Nuove cartografie dei domani possibili
Recensione all’ennesima – e necessaria – ristampa di «La scienza della fantascienza» dove Renato Giovannoli ragiona sulla «struttura delle rivoluzioni fantascientifiche». A seguire un piccolo menù per sapori aggiuntivi (*)
Gran libro questo di Renato Giovannoli. Il recensore può tranquillamente scriverlo, confortato da un dato oggettivo: dalla prima uscita nel 1982 «La scienza della fantascienza» (ora da Bompiani: 560 pagine per 25 euri ma 9.99 in e-book) viene ristampato su richiesta del pubblico ma anche aggiornato, all’incirca ogni 10 anni, perché l’autore continua a ragionarci su, fiutando più che seguendo “il vento che tira”.
La struttura del libro è presto detta: all’interno delle rivoluzioni scientifiche che ogni tanto s/travolgono i vecchi paradigmi e ne creano di nuovi, Giovannoli indaga su 9 strade (alcuni sono autostrade ma altri viottoli o salite ardite). Nell’ordine: dalle parti di robot, cyborg e androidi; alieni e mutanti; l’uomo e il suo divenire (una «corda tesa» fra bestia e superuomo, parafrasando Nietzsche); quarta dimensione e dintorni; volare il più veloce possibile, se possibile… come la luce; viaggiare nel tempo, paradossi inclusi; mondi (e immondi, se è lecita la battuta) paralleli; «il dio del piano di sopra», un titolo bellissimo per parlare di fanta-religioni; e infine gli intrecci di logica, caos, storia, futuri a zig-zag.
Scienze (il plurale è forse più corretto) della fantascienza e non «nella». Perché esiste una reciproca autonomia, molti debiti reciproci e un tempestoso ma utilissimo dialogo.
Molto spesso la science fiction si arruola in uno dei due grandi partiti: la fantascienza «neopositivista» che è spesso esageratamente ottimista e comunque convinta che tutto è comprensibile e alla lunga razionale; la fantascienza «critica» che vede il futuro fosco ma che nelle sue punte più intelligenti dispone di due armi micidiali, «l’argomentazione confutatoria e l’ironia», per dirla con le parole di Giovannoli. Ma i esistono “partitini” minori che ci permettono di uscire da questa situazione alla (per usare la famosa opposizione di Umberto Eco) «apocalittici o integrati»? Ad avviso di chi scrive sì: una fantascienza che continua a credere in un progresso (non lineare né fideistico) ma chiama – con gli strumenti della letteratura beninteso – tutti a “combattere” perché le decisioni anche tecnoscientifiche non rimangano nelle mani di pochi abili a nuotare nel mare dell’ignoranza e negli oceani dell’indifferenza.
Giovannoli scrive di questioni complesse e con rigore ma neppure per un attimo abbandona l’intento divulgativo, la capacità di raccontare e affascinare, un libro che chiunque – pur digiuno di scienze e fantascienze – può gustare. Una piccola grande enciclopedia, scorrevole come un romanzo con una insolita e affascinante protagonista, l’idea.
(*) Questa è la mia recensione – necessariamente sintetica – che è apparsa (parola più, parola meno) sul quotidiano «L’unione sarda». Mi ero ripromesso di scriverne più a lungo qui in blottega, con calma e al mio meglio (ma «il meglio» si sa «è nemico del bene», soprattutto con queste assurde giornate di soltanto 24 ore e infatti ho continuato a rimandare).
Posso però – “devo” anzi, perché sono convinto che leggere questo libro farà bene a molte/i, che amino la science fiction o che la odino – aggiungere un minimo di suggestioni, rimandi, citazioni. Utilmente spero… ma disordinatamente. E dunque parto dalla U di «orologio ultrista» (pagg 293 e 337) che Giovannoli riprende da «Sylvie e Bruno» di Lewis Carroll. Dopo la U viene, mi pare, la D e dunque «la teoria del Divoratore» di Sheckley (90-91) senza scordar la S, come «sanciopanzismo» (sempre Sheckley a pag 417). In ogni serio alfabeto dopo la D e la S viene l’8 settembre 2001 (sì, tre giorni prima di quel “fattaccio”) interessante per scoprire che, almeno dalle parti della tv, «stargate» e «wormhole» sono sinonimi. La R di religione occupa troppo spazio per una così piccola bottega o blottega che sia e dunque passo alla doppia E di «effetto Edipo» (così Popper, incrociabile a pagg. 482-483). Ai-alle seguaci di Jarry, che sempre sia lodato, segnalo (pag 21 eccetera) che la «patafisica» è fantascienza. Vi domanderete – visto nel libro c’è un indice dei nomi ma non dei temi – se Giovannoli parla di «cacopedia» e «connettivismo»; ovviamente sì a pagina 22 e 459. Dei «sette sessi» si accenna a pag 73 e seguenti e che l’Io dipenda dal calore (nel senso di gradi centigradi) è sistematizzato a pag 110. Ah, l’indagine sull’iperspazio che sarà presentata fra poco più di un anno, il 21 maggio 2016 viene riferita (grazie a George Martin) a pagina 274. Laadan, la lingua “femminista”? È a pagina 497. Apprezzo molto che a pagina 269 Giovannoli scriva: «purtroppo nella presente edizione di questo libro non sono in grado di dare una risposta» (neanche io, per inciso) e dunque già mi prenoto per una edizione successiva. Infine il numero 6 e quel trittico 666 che tanto inquieta certa gente è a pagina 373 cioè circa 60 pag dopo «i limiti di Dio» ma precedendo di 13 pag Deleuze. Questo è il mio piccolo menù supplementare: ora decidete voi come/quando cucinare, mangiare, digerire.
Io ovviamente continuerò a saccheggiare (ma correttamente citandola) «La scienza della fantascienza». E lo stesso spero di voi.
L’immagine in apertura è di Karel Thole (poteva essere altrimenti?).