Nel braccio della morte della California
di Fernando E. Caro
ripreso dal «Foglio di collegamento interno» (numero 199 del luglio- agosto 2012) del Comitato Paul Rougeau.
Il nostro amico e corrispondente Fernando Caro deve dar fondo alle sue riserve di ironia e di forza morale, e dominare i nervi a fior di pelle, per sopravvivere nel braccio della morte della California.
San Quentin, 30 luglio 2012.
E’ estate adesso. Questa mattina mi sono alzato piuttosto nervoso e stanco. Il mio sonno notturno è stato interrotto più volte a causa del rumore. Rumore delle porte metalliche sbattute e delle voci delle guardie che urlavano al punto che avrebbero svegliato un morto. Non stupisce che la testa mi sembrasse imbottita di cotone al punto di scoppiare. Eppure, appena tocco con i piedi nudi il cemento della cella, il pensiero della colazione e del caffè mi spronano a vestirmi e ad affrontare un’altra giornata.
Dopo aver acceso una delle luci della mia cella, riempio il bollitore d’acqua e lo innesto nella presa di corrente per scaldarla e farmi il caffè. Ci è permesso di avere solo caffè solubile istantaneo e, col passare degli anni, devo prepararmi un caffè più forte. Alcuni ricercatori hanno affermato che il caffè è una fonte di antiossidanti e combatte le cardiopatie. Per quanto mi riguarda non me ne importa un accidenti! Voglio solo la caffeina.
Mentre l’acqua si scalda, piego le lenzuola e le coperte e guardo le notizie del mattino sul mio piccolo televisore. Gli stessi giornalisti sugli stessi canali tv, che si lamentano di doversi alzare alle 3 del mattino per andare al lavoro. Io sorrido, gli mostro il dito medio e gli dico di provare a svegliarsi qui dentro! Beh, in effetti oggi sono proprio un po’ irritabile.
Alle 6 circa, le guardie entrano nel nostro reparto con i vassoi della colazione, dicendo un “buongiorno” forzato e con un’espressione di disgusto sul viso. Gli sorrido, ma nella mente li mando a quel paese. Non voglio offendere l’egocentrismo di nessuno. Tutti nel carcere hanno un ego gigantesco. Egocentrici offesi possono causare combattimenti, piccole rivolte o rappresaglie, a seconda di chi viene offeso.
Come sempre, la colazione è disgustosa. Ne mangio un po’, il resto finisce nel gabinetto. Sono molto contento che i nostri gabinetti non abbiano la facoltà di vomitare!
Dopo che i vassoi vengono ritirati e le guardie lasciano il reparto, quattro detenuti vengono fatti uscire dalle celle per svolgere i lavori di pulizia. Alle 7 e 30’ usciamo tutti dalle celle. Le sei ore successive vengono trascorse facendo la doccia, telefonando, giocando a carte. Sempre con la stessa retorica scanzonata e con la falsa spavalderia acquisita dai detenuti dopo anni di noia in carcere. Non sono diverso dagli altri, faccio anch’io le stesse cose, solo alla mia età le faccio un po’ meno spesso. Per favore, qualcuno mi spari!
Se non ci sono visite in programma o un appuntamento dal medico, non lascio il reparto. Alle 13 e 30 veniamo di nuovo chiusi in cella fino al mattino successivo. Che gioia!
Vi sembro un po’ frustrato? Sono solo onesto. In realtà, sono un tipo simpatico. Non sono un angelo, ma ho un diploma con su scritto “SONO UN TIPO SIMPATICO”. L’ho disegnato io!
Devo ricordarvi che il senso dell’umorismo è essenziale per mantenere la sanità mentale?
Sono trascorse due ore da quando sono stato rinchiuso nuovamente in cella. Sono qui seduto a scrivervi. Sì, ho una tazza di caffè vicino a me. Un altro detenuto, in fondo al reparto, ha appena scoreggiato. Potete immaginare perché ho avviato il mio piccolo ventilatore elettrico! La vita nel braccio della morte, non vi pare adorabile?? Proprio adesso è stata consegnata la posta e ho ricevuto due lettere dall’Europa. Il caffè sembra più buono, ora.
Il braccio della morte è una sfida. Per sopravvivere occorre fede, speranza e forza di carattere. Per essere onesto, devo dire che l’esperienza nel braccio della morte mi ha terrorizzato. Non mi ha reso meschino o cattivo, ma mi ha reso consapevole dello sforzo necessario a guardare avanti e ad aspettare ogni giorno il successivo.
Ecco la presentazione e il sommario del numero 199.
Il numero si apre con una notizia tragica, anche se non del tutto inaspettata, per nostro amico Larry Swearingen: il giudice che lo condanno’ a morte in Texas nel 2000 si prepara a proporre, d’accordo con l’accusa, che gli sia negato un nuovo processo nonostante siano emerse negli ultimi anni solide prove scientifiche della sua innocenza.
Anche per l’altro condannato a morte del Texas che abbiamo pressoche’ adottato, Gerald Marshall, questo numero e’ negativo. Nel senso che non riporta nessuna novita’: non siamo ancora riusciti a trovare un buon avvocato che – con un modesto finanziamento da parte nostra – possa aiutarlo nella sua difesa legale. Difesa che lui ora gestisce in prima persona con risultati disastrosi, se non altro per lo spreco dei fondi raccolti dai suoi sostenitori. Ma non desistiamo. Continuiamo a cercare un buon avvocato e speriamo di potervi dare qualche notizia positiva nel prossimo numero.
Notate che il presente e’ un numero particolarmente ampio che riguarda diversi stati negli Usa e diversi Paesi.
Dal confronto fra gli articoli si puo’ cogliere non solo l’estrema crudeltà ma anche la profonda ingiustizia e la disparita’ con le quali vengono comminate condanne capitali e pesantissime pene detentive nel mondo.
Per quanto riguarda il rispetto dei diritti umani neanche l’Italia e l’Europa sono ben messe: in questo numero si ricorda la spietata politica messa in atto nei riguardi dei migranti.
Invitiamo lettori e lettrici a partecipare alle due PETIZIONI proposte. Una e’ diretta alle autorita’ dello Stato africano del Gambia in cui sono ricominciate le esecuzioni dopo 27 anni di moratoria. L’altra chiede al nostro governo l’introduzione del reato di tortura nel codice penale (vedi articolo sulla scuola Diaz)
Cordiali saluti
Giuseppe Lodoli (per il Comitato Paul Rougeau)
PS: I numeri arretrati del «Foglio di Collegamento» si trovano nel nostro sito cioè www.paulrougeau.org.
Sommario:
Pessima notizia per Larry, sia pure ufficiosa
Uccidere un ritardato mentale: non si puo’ ma il Texas lo fa
Delma Banks, potra’ uscire… dopo 44 anni di detenzione
La vita di Paula Cooper comincera’ tra un anno
Nelle roventi carceri texane
Nel processo capitale il contendere e’ la barba dell’imputato
Quasi un ergastolo per uno scippo: e’ il Texas
Norvegia: 77 omicidi puniti con 21 anni in un carcere confortevole
Spaventoso crescendo di esecuzioni in Iraq
Furia di esecuzioni in Gambia dopo una moratoria di 27 anni
Primo ricorso contro la condanna di Peterson in California
Calvario ai confini delle Fortezza Europa
Trapelato il testo dell’accordo con la Libia ai danni dei migranti
La Corte Penale Internazionale infligge la prima condanna
Scuola Diaz: definitive le miti condanne ai capi della polizia
Nel braccio della morte della California di Fernando E. Caro
Notiziario: Giappone, Illinois, Italia, Libia, Usa
Impressionante! Ottima capacita’ di scrittura e di comunicazione. Forse la scrittura e’ una risorsa di vita per Fernando. Un abbraccio,
Francesco
grande Fernando!
A chi si sta appassionando sulla vicenda di Fernando Caro ricordo che il suo caso è complesso e che sulla sua condanna si allungano pesantissimi sospetti di razzismo come accade per altri accusati pellerossa (ma ovviamente anche afroamericani o latinos). Anni fa Fernando Caro ha pubblicato con Ray Allen un libro, intitolato “Prigionieri dell’uomo bianco” che è stato pubblicato in Italia da Kaos edizioni. (db)