Nudità: libertà personali e corpi-merci
una “scordata” molto personale di Giuseppe Callegari e una lettera da Ginevra contro l’imposizione di abbigliamenti “decorosi”.
Il 31 ottobre 2000 (festa di Halloween) ero seduto con alcuni amici al tavolino di un pub e sorseggiavo il canonico Morellino di Scansano quando, durante una delle usuali e distratte panoramiche, non ho potuto fare a meno di notare che a pochi metri da me era seduta una ragazza che mostrava la sua parte posteriore. In questo caso il termine non significa semplicemente la parte opposta a quella frontale ma quella in prossimità dell’orifizio anale che rischiava di apparire da un momento all’altro. La visione, data la mia già incombente vetustà, non mi aveva particolarmente turbato però mi sono venute spontanee alcune riflessioni da dedicare a tutti i genitori che hanno smesso di essere tali e permettono alle figlie di andare in giro in “assetto da combattimento”.
Voglio premettere che non sono un moralista, credo che la trasgressione sia un momento fondamentale nel percorso per diventare “grandi” ma sono altresì convinto che alcuni atteggiamenti rischiano di essere pagati duramente. Per sgombrare il campo da possibili equivoci dichiaro a lettere cubitali che lo stupro e la violenza sulle donne costituiscono una della cose più abbiette che un essere umano possa fare. Ciò non m’impedisce di pensare che, se vado in giro a mostrare il culo, prima o poi trovo l’imbecille-troglodita che, senza processi di mediazione, passa a “vie di fatto”. All’obiezione per la quale ciascuno ha il diritto di conciarsi come vuole rispondo che sono perfettamente d’accordo, però non ci si può nascondere dietro un dito e rifiutarne le conseguenze.
Oramai da anni incanutito, sono perfettamente consapevole che le treccine di cui sono orgoglioso m’impediscono di essere considerato “perbene” e che non riuscirò mai a diventare sindaco. Similmente, le ragazze che mostrano con orgoglio il buco della pancia, il colore delle mutande e, magari, qualcosa di più, non possono fare la parte della vergine immacolata o delle sante Maria Goretti. In questa nostra putrefatta società il sesso non costituisce più un indissolubile connubio fra pancia, cuore, mente e corpo ma diventa una merce. E nel momento in cui ci si parifica alle cose, succede che i rapporti e le relazioni siano determinati da processi di compravendita che non mettono, necessariamente, in campo il denaro, ma il concetto che tutto si possa avere. In questo processo degenerativo ha avuto un ruolo fondamentale la televisione che ha distrutto il concetto di luogo. Una volta esisteva una relazione che contemplava determinati comportamenti, atteggiamenti, stili di vita a particolari spazi fisici o simbolici: chi stava in uno stesso luogo condivideva informazioni e valori che potevano essere conosciuti solo all’interno di quel luogo e non altrove. In pratica, in piscina era culturalmente accettabile girare seminudi, non altrettanto per le strade, nei bar, in corriera, a scuola. La televisione purtroppo ha rotto il legame fra situazione fisica e situazione sociale: attraverso di essa gli individui hanno potuto sfuggire da gruppi ancorati a un luogo definito e hanno invaso luoghi a loro estranei senza neppure entrarci fisicamente. In un contesto di questo tipo, andare in giro seminude significa essere, mi auguro inconsapevolmente, esche per i predoni del sesso: nella nostra società il rapporto fisico con un’altra persona è determinato dalla logica della conquista e del possesso con la sistematica distruzione di qualsiasi forma d’amore. Scopare perde le sua connotazione gergale e acquista il significato di fare l’amore quando la relazione sviluppa un percorso di crescita e di scambio che, in determinati momenti, può concretizzarsi nell’atto sessuale. E il rapporto, molto spesso, tende a confermarci nel ruolo voluto da una società che, monetizzando tutto, deve quantificare anche i rapporti umani. Bisognerebbe che qualcuno, dalla famiglia in avanti, cominciasse a insegnare e a testimoniare che la capacità di amare costituisce il più potente antidoto all’accettazione di una logica che ha trasformato i rapporti umani in merce-profitto da mostrare sempre e dovunque. Le ragazzine, e non solo, vivono la tragica dimensione che tutto dipenda dal valore di scambio, dal valore d’uso e, di conseguenza, dal prezzo., di
L’IMMAGINE (scelta da Giuseppe Callegari) è di Silvio Minerva
«SCOR-DATE» E POLEMICHE
Per «scor-data» qui in “bottega” si intende il rimando a una persona o a un evento che il pensiero dominante e/o l’ignoranza deformano o cancellano; a volte i temi possono essere leggeri … ché ogni tanto sorridere non fa male, anzi. Ovviamente assai diversi gli stili e le scelte. Qualche volta – come oggi – l’evento di partenza è mooooooolto personale. Il caso ha voluto che, proprio mentre Giuseppe Callegari proponeva alla “bottega” questa sua personalissima “scordata” in rete girasse il testo che alleghiamo sotto, quasi una risposta alle tesi sopraesposte…La discussione è aperta.
Contro la maglietta extra-large
Protesta a Ginevra da parte degli allievi che si oppongono alle regole di abbigliamento imposte in alcune scuole (**)
Allievi del ciclo di orientamento di Pinchat, a Ginevra, hanno manifestato davanti alla struttura scolastica per protestare contro le regole vestimentali imposte da alcuni istituti e una lettera è stata inviata all’indirizzo del Dipartimento dell’istruzione pubblica (DIP).
25.09.2020 – Le magliette della vergogna
TG 20 di venerdì 25.09.2020
https://www.rsi.ch/news/svizzera/Contro-la-maglietta-extra-large-13474231.html
I giovani chiedono l’abbandono della cosiddetta maglietta della vergogna, un abbigliamento extra-large con la scritta “Indosso una tenuta adeguata”.
La maglietta… modificata
Viene fornita a chi si presenta a scuola con un abbigliamento considerato non idoneo, come ad esempio t-shirt troppo scollate o che lasciano spalle e ombelico scoperti. Il regolamento, che colpisce più ragazze che ragazzi, viene considerato dagli studenti “estremo, violento e pericoloso per lo sviluppo psicologico della gioventù”. Gli allievi chiedono inoltre le scuse pubbliche del DIP per un “errore grave e condannabile”.
(**) testo e foto da https://www.rsi.ch/news/svizzera