Morire per il freddo a Roma
di Gianluca Cicinelli
Ieri, lunedì 14 marzo – nella Capitale d’Italia, capitale di uno degli Stati che fanno parte del G7 – l’ultimo morto in ordine di tempo, 9 dall’inizio dell’anno, il quarto in meno di una settimana. Le temperature fortemente abbassate in questi giorni all’origine dei decessi, insieme alla mancanza di interventi istituzionali coordinati. Questa volta si tratta di un uomo di circa 50 anni, di origine africana, trovato senza vita nei giardini della Casa del Pellegrino nel complesso del Santuario della Madonna del Divino Amore a Castel di Leva, periferia romana. Era in maglietta senza alcuna giacca indosso.
Poche ore prima un altro decesso a Ostia. Qualche testimone ha detto di averlo visto di solito dinanzi all’ufficio postale, dove si era ricavato un giaciglio di cartoni e coperte sulla strada e dove non ha superato la nottata di gelo. Lo hanno ritrovato venerdì scorso, intorno a mezzogiorno. Di sicuro c’è che era un invisibile, morto per freddo. Mercoledì scorso un altro senzatetto è morto invece, sempre per il freddo, in pieno centro, a piazza della Repubblica. Sempre mercoledì scorso altro marciapiede e altro morto per freddo, sempre in pieno centro, in via Amendola.
Neanche la dignità di un nome, una derubricazione da essere umano a cosa vivente che fa spavento, più della morte stessa. E’ come non aver vissuto, non avere una storia, aver passato gli ultimi anni della propria vita soltanto a cercare calorie per alimentare il corpo finchè questo ha retto. E’ più dignitosa la vita di un pesce rosso imprigionato in una boccia d’acqua, stesso rumore di fondo nelle nostre vite, ma con qualcuno che almeno una volta al giorno si cura di guardarlo.
Indignazione? Rabbia? Sconcerto? Niente di tutto questo salverà la vita ad altri senzatetto che moriranno nelle prossime ore. I volontari fanno quello che possono ed è tanto. Se chiedi al Comune la risposta è che stanno organizzando un tavolo per risolvere il problema entro il 2030. Almeno quest’anno comunque sono state aperte le fermate della metropolitana, ma possiamo accontentarci?
La verità è che, a parte le falle istituzionali, molti senzatetto non sanno nemmeno che potrebbero avere un qualche soccorso, senza un monitoraggio del territorio che vada da loro costantemente. Senza un coordinamento delle forze di polizia sul territorio che segnalino le emergenze alle associazioni altri moriranno e domani scriveremo un altro pezzettino sul prossimo decesso per freddo.
Al termine di giornate convulse per l’emergenza in corso, tramite facebook sono entrato in contatto con Nella Converti, presidente della Commissione Servizi Sociali del Comune di Roma, una presenza importante per la sua attività contro il degrado nei territori periferici, a cui ho chiesto cosa stava facendo il Comune per impedire queste morti annunciate.
Questa la risposta, per cui la ringrazio.
«ll Comune dovrebbe dire che non sono morti di freddo ma per una responsabilità che ha chiunque abbia fatto politica in questi anni, me compresa. Me per prima.
L’assessorato ha avuto tre settimane per creare il piano freddo. Siamo a circa 450 posti rispetto ai 95 dello scorso anno. Luoghi piccoli, diffusi, aperti grazie al lavoro in sinergia con i municipi e le associazioni. In accordo con Regione e le Asl è stata data la possibilità di ricevere il vaccino e tampone in ingresso. Prevista l’accoglienza dedicata a donne e trans e in alcuni luoghi anche la possibilità di ospitare i cani. La sala operativa sociale e le associazioni lavorano senza sosta.
Ma purtroppo non è assolutamente sufficiente. L’apertura di nuovi posti non si è mai fermata ed è un’estenuante corsa contro il tempo. Tutto ciò, ripeto, non è sufficiente. Di emergenziale nel calo delle temperature c’è poco. L’unico approccio emergenziale è quello che si è sempre avuto nelle soluzioni date. Serve un piano di accoglienza e inclusione e ci stiamo lavorando. Non può che essere un processo collettivo che è già partito e coinvolgerà tutti i soggetti che si occupano di questo tema. Senza dubbio è necessario il contributo di tutti coloro i quali in questi anni si sono occupati a vario titolo del tema. Vorrei tanto averla la soluzione ora. Quella Immediata. Posso assicurarti che sentirsi responsabile per ogni nome letto sui giornali, per ogni “senza nome”, è terribile».