Non in nome mio
Una lettera aperta sui due marò (*)
Siamo un gruppo di cittadini facenti parte di una più ampia lista di discussione denominata DEPORTAZIONEMAIPIU [ R-esistiamo].
Vorremmo rendere pubblico il nostro dissenso nei confronti della decisione del governo italiano di non rispettare gli accordi intercorsi con il governo indiano, bloccando il rientro in India di Massimiliano Latorre e Salvatore Girone.
Senza voler entrare nel merito della questione per il rispetto dovuto alla magistratura di un grande paese come l’India, vogliamo esprimere il nostro profondo disagio per la superficialità, grossolanità e autoreferenzialità con cui la stampa ma soprattutto le istituzioni italiane stanno affrontando la questione. Troviamo ingiustificabile che un ministro della nostra Repubblica abbia violato la parola data, anticipando di fatto una sentenza che, a fronte di due omicidi e di due persone fortemente indiziate di colpevolezza, potrebbe non prevedere l’immediata totale messa in libertà degli imputati come invece si sta verificando. Le ultime notizie di stampa ventilano di accordi segreti tra i due stati, rivendichiamo il diritto alla chiarezza, perché la gravità dei fatti dovrebbe suggerire maggiore prudenza e rispetto per le vittime.
La vita di ogni persona vale come l’umanità intera, ma questa vicenda rivela ben altro, e noi ce ne vergogniamo.
In subordine vorremmo avanzare il dubbio se tale sciagurata decisione spregiativa di accordi internazionali sia appropriata in un momento in cui il governo non è nel pieno delle sue funzioni costituzionali, oltre a sollecitare un chiarimento riguardo a quali accordi e per decisione di chi dei militari italiani svolgano i loro compiti su imbarcazioni mercantili private.
Il nostro discutere, il nostro operare quotidiano, è teso a coltivare con caparbietà la cultura della “normalità” del vivere civile, del rispetto, dell’empatia, dell’equilibrio, dell’onestà materiale ed intellettuale, della legalità e dell’onore, convinti che questi sono i valori fondanti e non negoziabili della nostra Repubblica, che vorremmo lasciare ai nostri figli e nipoti integra e se possibile migliore.
Ringraziando per l’attenzione
Primarosa Pia – Tortona
Vito De Russis – Roma
Daniele Barbieri – Imola
Marcella De Negri – Milano
Massimo Raffaeli – Senigallia
Gian Domenico Mazzocato – Treviso
Roberto Clementi – Bolzano
Anna Maria Ori – Carpi
Giuseppe Berger – Milano
Maria Cereti – Ravenna
Marisa Alliod – Aosta
Camilla Brunelli – Prato
Giovanni Sarubbi – direttore www.ildialogo.org
Sergio Fogagnolo – Dresano
Domenico Stimolo – Catania
Maria Immacolata Macioti – Roma
Lidia Menapace – Bolzano
Alberto Panaro – Milano
Paolo Fornelli – Pavia
Giacomo Olivero e un gran numero di allievi del Liceo scientifico G. Peano di Cuneo
Daniela Marendino – Torino
Luca Falchini – Firenze
Annalucia Messina – Milano
Rossella Ratti – Cinisello Balsamo
Fausto Cassone – Dogliani
Maria Tersa Siri – Casale Monferrato
Daniela Campiotti – Milano
Daniela Roman – Milano
Maria Laura Gabbianelli – Roma
Paolo Polvani
Silvia Sorisio – Casale Monferrato
Giuseppe Natale – Milano [ANPI Crescenzago]
Luciano Ferro – Bruxelles [ANPI Limburgo, Belgio]
Agide Gelatti – Brescia
Rosangela Zumerle – Brescia
Loredana Motta – Bolzano
Davide Corona – Asti
Renato Monticone
Maria Pia Simonetti – Aosta
Gilberto Pagani – Milano
Aldo Bartoli – Montecatini Terme
Viviana Rosi – Aosta
Mara Clemente – Roma
Beatrice Masini – Milano
Margherita Granero – Torino
Fabrizio Marchese – Tortona
Graziella Gaballo – Novi Ligure
Antonietta Rotondi – Firenze
Michelangelo Ferragatta –Torino
Sandro Mogni – Milano
Sergio Gibellini – Genova
Egle Piccinini – Asti
Adriana Martinelli – Roma
Marcella Pepe – Torino
Angela Persici – Milano
Jole Garuti – Milano
Paola Meneganti – Livorno
Marina Pallottini – Roma
Luigi Narducci – Roma
Norina Vitali – Milano
Valerio Tradardi – Milano
Paolo Buconi – Bologna
Mauro Bonafede
Pierangelo Bergamo – Villanova d’Asti
Roberta Migliavacca – Voghera
Mauro Sonzini – Voghera
Dario Cangelli – Bergamo
Clara Carminati – Dresano
Per aderire firma qui: http://www.activism.com/it_IT/petizione/io-sto-dalla-parte-dei-pescatori-indiani-non-in-nome-mio/42785#signnow
(*) Questa lettera è stata inviata la settimana scorsa (con queste firme, nel frattempo altre se ne sono aggiunte) a molte testate giornalistiche: a parte «il manifesto», che l’ha pubblicata il 20 marzo, mi pare (lieto se qualcuna/o mi smentirà) che altrove sia stata cestinata… Censura? Pensiero unico? Stupidità? (db)
Sono d’accordo con il conetnuto del messaggio. Il comportamento del governo in carica è stato meschino e ottuso, attualizzando i peggiori stereotipi italioti. Gian Andrea Franchi
La cosa peggiore è che quando si tratta di militari, qualunque cosa facciano sono degli eroi.
Che bisogno avevano il Presidente della Repubblica e il capo del governo di concedere loro udienze speciali?
Che bisogno avevano i giornali di farne dei perseguitati politici?
Perché solo ai militari è riservato il titolo ormai supersvalutato di ‘eroi’? Anche nel caso muoiano in un banale incidente, che non ha registrato azioni di particolare eroismo per abnegazione, altruismo, generosità ecc? Per quanto una morte sia sempre tragica per familiari e amici.
E chi muore di un altro lavoro? Che perde la vita per guadagnare 1200 Euro al mese? O, comunque, per potere sopravvivere. Bisognerebbe almeno dargli la patente di Santo, facendo le proporzioni. Per esempio i due pescatori uccisi, fatte le debite proporzioni, sono perlomeno martiri.
Ma questi due militari hanno ammazzato due pescatori, per impreparazione, per negligenza, per scarsa professionalità, per distrazione, non so.
Che vengano giudicati, sorvegliando che il giudizio sia equo e rispondente ai crismi della legalità.
segnalo (su “comune-info”) l’articolo MILITARI, NAVI E PIRATI (DI EMANUELE GRECO) del settembre 2014
Archivio Disarmo ha realizzato una ricerca sulle normative dopo il caso dei due marò. Cosa è emerso? Molte cose, ad esempio, che l’impiego dei militari sui mercantili costituisce per il ministero della difesa un bel business, poiché avviene a spese degli armatori: il guadagno è di 500 euro per marò imbarcato per ogni giorno di navigazione. Per altro l’Italia è l’unico paese ad aver legalizzato un uso così esteso delle Forze Armate a bordo di mercantili privati