Nessun russo mi ha mai chiamato “sporco italiano”
di Gianluca Cicinelli
Prima di ogni altra considerazione quella del titolo (che riprende la risposta di Muhammad Alì a chi gli chiedeva perchè si rifiutasse di combattere contro i vietcong): ritengo sia davvero la principale in questo momento. Al di là della posizione morale che condivido con il pacifismo contro ogni guerra (pur ammettendo che alcune siano state ineluttabili come quella contro il nazifascismo) si penserebbe che una mobilitazione militare avvenga contro qualcuno che ti ha fatto qualcosa. non solo la Russia non ci ha fatto niente, ma dell’Ucraina, per inciso, si sono interessati fin qui quasi esclusivamente quegli italiani che dovevano adottare bambini o regolarizzare domestici e badanti provenienti da quella nazione. La Russia è un Paese che ci è talmente ostile che quasi la metà delle importazioni italiane di gas, 43,3% nel 2020, viene da lì. Anche un fottuto militarista estremista atlantico sfegatato dovrebbe riflettere su questo e sulle conseguenze. Magari bisognava pensarci prima di far dipendere metà del gas italiano da un regime che è sempre lo stesso da diversi decenni, che quindi sarebbe stato criminale anche mentre l’Italia stipulava ricchi contratti per il gas. Mentre si levavano i venti di guerra – il denaro come si sa non ha odore – nelle stesse ore Putin era impegnato in un videocollegamento con le imprese italiane come la Maire Tecnimont su iniziativa della Camera di Commercio Italia-Russia e del Comitato imprenditoriale italo-russo presieduto da Marco Tronchetti Provera.
L’Italia, impavida delle sue ambiguità, è già pronta a inviare nuove truppe per contribuire a rafforzare il confine Sud-Est dell’Europa. Un battaglione di circa mille soldati di fanteria corazzata da schierare in Ungheria e forse in Bulgaria. Ministro degli Esteri è Luigi Di Maio, della Difesa Lorenzo Guerini. L’Italia, che con 21 Paesi su 27 dell’Unione Europea fa parte della Nato, ha invitato i duemila italiani che vivono in Ucraina ad andarsene. Nessuno ha dato retta visto che in Ucraina quello che succede in Ucraina … non lo leggono sui giornali. Ma il segnale è pericoloso in ogni caso. E sbaglia Edward Snowden – l’ex spia Nsa, esule a Mosca, che ha svelato le intercettazioni globali degli Usa – a twittare che “non c’è nulla di più grottesco quando i media spingono alla guerra”. La stampa è parte in causa precisa di tutte le guerre, soprattutto da quando avallò, tranne rarissime eccezioni nel mondo, la bufala delle armi chimiche di Saddam Hussein per invadere l’Iraq. La partecipazione italiana a una coalizione contro la Russia avrebbe conseguenze inimmaginabili sull’approvvigionamento energetico italiano per i prossimi venti anni, visto che le fonti alternative e rinnovabili sembrano estranee alla cultura di governo del nostro Paese e l’unica ipotesi espressa dal ministro Cingolani risiede nell’atomo pulito che è ancora lontano da venire.
La Russia ha smentito l’ipotesi d’invadere l’Ucraina, bugia su cui quella che si annuncia come una presidenza Usa ancora più drammatica di quella di Trump ha costruito la sua narrazione. Ma a infuriarsi per la diffusione di “notizie” sull’invasiomne è stato il presidente ucraino Zelensky, secondo cui avvertimenti del genere creano solo panico immotivato nella popolazione, chiedendo agli Stati Uniti di fornire prove al riguardo. Zelensky sta lavorando a un accordo con Mosca. Gli Usa si sono ben guardati dal farlo e non solo con l’Ucraina ma con tutti i Paesi che vorrebbero coinvolgere nella loro follia militarista. Follia che «maschera interessi militari e strategici da “guerre di liberazione”, finanzia dall’esterno rivolte “civili” e propugna referendum per l’indipendenza su cui aleggia lo spettro della corruzione» come racconta Quifinanza.it che non è la Pravda di Breznev. Per la Casa Bianca non sono bastate evidentemente le centinaia di migliaia di morti, soprattutto civili, prodotti con l’invasione dell’Iraq e quella dell’Afghanistan, al termine delle quali si sono reinsediati al governo gli stessi gruppi di potere contro cui era stata dichiarata la guerra.
Non ci sono vie di mezzo: la contrapposizione militare fra Usa e Russia diretta e portata al suo estremo darebbe vita a una guerra mondiale, secondo gli osservatori, senza che nessuno si sia ancora chiesto cosa farebbe la Cina, che è il convitato di pietra in questo scontro. Come sempre, per paradosso, chi da anni ritiene i regimi di Mosca e di Pechino antidemocratici si trova nella scomoda posizione di dover denunciare con più forza l’antidemocraticità e barbarie degli Usa – e dei suoi sottomessi alleati, Italia in testa (53 militari italiani morti in Afghanistan, 35 in Iraq) – per evitare una guerra assolutamente evitabile. Ma ci dobbiamo anche chiedere come sia possibile che questo avvenga senza grandi mobilitazioni popolari contro la guerra, come sia possibile che non esista una forza di qualche peso politico che disegni un approvvigionamento diverso del fabbisogno energetico italiano, come sia possibile che nessuno s’interroghi sulle migliaia di morti inutili dirette che porterebbe il conflitto e sulle migliaia di morti inutili indirette. Il paradosso della storia vuole che l’unico a porsi in chiave futura il problema dei rapporti con Mosca sia stato Silvio Berlusconi, che nel maggio 2002 a Pratica di Mare arrivò alla firma di uno storico accordo “creando” il Consiglio Nato-Russia. Ormai è carta straccia, ma di sicuro non partì da sinistra quell’iniziativa.
Il tema che sovrasta tutto resta la Nato, è ovvio che dell’Ucraina interessa solo agli ucraini. Qui non ci sono nemmeno le false immagini dei bambini tolti dall’incubatrice in Kuwait che commossero il mondo per indurlo a tifare Washington contro Baghdad. Tutto quel che sta avvenendo dopo la deriva Usa in Afghanistan è la mossa di un dirigente statunitense inadeguato, circondato da consiglieri incapaci, per restituire centralità a un organismo fuori dal tempo e avversario della diplomazia qual è, per sua natura, la Nato. Tuttavia, data l’assenza della politica – quella dei palazzi come quella della strada, assenti i pacifisti, non più in grado di creare una massa critica – a salvarci da una guerra potrebbe essere proprio la voglia di denaro. Il gruppo italiano Maire Tecnimont, che trasforma le risorse naturali, ha firmato da poco un contratto con il colosso petrolifero russo Rosneft, attraverso le controllate Tecnimont Spa e MT Russia Llc, dal valore complessivo di 1,1 miliardi di euro per la realizzazione di gasolio sottovuoto presso una delle più grandi raffinerie russe, la Ryazan Refining Company. Guerra o meno, la Maire Tecnimont ne ha tratto un utile immediato con le azioni in rialzo fin dallo scorso novembre, dopo l’annuncio dell’accordo.
Sono davvero tante le Maire Tecnimont del mondo che fanno affari con la Russia. Piaccia o no, oggi la nostra unica speranza concreta di pace è affidata al bisogno primario di queste aziende di profitti ma siccome le guerre rendono instabili gli affari … c’è bisogno di pace. Soltanto le grandi industrie energetiche con il loro timore di perdere soldi possono fermare la pazzia che sta per consumarsi in Ucraina. Fa schifo, vero? La guerra però, qualsiasi guerra, fa ancora più schifo. Se poi la politica c’è batta un colpo … che non sia di cannone.
La descrizione da parte dei media mainstream dello stato di cose in atto sul piano internazionale pare escludere una possibilità di scelta tra la pace e la guerra.
Anzi, per quel che riguarda la pace oggi si evoca addirittura Monaco’38, senza tener conto della radicale diversità di situazione storica e del significato vero di una guerra nel cuore del nostro continente.
Sembra del tutto assente la capacità di replica di una sinistra fondata su di un movimento per la pace che consideri l’Europa come proprio spazio politico e indichi soluzioni concrete (neutralità, spazi demilitarizzati, ecc) per evitare lo scontro bellico.
In Italia come al solito l’aggancio NATO consente di superare l’articolo 11 della Costituzione: è capitato così tante volte che ormai sembra che ci abbiamo fatto l’abitudine e il tutto si accetti con u na scrollata di spalle e una debolissima capacità di mobilitazione.
chi dovrebbe subire l’invasione dice che non ci sarà, altri, non il presunto invasore, vogliono l’invasione, e basta una fialetta di niente, ormai, a far scoppiare le guerre.
l’Europa deve scegliere se partecipare a una guerra per far vendere armi ai produttori, la Germania non vorrebbe starci, pare, l’Italia (cioè i grandi produttori di armi, non chi ha chiuso le attività commerciali in questi due anni) pensa di avere i suoi guadagni, il grande stratega Di Maio ci rappresenta 🙁