzarono poi dalla sua postazione, mentre il sangue e altri liquidi presero a vomitare dalla bocca aperta della signora Coriandoli, la quale poi terminò definitivamente il proprio impiego strappata in due tronconi, i quali finirono scagliati in direzione opposte, imbrattando ovunque.
Le Tute Nere accorsero numerose con l’artiglieria pesante e raffiche di mitragliatrici al plasma inondarono il posto, mentre la creatura ne uccideva a bizzeffe, con un non meglio precisato sorrisetto stampato sulle sue due bocche dentate.
La zona venne isolata immediatamente con paratie di acciaio rinforzato, mentre all’interno la lotta impazzava fra sangue, urla e squartamenti.
Il direttore Uriel tirò un profondo respiro, un misto di rassegnazione e evidente stanchezza.
“Non impareranno mai, come trattare quelle creature. Era un Alien del pianeta Akron, purtroppo era ancora mezzo addormentato quando lo abbiamo portato qui. Come si suol dire, signori, si possono uccidere i sogni ma non gli incubi. Chi è il prossimo? Sostituisco momentaneamente l’addetto” disse il direttore, indicando i presenti.
Si alzò un uomo imponente, dai capelli a spazzola e grandi occhiali scuri, da sotto i quali s’intravedeva una luminosa luce rossa che doveva provenire da un occhio. Aveva movimenti abbastanza meccanici, si muoveva zoppicando un poco.
Poco male, avrebbero mandato a breve un nuovo impiegato per lo sportello numero 1 – pensò Uriel – nel frattempo si sarebbe divertito un poco anche lui, se lo meritava. Nel pomeriggio aveva un altro appuntamento improcrastinabile, doveva andare a risolvere il problema della palude, dove sarebbero sorti un complesso alberghiero, una stazione e binari dell’alta velocità con una torre alta duecentocinquanta metri, costruita dal miglior architetto a disposizione, affare lucroso da sbolognare a qualche riccone. Peccato che si era formata una protesta sonora e il suo vicario, il beota e avido Lord Farquad era rimasto vittima dei poco accorti e mal organizzati rivoltosi. Un orco e un asino si erano messi a capo della bagatella, l’avrebbe risolta al più presto, con l’uso della Legge e dell’Esercito.
L’uomo imponente dalla giacca in pelle borchiata si sedette di peso, la poltrona cedette ma la figura fu pronta a rialzarsi, scagliando poi lontano con un calcio l’oggetto ormai inservibile.
“Bene, allora, generalità e precedente occupazione, per cortesia” chiese il direttore Uriel.
“Questa unità è un T-800, modello di cyborg umano. Sono costituito da un endoscheletro in lega rinforzata e la mia coscienza risiede in un chip presente nella mia scatola cranica blindata. Sono programmato dall’intelligenza artificiale Skynet, per eliminare gli esseri umani prima che essi conducano il mondo a una distruzione mutua assicurata. Viaggio molto nel tempo a caccia dell’uomo che guiderà la Rivoluzione Salvifica” rispose l’uomo imponente, togliendosi gli occhiali e mettendo in luce la parte robotica rimasta scoperta dalla pelle mancante, a causa probabilmente di un colpo di arma da fuoco o da una bomba.
Perfetto – pensò il direttore Uriel – chiunque voglia impedire la rivoluzione è sempre il benvenuto nelle nostre fila, se mi gioco bene le carte, questo bestione lo riutilizzo per i nostri scopi.
“Bene, ottimo, un curriculum vitae davvero esemplare. Penso che per lei non ci saranno problemi di alcun genere, anzi. Per terminare il modulo, risponda a questa domanda: occupazione principale attuale?” chiese il direttore Uriel.
“Terminare” rispose con voce incolore il T-800, puntando il suo fucile fasato plasma calibro 40.0.