Non solo economia
di Maria G. Di Rienzo
In questi giorni si “salva l’Italia”. Non avete sentito? I tecnici faranno finalmente ciò di cui i politici non sono capaci. Chi ha spinto l’Italia nel baratro (economico ed etico) se ne va senza pagar dazio e anzi approva la scelta dell’esperto che deve prendere il suo posto (e che fece parte di uno dei suoi precedenti governi). Non so voi, ma io non mi aspetto molto. Per cominciare, il personaggio a cui verrà affidato l’incarico di formare un nuovo governo non lo ha votato nessuno ma è stato scelto dagli stessi responsabili del disastro: ragionevolmente, trovo difficile fidarmi del loro raziocinio. Inoltre, in una democrazia degna del proprio nome le cose non vanno così; costui non è il solo “tecnico” disponibile e ognuno di essi ha una diversa ricetta su come risolvere la crisi economica: essendo una comune cittadina italiana, e quindi una delle persone che stanno subendo tutti gli effetti della crisi in atto e che subirà tutte le misure adottate al riguardo, io vorrei poter scegliere come uscirne.
Ma al di là del se e come ci salveremo a livello economico, l’altra emergenza italiana continua a restare inosservata. Nessun dibattito, nessun dimissionario, nessuna nomina dall’alto di un esperto che metta a posto le cose, nessun servizio in prima pagina o in prima serata. Pure, l’emergenza in questione non ha gravità minore e va a collegarsi direttamente a quella economica: che sforzi per il bene comune, che senso civico, che impegno sociale puoi chiedere a un Paese senz’anima? Un paese ingozzato per decenni da media e politica di personalismo, egoismo, culto dell’immagine, violenza, ignoranza, spregio di ogni patto sociale?
Il solo termometro della violenza di genere (e in Italia la febbre è in continua crescita) è sufficiente a rivelare in che condizioni il nostro Paese si trova. Se non si fanno sforzi per prosciugare la melma del consenso attorno alla violenza di genere non solo essa continuerà indisturbata, ma le donne italiane possono aspettarsi di dover pagare le “nuove” misure anticrisi quanto hanno pagato quelle “vecchie”: e cioè il doppio o il triplo rispetto alle altre categorie di persone. La violenza contro le donne non è fatta solo di stupri, pestaggi domestici e femminicidi, ma di tagli alla rete sociale del Welfare, di salari diseguali, di impedimenti all’accesso di risorse o alla carriera, di limitazioni nel godimento dei diritti civili e politici. Quando il rispetto per gli esseri umani di sesso femminile è vicino allo zero, come nel nostro Paese, tutti gli aspetti della violenza che ho citato crescono esponenzialmente.
Dite che “vicino allo zero” è troppo? Quattro stupri al giorno non vi bastano? Il tasso di disoccupazione femminile neppure? Non accendete mai la tv per trangugiare la dose quotidiana di veline, escort e relative scemenze? Allora fate questa prova: consultate i siti online dei maggiori quotidiani italiani, cercate gli articoli che trattano di violenza sessuale ma tralasciate pure il leggerli, leggete piuttosto i commenti e cominciate a farvi delle domande. Una potrebbe essere: ma qui danno l’accesso solo agli psicopatici? Oppure l’estensione del disprezzo verso le donne è giunta a un limite che non conoscevo?
Esempio. Di recente il caso dell’omicidio di una bambina di 12 anni, avvenuto nel 2010, è tornato sulla stampa. La bimba non era italiana ma vi sono italiani – che si dichiarano innocenti – fra coloro accusati di aver provocato la sua morte. Lilian (o Lillian) Ramirez Espinosa fu usata sessualmente da un gruppo di uomini in un locale di Bayamo, a Cuba, in cui era stata trascinata a forza. Aveva seri problemi di asma. Quando morì, fu caricata su un’automobile e il suo cadavere abbandonato in un campo. Sapete qual è l’occhiello di uno degli articoli sulla vicenda? “Un festino a luci rosse finito in tragedia”. L’occhiello implica che, fino al decesso della piccola, fosse tutto normale. E’ perfettamente lecito rapire una bambina e divertirsi con lei “a luci rosse”. Poi, la “tragedia”, un evento inaspettato, un fulmine a ciel sereno: la bambina al festino ci crepa, che peccato, forse se fosse sopravvissuta avrebbe potuto divertire altri adulti in cerca di una serata di svago.
Infatti, come commentano gli italiani questi pezzi di sublime giornalismo? “Un Paese senza libertà: cosa andate a fare lì?”. Restate in Italia, dove la libertà di andare a letto con minorenni ce la si può prendere se si fa parte del giro giusto. “Io in quei Paesi non vado”. Ne preferisco altri dove le bambine te le tirano dietro per un paio di dollari e la polizia chiude tutti e due gli occhi: ma che sfigati questi che vanno a prenderne una per strada…
L’Italia, prima di essere un concetto geografico o giuridico, o lo Stato membro di un consesso internazionale, è il popolo che la compone, che la crea. Senza popolo italiano, cosciente di essere tale e quindi di avere diritti e doveri in una comunità di eguali di fronte alla legge e secondo Costituzione, l’Italia non esiste. Forse dovremmo fare qualche sforzo in questo senso.
UNA BREVE NOTA
Con gran ritardo (problemi di posta elettronica) sulla miracolosa apparizione di Mario Monti a salvar l’Italia – ma sempre di attualità purtroppo – arrivano al blog le drammatiche riflessioni che Maria G. Di Rienzo aveva scritto proprio quell’indimenticabile dì. Intendo il giorno in cui il Salvatore d’Italia si materializzò dal nulla (appunto) … ma certo si potrebbe anche dire che quello fu il dì nel quale un tizio eletto da nessuno divenne presidente del Consiglio. (db)
Ormai ho paura del concetto di “democrazia” che hanno gli italiani. Più o meno, identico a quello che ha Berlusconi, perché anche lui spesso tira fuori (a sproposito) questa parola. “Democrazia” per lui vuol dire fare i cazzi propri e della propria cricca, un parlamento pieno di avvocati al servizio, indagati, condannati, collusi con la mafia, corrotti e corruttori, puttanieri di minorenni, puttane elevate a ministre o a consigliere, ignoranza alla Gelmini, discredito della cultura e dei beni culturali, tg alla Minzolini, tv intesa come tette culi e quiz, maneggioni, conflitti d’interessi megagalattici, chiamare “l’Italia peggiore” chi è senza lavoro, o gente che vota contro gay e migranti, un presidente del consiglio tanto generoso che non e’ andato una (dico 1) volta a visitare precari sulle terrazze (forse per timore di essere buttato giu’) o persone in protesta per i licenziamenti in massa, eccetera. Monti non mi convince affatto. Non è stato eletto da nessuno se non dal capo di stato. Peraltro credo di ricordare che in casi particolari la Costituzione preveda qualcosa di simile. Intanto festeggio il passo indietro di colui che ci ha reso ridicoli dinanzi a tutto il mondo e ci ha affossato come nessun altro prima, anche se la sua ricchezza e’ tale che il suo zampino si allungherà sempre e dovunque, anche in parlamento, finché vivrà. Quindi la mia è una gioia dimezzata, ma gioia. Poi penso a Monti. Ahinoi. Ma dubito che sia capace di far peggio di Berlusconi. E’ già qualcosa. Ma soprattutto dubito degli italiani: Monti non l’ha votato nessuno. Ma gli italiani potrebbero votare ancora Berlusconi.