Occhi di mamma
di Maia Cosmica
A bimba Adelaide e a Camillo.
A Daniele Barbieri, un Piccolo Principe.
Ho imparato il “metodo Bates” e l’educazione visiva quattro anni fa con Maurizio Cagnoli, insegnante capacissimo, a Roma. Ho migliorato la mia acuità visiva fino al completo ristabilirsi della nitidezza che avevo perso a partire dall’età di dodici anni in avanti per quella che gli oculisti avevano definito “miopia progressiva” e gli occhiali che ho portato venivano cambiati ogni anno, corretti di una diottria alla volta. Ho smesso di peggiorare a vent’anni quando usavo lenti -8.. appunto, una diottria all’anno. Oggi sono tornata a vedere con i miei occhi, senza usare lenti di alcun tipo, dopo 20 anni. Ho imparato a usare il mio sistema visivo in modo completamente diverso da come ho fatto in tutti questi anni, ho imparato a rilassarmi e guardare il mondo senza paure e con piacere. Come è avvenuto? Credo che la spinta maggiore sia arrivata dalla scoperta che si poteva vivere e vedere senza ansia, gustando ogni minuto, ogni secondo, ogni frazione impercettibile di tempo e ogni luogo e millimetro per millimetro, ogni elemento del campo visivo, come fossi davanti a uno spettacolo meraviglioso quanto inatteso, imprevedibile, ritmato come un respiro lento e profondo e allo stesso tempo velocissimo, in grado di cambiare in un battito di ciglia. Ho scoperto che questo spettacolo mi si svolgeva davanti agli occhi ogni giorno e il palco era ciò che di più ordinario e quotidiano potessi trovare.. la casa in cui abito, il cortile, la strada, la città .. i luoghi che ho sempre frequentato in questi anni miopi. Solo non riuscivo a coglierne la meraviglia, il cambiamento e quindi la scoperta continui, avevo appiattito tutto a sfondo attendendo che uno spettacolo pur si dovesse svolgere ma senza sapere quale e come Godot, ho aspettato e aspettato, appiattendo, allontanando, sfocando quello che ritenevo uno sfondo inerte e scialbo e invece quello era lo spettacolo e non è inerte per nulla!!!! Né tanto meno scialbo.. è proprio questo sfondo quotidiano che sono riuscita a mettere in primo piano e a fuoco, finalmente e gustarmelo come la migliore opera mai rappresentata, sempre.. ogni volta che apro gli occhi e li giro tutt’intorno a me, millimetro per millimetro, perché ogni piccolissimo e brevissimo cambiamento venga colto e apprezzato come un grande e sorprendente evento.
Il primo figlio l’ho avuto da miope e inconsciamente avevo applicato alcuni accorgimenti “alla Bates”, stavo spesso senza lenti in sua presenza e ci ho giocato molto insieme ma ho continuato a usare le lenti correttive nelle altre attività, io, mio figlio per fortuna invece no, ha ancora una vista perfetta.
La figlia è venuta all’improvviso, dopo undici anni, dopo Bates. E quello che sto scoprendo con lei è straordinario. Avevo intuito ma non l’avevo provato così intensamente, quanto bene facciano i giochi da bambini agli occhi di chiunque che anche bambino non lo è più da un pezzo. L’importanza, per il sistema visivo e forse per la tenuta psicologica dell’individuo tutto, del gioco! Giocare, giocare, giocare!!! All’aperto, soprattutto ma anche in luoghi chiusi, ma soprattutto all’aperto, qualunque sia la condizione atmosferica, giocare!!! Con tutto! Con il corpo innanzitutto, ma anche con ciò che si trova, foglie, sassolini, elementi del paesaggio.. e con i giocattoli per bambini che sono fatti apposta per impreziosire ogni arsenale di un buon educatore visivo. Ho scoperto però così un dramma di cui non mi ero accorta.. le nostre città, i nostri territori, non sono a misura di bimbi! E questo è il vero ostacolo a un miglioramento continuo delle proprie capacità visive e percettive. Di chiunque, bimbi senz’altro e anche adulti.
Centralizzare.. anche questo principio è cambiato con la figlia di pochi mesi in braccio a me e ho imparato a vivere il significato di pupilla! C’è un bambino in ogni occhio, c’è una coppia di bimbi in ogni viso ogni volta che due persone si scambiano lo sguardo e centralizzare non è più possibile così come l’ho imparato perché il centro non è più uno solo, sono due. Da cerchio, il campo visivo diventa un’ellisse e i fuochi sono due, uno di fronte all’altro e dentro le pupille dell’altro ognuno vede un sé bambino. Io e mia figlia, due bimbe una negli occhi dell’altra! Nelle “pupille”, bambine, in latino. Due fori aperti sul cervello da cui entra ed esce il bambino che è in noi ogni volta che abbiamo davanti un nostro simile. Per questo, forse, abbiamo bisogno di vivere continuamente il nostro essere bambini, la nostra voglia di giocare, sperimentare, scoprire, sospendere il giudizio, adulto, e confonderci con il mondo, rimetterlo a fuoco ad ogni battito di ciglia inserendo nuovi significati che scopriamo giocandoci insieme, giocare con il mondo e soprattutto giocare con i nostri simili. Quanto poveri e miseri si diventa quando scordiamo tutto questo patrimonio d’infanzia! Miopi, ipermetropi, presbiti, strabici o ambliopi o altro ancora.. tutte distorsioni e paure della persona a cui è negata l’infanzia, non solo quella vera ma anche quella continua! L’esperienza continua di vedere con gli occhi di un bambino.. ecco perché è un vero e proprio dramma che i nostri territori non lo permettano, lo vietino, anzi, con apposite leggi! Movimento e rilassamento.. due principi negati. È legale, anzi doveroso, rovinare la propria vista e la propria vita, il proprio equilibrio mentale ed emotivo, sperimentare solitudine e costrizione fisica, psicologica ed emotiva, appunto. Non mi meraviglio più che ormai la maggior parte delle persone soffra di disturbi di ogni tipo, l’inquinamento non è solo ambientale, è nelle modalità di relazione con gli altri e con noi stessi, è sociale e individuale. E lo chiamo inquinamento perché piano piano, senza che ce ne accorgessimo, proprio come i veleni che abbiamo lasciato filtrare nel terreno, nell’acqua, nell’aria, abbiamo saturato il mondo dei bimbi, magico e favoloso, ridente e in movimento, tutto da provare, gustare e scoprire, con un mondo rigido, fatto di recinti e di divieti, norme e leggi, serioso e fermo, che non si può toccare, che non si può gustare che non si può scoprire.. una schifezza insomma! Lo definiamo il “mondo adulto” ma se è così, diventare adulti è diventare malati e soli e tristi, è un mondo che mortifica il bambino che è in noi, l’incontro con gli altri bimbi, occhi negli occhi. La rigidità e la follia di questo mondo adulto ci fanno percepire, anche con gli occhi, un’immutabilità che è solo apparente, un inganno vero e proprio, un’illusione percettiva, appunto, come se sia sempre stato così e invece questo mondo è così solo da pochi decenni, non da sempre. Mi meraviglio che ancora ci siano persone sane, che ci vedano bene e che non soffrano di qualcosa. E, a mio parere, non sono né malattia né vista difettosa, sono solo risposte coerenti di persone negate nella loro unicità e particolarità e nel loro essere bambini nel cuore e negli occhi.
Diventare adulti è certamente acquisire un senso di responsabilità e la capacità di assolvere doveri con serietà e costanza ma con il cuore e gli occhi di un bambino! Come ci hanno insegnato scrittori e poeti illustri. E si può. Non era forse un aviatore militare, impegnato nella cosa più seria e triste che gli adulti abbiano inventato, la guerra, che ha scritto il “Piccolo principe”? Non era forse uno dei maggiori poeti, cui dedichiamo strade in ogni nostra città, che parlava del fanciullino dentro di sé, riprendendo un mito ereditato dall’antica Grecia classica di un filosofo altrettanto celebrato? Il fanciullino che ha paura di morire e non ha paura di piangere, il Piccolo Principe che viaggia tra mondi per proteggere la sua amica rosa, Peter Pan che vola, Momo che, ascoltando tutto e tutti, salva la città e il tempo dai signori grigi, sono orizzonti che ognuno di noi può scoprire, diventando adulti nel solo modo possibile.. lasciando serenamente, non dietro, ma dentro di sé il bambino o la bambina che era.
Nota a margine
Per chi volesse conoscere il metodo Bates c’è una testimonianza preziosa e d’agile lettura di Aldous Huxley, L’arte di vedere, un libro autobiografico dedicato al dottore e al suo metodo.
In internet sono diversi gli indirizzi che si possono trovare con alcune differenze di approccio e interpretazione, io, qui, mi riferisco ai tre principi base insegnati dall’AIEV, Associazione Italiana per l’Educazione Visiva (http://www.aiev.it/principi.htm): movimento, centralizzazione (fissazione centrale), rilassamento.
m.c.
Bentornata Maia, grazie di tutto … anche del complimento immeritato.Gran libro “Il piccolo principe”. Fra l’altro spiega che gli umani (certi umani, dai) pensano di poter comprare tutto ma di certo gli amici, le amiche non si possono acquistare.
Grazie Maia.
Bella testimonianza!. Mi piacerebbe riprenderla e pubblicarla, nel mio blog su http://www.metodobates.it oppure nella scuola di formazione per educatori visivi di Roma 2019