Mutanda day, finalmente
di Bozidar Stanisic
Non solo in questa occasione, cioè del «mutanda day» – la giusta protesta contro la tassa razzista ai rinnovi e rilasci dei permessi di soggiorno – mi sento quasi a disagio: in quell’ormai lontano 2006 sono stato uno dei pochissimi immigrati che criticarono l’atto del governo Berlusconi di aumentare le spese per il rinnovo e per il rilascio dei permessi di soggiorno. Ricordo bene che i quotidiani italiani (inclusa l’appendice settimanale de «La Repubblica» che si occupa di immigrazione) registrarono con la consueta freddezza questa “novità”. I titoli degli articoli, più o meno, erano questi: «L’immigrato va alle poste». Certo, mancava qualche commento sulla mancanza quasi assoluta dell’empatia delle forze politiche dell’opposizione. E l’immigrato andò alle poste il primo anno, il secondo, il terzo e…
Dopo sei anni, l’immigrato scende in piazza.
La morale sarebbe: doveva scendere in piazza molto prima? Oppure: Meglio tardi che mai?
Certo, meglio ora che mai… Per mandare le sue mutande a chi intende aggiungere un’altra tassa sul rilascio dei permessi, volendo che i cittadini italiani ricordino che «mentre la crisi economica e finanziaria sta avanzando con licenziamenti, cassa-integrazione, sfratti e con oltre 2 milioni di disoccupati, i cittadini immigrati e le loro famiglie sono vittime ancora una volta della tassa razzista sui rinnovi e sui rilasci dei permessi di soggiorno. Questo nuovo atto discriminatorio è opera degli (ex) Ministri Tremonti e Maroni ed è entrato in vigore il 30 gennaio scorso».
I cittadini italiani (voglio solo rinfrescare qualche strato della memoria comune) non dissero quasi nulla sulla legge delle impronte digitali per gli immigrati (quindi, tutti gli immigrati risultavano potenziali ladri ed assassini); i cittadini italiani preferirono tacere anche nel momento in cui il governo di Berlusconi, spinto dalla Lega nord, confermò la legge sul permesso a punti; i cittadini italiani non si accorsero che solo due giorni dopo l’inizio del vigore di questa legge, il 14 novembre 2011, con la nomina del governo Monti incominciò la fase ufficializzata della “vita a punti”. Certo, cosa sono due giorni di distanza fra la nomina del nuovo governo e una legge su cui sudava il fiore dell’intelligenza politica leghista spendendo l’intera energia del suo atavismo “culturale” per peggiorare la vita dell’immigrato anziché cercare vie per uscire dalla crisi. Ora siamo dove siamo, con le sottili speranze che non venga dimenticato il berlusconismo con la sua leva leghista che da sempre si appoggiava sul terreno dell’immigrazione, con gli evasori fiscali e chi derubava lo Stato…
Il governo Monti capirà il messaggio delle mutande? In fondo le mutande – sia degli immigrati che degli italiani – una volta liberate dai corpi non sono oggetti facili da riconoscere. Almeno che siano la metafora giusta dei nostri giorni e della vita a punti. Ma pure il simbolo dell’invito al ritorno del dialogo sulla giustizia sociale e alla cultura del dialogo senza pregiudizi nei riguardi di chi è diverso.
UNA NOTA
L’articolo di Bozidar Stanisic si riferisce alla protesta (delle mutande appunto) contro il nuovo atto discriminatorio – entrato in vigore il 30 gennaio scorso – che parte oggi a Torino (ore 12, in piazza Castello sotto la prefettura) indetta da Usb migranti e Usb, Immigrati autorganizzati di Torino, l’associazione senegalese e l’associazione ivoriana di Torino/Valle d’Aosta, l’associazione Malagasy, Ghana Brotherhood Association (questi i primi firmatari ma l’elenco è lungo) che in un volantino scrivono: «Vogliamo ricordare che dal 2006 pesa sulla testa dei cittadini immigrati e delle loro famiglie una spesa di 72.12 euro per il rinnovo di ogni singolo permesso di soggiorno. Una cifra che, quando a richiedere il rinnovo o rilascio del permesso di soggiorno è una famiglia con più persone, sfiora o supera uno stipendio base o l’assegno sociale. Ma cosa fa il governo Monti di fronte a questa ingiustizia che una volta, in tempi non lontani, veniva chiamata “razzismo, discriminazione o apartheid”? L’unico atto del governo Monti è “Avviare una approfondita riflessione e attenta valutazione”. Cancellare questa tassa razzista è atto di civiltà che non può essere rimandata. (…) Ecco perché manifestiamo oggi con presidi in numerose città italiane con la consegna delle nostre mutande». Bozidar Stanisic lamenta il silenzio dei cittadini italiani contro una lunga serie di atti razzisti delle istituzioni: se intende la maggioranza dei nativi purtroppo ha ragione ma è corretto ricordare che una minoranza di noi indigeni “doc” da anni manifesta contro il razzismo (di Stato e a livello locale) delle destre e purtroppo a volte anche del centro-sinistra; proteste che i “grandi” media cancellano quasi sempre come pure censurano le azioni solidali o il lavorare insieme che nutre un anti-razzismo concreto, diffuso. In occasione del 1 marzo vale ricordare che in questo passaggio storico, carico di razzismi e ingiustizie, ci sono uomini e donne nate in Italia che qui si sentono stranieri. Ma forse anch’io sbaglio a sottolineare il luogo di nascita: siamo cittadine/i di un’altra patria che si chiama mondo, fratelli e sorelle di una sola razza che si chiama umana. (db)
Scusate, ma trovo molto di cattivo gusto questo mutanda-day, troppo simile ad analoga manifestazione di Giuliano Ferrara (le motivazioni erano molto diverse, però).
Detto questo io faccio parte di quello sparuto gruppo di italiani che a suo tempo hanno alzato la voce contro tutta una serie di assurdità legislative, a partire dalle impronte, passando per le nuove modalità di rinnovo fino alle novità introdotte dal cosiddetto pacchetto sicurezza, nel 2009, e non a dicembre 2011 (data in cui è entrato in vigore il solo regolamento attuativo, ma la legge c’era già da due anni). Bisogna poi tenere presente che un governo non può cancellare una legge del Parlamento, perché si tratterebbe di conflitto fra poteri dello Stato, e andrebbe contro la Costituzione. Probabilmente lo si poteva sospendere, anche se non so come (non sono avvocato…). La ministra Cancellieri ha sostenuto che sta lavorando a una modifica delle modalità previste per il rilascio e rinnovo dei permessi di soggiorno… Io incrocio le dita.
Per quanto riguarda la nota di Daniele sulle porcherie della sinistra, ricordo solo che Livia Turco, nel 2001 a Vicenza, da ministra della Solidarietà aveva solennemente promesso il voto agli immigrati. E chi l’ha visto?
ciao Mari
per mari:
gentile mari, lei forse abbia ragione parlando del cattivo gusto della scelta del nomen. però il nomen è la pura conseguenza del res. e l’ultimo è spietato da sè e in sè: il silenzio degli italiani, esclusi gruppi, movimenti, associazioni come è il caso del suo “sparuto gruppo” è stato quasi assoluto nei riguardi dei continui peggioramenti dello stato di cose nel contestp immigrazione. in qualche modo a ciò credo abbiano partecipato anche gli immigrati stessi, in maggioranza pensando che qcn altro (chi? quando? perche? basta notare l’rgomento che lei non per caso ha ricordato – la promessa del voto amministrativo…) ora, mutandaday – non mutanda day, nomen c’entra poco, anche se ci ricorda l’ipocrisia di quel, ormai mitico, voltagabanna ferrara. la crisi dovrebbe essere anche un’opportunità per cambiare lo stato di cose, incluso lo status degli immigrati. la ringrazio del suo intevento, a me molto utile.
però, oltre a Ferrara, mi ricordano anche i sanculotti