Morire di lavoro, ogni giorno
1 – le denunce di Carlo Soricelli; 2 – Cub e e Sgb: morti non casuali; 3 – a Pisa… 4 – lavoro: un morto ogni 15 secondi nel mondo
1 – I numeri falsi e gli ipocriti
Oggi sul quotidiano «il manifesto» appaiono nella pagina delle lettere queste parole di Carlo Soricelli (ma sul quotidiano il cognome è travisato in Asoricelli): «Si alza il coro degli scandalizzati perché ieri sono morti 4 lavoratori mentre è uno stillicidio giornaliero. Fra l’altro un terzo dei morti sul lavoro sparisce dalle statistiche».
Carlo Soricelli si riferisce a 4 morti più due feriti gravi nel bergamasco e in provincia di Verona. Gli ultimi (ormai penultimi) morti, senza nome su molti media, sono Francesco Gallo e Gaetano Cammilleri, operai di 61 e 56 anni a Naro nell’Agrigentino; Francesco Corica di Settimo Torinese, manovratore di 45 anni conto-terzista della Fiat di Mirafiori a Torino; un operaio della ditta Acciarri caduto in un silos a Comunanza (Ascoli Piceno).
E’ accaduto poche ore dopo l’invito del presidente della Repubblica Mattarella alle imprese a non imporre ai lavoratori condizioni molto (molto? Un po’ va bene?) al di sotto della sicurezza. «É inconcepibile che tra le vittime di infortunio sul lavoro ci siano ragazzi giovanissimi» ha detto Mattarella in un messaggio all’associazione delle vittime degli infortuni del lavoro (Anmil); ecco la traduzione “se sono vecchi o di mezza età ci può stare”.
MA I MORTI SON MOLTO DI PIU’. Lo ha ripetuto (il 30 agosto) Carlo Soricelli nel suo “Osservatorio Indipendente di Bologna morti per infortuni sul lavoro”.
«Chi legge superficialmente i dati dei morti sul lavoro entra in uno stato confusionale. Sono reali quelli dell’Osservatorio o quelli dell’INAIL che ha diffuso i dati degli infortuni dei primi sette mesi del 2017? A prima vista sembrano di più quelli dell’INAIL, ma occorre ricordare che quelle diffuse dall’INAIL sono denunce e non riconoscimento delle morti che analizzerà un secondo tempo. Dopo diversi mesi dell’anno successive ci accorgeremo che quelli riconosciuti come infortuni mortali sono mediamente il 30% in meno ogni anno. Resuscitano? No, è che tante di queste morti sono in itinere o di non assicurati all’INAIL, o in nero, oppure di agricoltori schiacciati dal trattore che sono ben 102 dall’inizio dell’anno e 505 da quando abbiamo come Ministro delle Politiche Agricole Martina. Comunque sempre meno di quelle di questo Osservatorio che monitora tutti i morti sui LUOGHI DI LAVORO da ben dieci anni. l’Osservatorio si occupa solo delle morti per infortuni e ne conta già 447 sui LUOGHI DI LAVORO anche quest’anno, e oltre 950 se si aggiungono anche i morti sulle strade e in itinere. Se si confrontano con quelli dell’INAIL occorre sempre ricordare che nei 591 morti per infortuni delle denunce pervenute all’INAIL ci sono anche i morti sulle strade e in itinere che sono ogni anno dal 50 al 55% di tutte le morti sul lavoro. Complessivamente nei primi sette mesi del 2017 avevamo superato gli 850 morti.
Ieri è morto Gilberto Imolesi Casadei di 55 anni che è deceduto dopo giorni di agonia cadendo da un tetto di un capannone. Poi sono morti altri due agricoltori schiacciati dal trattore anche ieri. Augusto Mariani è morto nella provincia Dell’Aquila, aveva 72 anni, mentre un 80enne è morto in modo così atroce nella provincia di Salerno. Mi chiedo e vi chiedo se questi lavoratori non devono essere considerati morti sul lavoro? Ne sono morti 12 di tutte le età negli ultimi 10 giorni. Il Parlamento, senza che nessuno si opponesse ha rinviato per l’ennesima volta una legge europea che obbliga a un esame a sottoporsi a un esame per avere un patentino per guidare questi mezzi mortali. la legge è del 2002. Perché è stata rinviata ulteriormente? Non si sentono responsabili di questa strage i nostri parlamentari? E il Ministro Martina perché ha permesso l’ennesimo rinvio e non ha minacciato le dimissioni nel caso non venisse approvata? C’è da piangere vedere questo nostro pur amato Paese che viene governato da questa classe dirigente che non ha nessuna attenzione alla vita di chi lavora. Ma perché accade questo? E’ molto semplice: i lavoratori dipendenti pur essendo decine di milioni non hanno nessuna rappresentanza parlamentare. Un parlamento attento solo agli interessi delle lobby, che alla fine lo governano. Speriamo che nel prossimo ci sia una fitta rappresentanza del lavoro dipendente, di esigere d’inserirne tantissimi. Altrimenti niente voto. In parlamento non ci devono andare solo i rappresentanti dei più abbienti e dei professionisti della politica che un lavoratore non sanno neppure com’è fatto».
E di Soricelli vale leggere anche questo post:
Quanti sono i lavoratori italiani che muoiono di “karoshi”?
Unione Sindacale di Base, Federazione di Pisa: pisa@usb.it
2 – Lucca, tempo fa
Il comunicato di CUB e SGB sulla morte di due operai (Eugenio Viviani e Antonio Pellegrini) caduti – da 10 metri – da una piattaforma elevabile.
Le cadute dall’alto rappresentano il 30% delle morti sul lavoro e dei gravi infortuni che determinano invalidità permanenti e invalidanti. Non c’è niente di casuale nella morte sul lavoro. I nostri pensieri e la nostra solidarietà sono rivolti ai due operai morti a Lucca e ai loro familiari, ma allo stesso tempo forte è la richiesta che si faccia piena luce sulle dinamiche dell’accaduto. Urge conoscere la valutazione dei rischi, le misure di prevenzione correlate all’uso di piattaforme di lavoro mobili elevabili, i fattori di rischio, la portata e l’ inclinazione del terreno, il carico nominale, la valutazione di interferenze, tutti elementi che dovrebbero far parte di un documento di valutazione del rischio dalla cui analisi debbono partire le indagini della magistratura e le valutazioni del caso. Urge inoltre conoscere se la piattaforma fosse stata messa in commercio nel pieno rispetto sostanziale delle rigorose procedure di sicurezza stabilite dalla “Direttiva Macchine” e se fosse tenuta in manutenzione e verificata regolarmente da enti abilitati, secondo quanto stabilito dal Testo Unico sulla sicurezza. Urge infine conoscere se i lavoratori vittime dell’incidente fossero stati adeguatamente informati, formati e soprattutto addestrati sull’utilizzo della piattaforma elevatrice, secondo quanto stabilito dal Testo Unico sulla sicurezza e dal collegato Accordo Stato/Regioni, per chi utilizza questo tipo di attrezzature. Ma la sicurezza dovrebbe essere parte integrante dell’appalto, con controlli da parte della stessa committenza, soprattutto se si tratta di enti pubblici che in materia di salute e sicurezza dovrebbero essere da esempio. La promozione di eventi e festival, che ormai caratterizza l’offerta culturale e turistica dei comuni italiani, avviene troppe volte senza valutare con attenzione le condizioni di lavoro dell’appaltatore. Spesso i capitolati impongono tempi di realizzazione e mole di lavoro per le quali occorrerebbero sovente più lavoratori. Ma gli appalti sono costantemente costruiti al ribasso e a rimetterci sono gli operai, rischiando la salute e addirittura la loro stessa vita in condizioni di lavoro ben al di sotto degli standard minimi di sicurezza. Le morti degli anni scorsi nel montaggio dei palchi per i concerti hanno messo in luce una realtà fatta di sfruttamento e di scarse norme a tutela dei lavoratori e della loro sicurezza. Ma ancora piu’ gravi sono i procedimenti disciplinari in corso contro delegati e lavoratori che pubblicamente hanno denunciato le scarse norme a tutela della sicurezza ( in aziende pubbliche e private) per non parlare poi della depenalizzazione di numerosi reati, del resto gli interventi del legislatore negli ultimi anni sono stati solo funzionali ai datori di lavoro e alla loro impunità. Cub e Sgb chiedono che sia fatta piena luce e sia resa giustizia ai due lavoratori e ai loro cari. Allo stesso tempo urge cambiare rotta in materia di appalti perché la tutela della sicurezza non sia considerata un optional ma un elemento irrinunciabile, al pari della valutazione di orari e carichi di lavoro
www.sindacatosgb.it – pisa@sindacatosgb.it
3 – E a Pisa tempo fa…
Fabio Cerretani, l’ennesima vittima di un sistema di sfruttamento insopportabile.
Da anni denunciamo il progressivo scivolamento delle relazioni tra lavoratori e sistema imprenditoriale verso forme di nuovo servilismo.
Il castello di norme antioperaie costruito in questi ultimi 20 anni, dalla legge n. 196 del 24 giugno 1997, (conosciuta anche come pacchetto Treu) sino all’attuale Jobs Act, passando per l’abolizione dell’Art. 18 ha prodotto, oltre ad un impoverimento generalizzato dei lavoratori e ad un aumento della disoccupazione e della precarietà, anche un esponenziale incremento di infortuni e morti sul lavoro. I numeri dell’INAIL parlano chiaro: oltre 1.000 morti e un milione di infortuni ogni anno.
Tutta la retorica sulle riforme produttrici di sviluppo e progresso, diffuse da governi e sindacati complici, per giustificare il feroce attacco degli anni trascorsi, viene sepolta da queste impressionanti cifre.
Gli unici a progredire in questi anni sono stati i redditi dei padroni, dei manager, delle società che hanno comprato – grazie a Giunte e amministrazioni locali impegnate a svendere il patrimonio pubblico – servizi di pubblica utilità o che sono entrate nei consigli di amministrazione di società a controllo pubblico, trasformandole in luoghi di sfruttamento intensivo della mano d’opera, nel nome della “efficienza” della “produttività” della “competitività”.
Anche in questo caso nessuno ha notato miglioramenti nei servizi, ma solo aumenti delle tariffe, ruberie dei “manager” (vedi lo scandalo che ha recentemente coinvolto l’ex dirigenza Geofor), mala gestione.
Una vera e propria guerra contro i lavoratori, costata la vita questa volta a Fabio Cerretani, operaio di 54 anni morto mentre svolgeva il proprio turno di lavoro all’interno della Revet di Pontedera.
I lavoratori si sono fermati immediatamente, presidiando i cancelli dell’azienda ed esprimendo sgomento e disperazione per il compagno perso, ma anche rabbia per le scelte aziendali, improntate al dogma del massimo profitto, ben rappresentate dalle “esternazioni” dell’attuale Cda, che parla di “perdita di produttività” e organici in sovrannumero.
In questo clima generale di attacco sistematico ai diritti ed alla dignità dei lavoratori, la sicurezza diviene sempre più un “costo” da tagliare, a favore del controllo dei lavoratori, come dimostrano le esorbitanti spese per il sistema di sorveglianza interno ed esterno all’azienda di Pontedera.
Nel salutare con dolore Fabio, la sua famiglia e i suoi compagni di lavoro, la Federazione dell’Unione Sindacale di Base di Pisa si impegna nei prossimi giorni e per tutto il tempo necessario, a promuovere, affiancare, sostenere le lotte che saranno promosse per la sicurezza e la dignità dei lavoratori della Revet e di tutti i luoghi di lavoro presenti sui nostri territori.
4 – Lavoro: un morto ogni 15 secondi nel mondo, 2,78 milioni in un anno
da agenzia Dire
Il rapporto dell’Organizzazione internazionale del lavoro (Ilo). Aumenta il numero di morti sul lavoro: in un anno hanno perso la vita 2,78 milioni di lavoratori nel mondo, uccisi da incidente o malattia. Il cancro, la malattia professionale che più colpisce i lavoratori. I settori più colpiti: agricoltura, costruzioni e manutenzione
Aumenta il numero di morti sul lavoro: in un anno hanno perso la vita 2,78 milioni di lavoratori in tutto il mondo, una persona ogni 15 secondi, uccisa da un incidente o da una malattia. È quanto risulta dal rapporto dell’Organizzazione internazionale del lavoro (Ilo), realizzato in collaborazione con l’Associazione internazionale di sicurezza sociale e presentato a Singapore in occasione del XXI Congresso mondiale per la sicurezza e salute sul lavoro.
Ogni tre anni l’Ilo pubblica le stime mondiali relative alle morti sul lavoro: il numero è in aumento e se nel 2000 i decessi erano stati 2 milioni, tre anni fa raggiungevano i 2,3 milioni. Ad oggi il numero è salito a 2,78. La malattia professionale che più colpisce i lavoratori è il cancro, dovuto in particolare all’esposizione a sostanze come amianto, catrame, carbone. I settori maggiormente colpiti rimangono gli stessi rispetto agli anni passati: agricoltura, costruzioni e manutenzione.
In Europa le morti sul lavoro sono state 200 mila mentre in Asia hanno raggiunto 1,5 milioni. L’Ilo stima che non applicare le norme di sicurezza e salute sul lavoro, ha un costo pari al 4 per cento del Prodotto interno lordo mondiale ogni anno (quasi 2.500 miliardi di euro). Inoltre, secondo l’Associazione Internazionale per la Sicurezza Sociale se una società investe un euro nella prevenzione, il rendimento stimato dell’investimento è di più di due euro. (DIRE)
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LE FONTI DI QUESTO PICCOLO DOSSIER
testi ripresi da «Medicina democratica» e da «Redattore sociale»
IN “BOTTEGA” di Carlo Soricelli cfr anche Vademecum per evitare di subire un infortunio sul lavoro anche mortale e Al 21 agosto in Italia sono 431 i morti sul lavoro del 2017 ma…