Nino Cannatà, editore e regista …

… tra eremiti, artisti e banditi. E occhio agli appuntamenti di fine ottobre e novembre.

di Angelo Maddalena

C’è un giudice a Berlino, è il detto famoso; io direi invece: c’è un editore in Calabria, che non è solo editore, e non è solo editore come si potrebbe immaginare. Intanto pubblica solo libri di poesie, o soprattutto, e poi in formati insoliti o quanto meno spiazzanti, e poi con una cura grafica anch’essa spiazzante. Insomma, si chiama Nino Cannatà, è di Cittanova, e io l’ho incontrato tramite Mirella Muià, un’altra di quelle stelle che sembrano sepolte ma poi, sotto sotto, splendono di luce propria e arrivano lontano, anche se, in quanto eremita (tale è Mirella da vent’anni, nel cuore della Locride) rimane ferma e si muove molto poco fisicamente.

Mirella mi ha parlato di Nino Cannatà perché lui ha pubblicato un libro che lei aveva scritto in francese più di vent’anni fa, e Nino ha incontrato qualche anno a Parigi l’editore del libro di Mirella, il quale non sapeva come rintracciarla, e incontrando Nino ha ritrovato lei e ha trovato anche quello che sarebbe diventato l’editore della traduzione italiana del libro, che si intitola Empedocle.
Attenzione, Nino ha anche pubblicato un altro libro di Mirella, dal titolo Chi potrà sradicarmi?, un inedito scritto nel 1984 in francese, un monologo poetico tratto da un taccuino fatto a mano con diverse litografie, ma in questo caso Nino ha deciso di pubblicarlo in versione bilingue con il testo in italiano sempre di madre Mirella.

Lyriks si chiama la casa editrice, tanto per rimanere in tema di… nomen omen, il nome è un presagio o, in questo caso, un programma editoriale?
Poco fa, nell’eremo dove abito da circa un mese, è venuto a visitarmi un compaesano di Nino, una persona con una certa sensibilità, che conosce Nino e però mi ha fatto questa domanda: “Ma io non ho capito cosa fa di preciso Nino Cannatà?”.
Ridendo ho detto che è tipico dei grandi artisti essere fraintesi, o non capiti o anche non capire bene cosa fanno, o forse più che dei grandi artisti, degli artisti versatili, poliedrici, per esempio io ho conosciuto Nino come editore, ma poi ho scoperto che è anche regista teatrale e scenografo, ha studiato e lavorato per molti anni a Firenze in questo campo.

Poi nelle ultime settimane (l’ho conosciuto solo tre mesi fa) mi ha annunciato che stava lavorando a un film documentario e mi ha invitato a vedere l’anteprima l’11 ottobre, al dipartimento di Agraria dell’Università Mediterranea di Reggio Calabria.
Sono andato e ho scoperto, tramite questo documentario, il nome e la storia di Alik Cavaliere, che dal nome mi poteva sembrare arabo, invece è originario di Cittanova, ma ha vissuto per molto tempo a Milano, dove nel 2018 gli hanno dedicato una mostra in sei sedi espositive, tra cui il Palazzo Reale, dove è ambientato buona parte del documentario.

Però il gesto che mi ha spiazzato e sorpreso è stato quello di qualche giorno fa, quando mi ha portato alcune copie dei libri da lui pubblicati per la libreria dell’Eremo dove io abito, e uno di quei libri è una raccolta di poesie di Sante Notarnicola, Versi elementari.
Mi dice anche che è stato un grande amico di Sante e che da dopo la sua morte, Nino –  in collaborazione con la compagna di Sante – cura il sito santenotarnicola.it.
Di questo libro segnalo la poesia La nostalgia e la memoria, che ho letto ad alta voce qualche giorno fa al mio amico Giacomo da Messina, il quale non solo mi ha detto che conosceva Sante perché il gruppo Assalti frontali ha dedicato a lui una canzone, ma mi ha fatto ascoltare su youtube un audio della poesia, letta da Sante Notarnicola prima di un concerto degli Assalti frontali.
Guardando poi il video di un pezzo cantato dalla band romana di rapper, video riferito ad almeno venti anni fa o forse più, ho avuto una rivelazione: ho visto la mostruosa metamorfosi di molti rapper degli ultimi venti anni, non solo in fatto di testi, contenuti, perché le canzoni che mi ha fatto ascoltare Giacomo si riferiscono a realtà dure e tragiche, una è ispirata ai detenuti politici, appunto come è stato per venti anni Sante Notarnicola, e l’altra ai fatti di Genova 2001, durante le giornate del G8.
La rivelazione è riferita anche allo stile: il frontman degli Assalti frontali cantava quasi senza accompagnamento musicale, con un palco molto scarno, che paragonato a tutti gli orpelli ed effetti speciali dei rapper di oggi, soprattutto di quelli che vanno anche a Sanremo, i vari Fedez, Laza, J Ax ecc., è veramente qualcosa che sa di primitivo, di preistorico, eppure autentico e senza orpelli, cioè un vero “assalto frontale”.

Un viaggio, quello che faccio insieme a Nino Cannatà, che continua in questa Locride che abito da poche settimane ed è sempre più una miniera di arte spiazzante e che apre orizzonti inediti, come il MUSABA, Parco Museo ideato e costruito da Nik Spatari, altro artista “universale”, di Mammola, morto pochi anni fa, ma il MUSABA è ancora vivo e attivo, grazie alla moglie di Nik, e voglio andare a visitarlo al più presto.
Ah dimenticavo: gli appuntamenti per la presentazione del film Alik Cavaliere di Nino Cannatà proseguono a fine ottobre in Veneto e a metà novembre all’Università La Sapienza di Roma…

alexik

Un commento

  • Nino Cannatà è bravissimo, come regista, come editore, è una fucina di idee ed è una di quelle persone che realizzano i propri progetti, anche quando sembrano sogni.
    Grazie Nino!

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