«Noi non facciamo arte, facciamo cadaveri»
«Orfani», un fumetto a dir poco insolito: di Fabrizio (Astrofilosofo) Melodia
«Noi non facciamo arte, facciamo cadaveri» è il motto e grido di battaglia dei giovani soldati dei corpi speciali del futuro della fantascientifica serie bonelliana «Orfani», ideata da Roberto “John Doe” Recchioni e graficamente creata da Emiliano Mammuccari, con una struttura a dir poco insolita per un fumetto seriale italiano.
Narra di una guerra fra il genere umano e una razza di aggressivi extraterrestri, e dei soldati d’élite chiamati a combatterla: sono ragazzi duramente addestrati per divenire la letale squadra di combattenti nota come “Orfani”.
Tutto ha inizio con una tremenda esplosione tachionica che rade al suolo gran parte delle città del pianeta Terra.
Alcuni bambini sopravvissuti sono messi in salvo e portati a una base segreta dell’Esercito Terrestre, dove la dottoressa serba Jsana Juric e il colonnello Takeshi Nakamura li sottopongono a durissimi e disumani addestramenti per trarne fuori veri e propri super soldati, adatti ad affrontare la minaccia aliena che ha attacato, apparentemente senza motivo, il nostro pianeta.
La serie presenta grandi novità a cominciare dal colore: infatti è la prima serie Bonelli a essere pensata e realizzata interamente a colori e non come evento speciale o per albi fuori serie.
Inoltre la serie viene ideata con il preciso obiettivo di avere una conclusione, con una struttura in tre stagioni come le serie televisive a cui s’ispira, composte da 12 numeri (episodi, si potrebbe dire): «Orfani», «Orfani: Ringo» e «Orfani: Nuovo Mondo».
La storia è articolata su due linee temporali differenti che si alternano durante la narrazione: così nel “passato” vengono mostrate le fasi dell’addestramento a cui gli Orfani sono sottoposti, mentre nel “presente” i personaggi sono catapultati nella guerra fra gli esseri umani e gli alieni.
Fra colpi di scena e approfondimenti psicologici che nulla hanno da invidiare ad altre serie adulte (come “Lost” o “Supernatural”) «Orfani» si dipana con scioltezza, in un vero e proprio mix postmoderno che ha avuto l’onore di essere semi-animata e trasmessa da Rai4, con la collaborazione di Armando Traverso, che ne ha curato l’edizione insieme a Roberto Recchioni. Costui non è nuovo a rinnovamenti in casa Bonelli: curatore della testata «Dylan Dog», un vero e proprio “enfant prodige” che ha messo la propria firma personalissima in tutti i suoi lavori.
Sceneggiatore e disegnatore, ha esordito sulla serie Dark Side per la BDB presse. Poi ha collaborato con StarShop (creatore, sceneggiatore e disegnatore di Dark Side – Battaglia, miniserie di due numeri), Comic Art (co-creatore e disegnatore di Pugno, miniserie di tre numeri), Rizzoli (in ambito pubblicitario), Magic Press (redattore), Astorina (sceneggiatore di vari numeri di Diabolik), Eura Editoriale (creatore e sceneggiatore di varie serie), Bonelli (sceneggiatore e curatore di «Dylan Dog» e «Orfani», sceneggiatore di due numeri di «Le storie»), Disney, Panini e per l’americana Heavy metal; è inoltre tra i fondatori della casa editrice indipendente Factory, ormai sciolta.
E’ anche il creatore di «John Doe», divertente e colto fumetto in cui il protagonista è nientemeno che Dio in persona, il quale deve subire il malcontento del Consiglio d’Amministrazione Celeste che lamenta la perdita costante di fedeli e che ha bisogno di un rilancio del marketing. Occhio alla testata «Detective Dante», miniserie di 24 numeri divisa in tre cantiche “Inferno”, “Purgatorio” e “Paradiso” e impregnata di parallelismi con l’opera dantesca; già conteneva i semi che sarebbero scaturiti in «Orfani».
Emiliano Mammuccari, disegnatore, esordisce nel 1998 per la editrice Montego, realizzando alcuni horror e una rivisitazione di Pinocchio, per poi essere reclutato nel progetto «John Doe» fin dalle prime fasi di realizzazione. Per la Sergio Bonelli, oltre a «Orfani», realizza le copertine della serie fantascientifica «Caravan», creata da Michele Medda, uno dei tre sardi “papà” di Nathan Never, per dedicarsi poi alla sfortunata serie «Napoleone» e a «Jan Dix», di cui realizza il quinto numero.
Oltre a lui, «Orfani» annovera le matite di Alessandro Bignamini, Luigi Cavenago, Massimo Dall’Oglio, Luca Maresca, Werther Dell’Edera, Giorgio Santucci, Davide Gianfelice, Matteo Cremona. Il colore è affidato a Annalisa Leoni, Lorenzo De Felici, Arianna Florean, Giovanna Niro e Alessia Pastorello, mentre le copertine sono di Massimo Carnevale.
La serie s’inserisce decisamente nel filone delle guerre stellari ma con un impianto ben diverso da quello di «Fanteria dello Spazio» (di Robert Anson Heinlein) e molto più vicina a suggestioni dell’anime giapponese «Mobile Suit Gundam» e fin dal primo numero con rimandi al romanzo «Il signore delle mosche» di William Golding. Nella serie riferimenti a numerosi film (“Alien”, “Il grande uno rosso”, “Full Metal Jacket” e “Star Wars”) e alla celebre serie di videogiochi “Halo”, una vera e propria serie di film interattivi dalla storia profonda e variegata.
Recchioni ha più volte dichiarato come il lavoro suo e di Mammucari sia più che altro influenzato, sia nella trama che nella resa grafica di personaggi, mezzi e armi, da più generici “stereotipi e archetipi” letterari e visivi del genere fantascientifico, opportunamente rivisitati. L’autore ha ribadito questo concetto anche sulle pagine del proprio blog personale, scrivendo come quelli presenti nell’opera siano soprattutto «suggestioni, rimandi, immaginario collettivo, archetipi, cose che si affastellano una sulle altre e che si influenzano a vicenda (…) Poi, sia chiaro: mi piace Halo? Eccome».