Niente di nuovo sotto il welfare
di Francesco Masala (*)
1 – Per migliaia di anni è esistita solo l’elargizione da parte delle classi abbienti verso i poveri, se, quando, a chi, come, perché, in cambio di cosa, era deciso dalla bontà del ricco.
2 – Nella seconda parte del XX secolo nasce il concetto e la pratica della redistribuzione dei redditi, il welfare, a partire dalla Gran Bretagna, finanziato dall’imposizione fiscale.
3 – Il concetto e la pratica si sono diffusi nei paesi sviluppati.
4 – I poveri hanno pensato e cominciato a trasmettersi l’idea di avere dei diritti, per il fatto di essere cittadini, anche se poveri, di avere diritto a un sostegno per la sopravvivenza, in quanto esseri umani, di avere diritto a un reddito.
5 – Questo non va bene, questi vogliono il figlio dottore, ognuno deve stare al suo posto.
6 – Bisogna ridurre le imposte – Tutti saranno d’accordo, i partiti e i sindacati che dicono di rappresentare i lavoratori sono i primi.
7 – Esiste un enorme debito pubblico, che è un ostacolo alla riduzione delle imposte.
8 – Bisogna ridurre le uscite dello Stato, il welfare – Basterà dire, tutti saranno d’accordo, che è un sacrificio necessario in vista della riduzione delle imposte, la solita storia del bastone e della carota, incredibile come funziona sempre.
9 – L’obiettivo è quello di far sparire quello che è stata l’anomalia della storia dell’umanità, la redistribuzione della ricchezza, tramite l’imposizione fiscale. I poveri devono vivere di carità dei ricchi, devono sapere che qualche mano elargisce e quella deve essere riverita.
10 – Fondazioni e Chiese faranno quel lavoro.
La solita vecchia storia.
(*) «Nella prefazione a “Le folgori d’agosto” (edizione Vallecchi 1973) alla domanda sul perché scrive Jorge Ibargüengoitia ha confessato che scrive un libro ogni qual volta desidera leggere un libro di Ibargüengoitia, che è il suo scrittore preferito. Quella lettura fu una folgorazione, da allora ogni volta che voglio leggere qualcosa di veramente bello e interessante che non riesco a leggere da nessuna parte, me la scrivo da me, anche perché non è mica facile per gli scrittori sapere quello che voglio leggere io», Francesco Masala si presenta così. (db)