Nasce Ucronica. Prima storia: «L’oro di Napoli»
Diego Rossi sul romanzo di Donato Altomare
A novembre è nata “Ucronica”, la nuova collana di Delos Digital – diretta da Giampietro Stocco – e dedicata alla fantascienza delle “strade non percorse”. Una formula narrativa che risponde in modo realistico al suggestivo interrogativo: “come sarebbero andate le cose se un avvenimento storico decisivo avesse seguito una strada differente?”.
Giampietro Stocco è un maestro di storia alternativa. Nel suo dittico «Nero italiano» (2003) e «Dea del Caos» (2005) ripercorre il filone dickiano del famoso «La svastica sul sole» (The man in the high castle, premio Hugo 1963) presentando un’ucronia in cui in cui ipotizza che l’Italia fascista non sia mai entrata in guerra e il regime abbia proseguito integro fino al 1975.
Nella collana “Ucronica” da lui diretta, la prima prova spetta a una novelette di Donato Altomare, dal titolo accattivante «L’oro di Napoli». Pagine intense ricostruiscono il diario di un Risorgimento alternativo, in cui protagonisti assoluti diventano il Re Francesco II di Borbone e Vittorio Emanuele II, mentre restano sullo sfondo Garibaldi e Cavour. Viene presentato un modo nuovo di rivivere gli anni dell’unificazione e, durante la lettura, le fonti storiche si intrecciano con la fantasia. Nelle pagine emergono sfumature di contrasto, riflessi di luce e ombre, in cui il ruolo politico dei protagonisti si unisce al contatto emotivo e più personale. Il rovesciamento di prospettiva è funzionale allo stupore, all’ansia, alla commozione. I personaggi sono molti, lo stile è diretto, la storia incalzante, strutturata per fotogrammi di un passato immaginato, avventuroso, cinematografico. Un Sud ricco e un Nord in difficoltà, l’amicizia tra i sovrani e l’eroismo della gente del Regno delle due Sicilie e la misteriosa scomparsa dell’Oro di Napoli, il tesoro ambito oggetto di un incredibile intrigo. La sciagurata perdita dell’interesse economico mette in discussione la spedizione dei Mille, rinsaldando però l’amicizia, il patriottismo, l’amore di un’Italia diversa e idealmente unificabile nell’iperbole della generosità del sud.
Donato Altomare è un autore di talento, che rende in poche frasi la vividezza dei suoi personaggi, capaci di avvicinare il lettore grazie alla condivisione dei loro timori, quasi fossero consapevoli di dover riscrivere il loro destino. Mai una caratterizzazione prevedibile; ed è forse questo il segno distintivo dell’autore, quel suo saper cogliere la probabilità e non la certezza di un momento cruciale. I romanzi pubblicati da Donato Altomare ormai sono molti e importanti(*).
Fra le molte pagine intense de «L’oro di Napoli», una di quelle che mi ha colpito maggiormente racconta l’avvenimento in cui la storia si interrompe e l’ucronia ha inizio:
“C’era una pioggia torrenziale quella notte. Pareva che il cielo si fosse aperto e mandasse giù tutte insieme le lacrime dell’umanità. Faceva freddo. […]
Il generale stava per dare l’avvio all’operazione, quando una voce stentorea li fermò: – UN MOMENTO! – E davanti agli occhi sbalorditi di tutti, Francesco II si stava avvicinando con Maria Sofia, incurante della pioggia sferzante.
– Maestà, non è il caso…
– Decidiamo noi se lo è o meno. – Poi, rivolto ai soldati che si erano messi sull’attenti sorpresi dalla loro presenza, a voce alta per superare lo scroscio della pioggia disse: – Questa mattina avete tutti ascoltato il nostro proclama, con cui vi incoraggiavamo a dimostrare il vostro valore e a difendere la causa del diritto e dell’onore della Bandiera napoletana. Sono qui a chiedervi scusa.
Un mormorio di stupore si sollevò dai soldati. Il generale Bosco lanciò un’occhiata al brigadiere Marulli, che scosse il capo come a dire di non capire.
– Vi domando scusa perché chiedervi eroismo è come chiedere al sole di sorgere, come chiedere al vento di spirare. Siete eroi d’indole, la vostra presenza qui lo dimostra, nessuno avrebbe fatto nulla per impedirvi di andarvene. Ma voi siete qui, e nulla può il tifo, nulla i cannoni nemici, nulla le preponderanti forze che ci affamano. Mai un Re è stato tanto orgoglioso dei suoi soldati.
Iniziò prima piano, mormorato quasi sottovoce: – Viva ’o Re… viva ’o Re… – poi ai pochi si unirono tutti e la voce si fece più forte: – Viva ’o Re! – per diventare un grido all’unisono: – VIVA ’O RE! – Ci sentiranno! – esclamò Marulli. – Meglio. Penseranno che stiamo facendo baldoria e allenteranno ancora di più la sorveglianza. Fu la voce di Maria Sofia a risuonare: – Andate, e che Dio vi protegga. Qui saremo vigili a proteggere il vostro ritorno. La fanciulla sollevò un fucile al cielo. Un fulmine alle sue spalle a illuminarla. Fiera e bellissima mentre brandiva l’arma. Ancora un urlo dei cacciatori. Bosco ordinò d’uscire.”
Questa pagina precede la splendida caratterizzazione della giovane Maria Sofia di Baviera, ed è un invito a conoscere i dettagli di una notte piovosa e fatidica, perché se la capitolazione di Gaeta non avesse avuto luogo forse… tutto (o quasi) sarebbe cambiato. Si percepisce il richiamo ai ritmi e agli espedienti narrativi avventurosi.
Un’ultima riflessione sulla collana Ucronica. «L’oro di Napoli» apre la strada alla riscoperta di opere brevi di storia alternativa che hanno avuto notevoli precedenti, spesso trascurati. Forse i tempi sono maturi per rileggere opere come il bellissimo e struggente «The Lincoln Train», di Maureen F. McHugh, vincitore dell’Hugo nel 1995 e che purtroppo in Italia, fino ad oggi, ha avuto ingiustamente solo critiche poco entusiasmanti.
(*) Donato Altomare ha vinto due volte il premio Urania: nel 2001 con il romanzo «Mater Maxima», e nel 2008 con il romanzo «Il dono di Svet». Ha pubblicato oltre duecento storie, ma anche saggi e poesie. Ha scritto numerosi atti unici (teatro comico) andati in scena. Tra le pubblicazioni da ricordare anche: «Cuore di ghiaccio», La Vallisa, Bari 1989; «Dolcissima Roberta», Edirespa, Molfetta 1990; «La risata di Dio», Solfanelli, Chieti 1993; «L’Albero delle conchiglie», Milella, Bari 1994 (ristampato da Tabula Fati, Chieti, 2008); «Sinfonia per l’Imperatore», Elara, Bologna 2010.
Spendida recensione.
Quella pagina mi ha dato i brividi mentre la scrivevo e mi dà ancora i brividi mentre la rileggo.
Bravissimo Diego Rossi.
d.a.
Grazie Donato, questa pagina è scritta col fuoco e prelude a un momento cruciale e avventuroso, ma vogliamo parlare delle pagine immediatamente seguenti… Non potevo fare spoiler e svelare la scena del rientro sotto le mura, il cambio di prospettiva e la descrizione ammirata e commovente di Maria Sofia… E poi più avanti ci sono molte scene che mi hanno conquistato, con cambi di ritmo e splendide caratterizzazioni, e penso ovviamente alla banca e all’intrigo che hai immaginato. Davvero una lettura ricca di emozioni e sorprese.