Odile Sankara: «decolonizzare il pensiero»

una chiacchierata con Donata Frigerio

Il meglio del blog-bottega /136…. andando a ritroso nel tempo (*)

Incontro Odile Sankara in un caldo pomeriggio domenicale, lo scorso luglio [2011]. Si trova in Italia per una serie di contatti ed attività, di carattere teatrale ma non solo, con enti di vario genere. Poche sere prima aveva tenuto un incontro molto interessante, in un locale “sociale” di Reggio Emilia, organizzato dalla Coop Giolli. Giolli è una cooperativa che si occupa di teatro dell’oppresso e pedagogia dell’oppresso secondo i metodi Boal e Freire, il tema era evocativo del personaggio: «l’espressione artistica come mezzo di cambiamento sociale».

Odile porta un cognome impegnativo, almeno nel suo Paese, la Terra degli Uomini Integri, il Burkina Faso.

Il Burkina Faso è uno Stato dell’Africa Occidentale, privo di sbocchi sul mare; si trova a sud del Mali, nell’arido Sahel, lo abitano circa 10 milioni di persone, è tra gli ultimi Paesi al mondo nelle statistiche sugli indici di sviluppo ma la sua capitale, Ouagadougou, è la sede riconosciuta del Festival del cinema panafricano. Colonia francese, nel 1960, come molti Paesi africani, ottiene l’indipendenza e diventa la Repubblica dell’Alto Volta; nel 1984 il presidente rivoluzionario Thomas Sankara (fratello di Odile) ne cambia il nome in Burkina Faso.

Thomas da subito prova a instaurare una sorta di socialismo africano, praticando una rigida politica autarchica africana. Dal 1983 al 1987 rivoluziona e migliora la vita del suo popolo. Un personaggio scomodo, che fa davvero qualcosa di concreto, dimostrando che non è impossibile combattere la povertà e la fame con i fatti, con l’obiettivo di affrancare il Burkina dai Paesi europei e dalla colonizzazione. I suoi discorsi e le sue azioni politiche scuotono le coscienze ma preoccupano l’Occidente. Sankara è ucciso nel 1987, durante un colpo di Stato organizzato da un suo ex compagno d’armi (e poi suo braccio destro) Blaise Compaorè [che prende il potere e lo tiene per 27 anni: sarà cacciato il 31 ottobre 2014 dopo 4 giorni di proteste di massa – NDR] con l’appoggio di Francia e USA.

Odile, la sorellina di Thomas, tenta di portare avanti le idee del fratello, coniugandole a modo suo. «La dominazione culturale è la più flessibile, la più efficace, la meno costosa. Il nostro compito consiste nel decolonizzare la nostra mentalità» (Thomas Sankara). E Odile studia e prova a coniugare la politica con la sua passione e il suo talento per il teatro, per decolonizzare ed educare le donne, quindi i villaggi interi.

Odile è una narratrice, racconta storie, in francese, lasciando loro il fascino e il sapore delle storie africane raccontate dai griot, i cantastorie, gli uomini-biblioteca che, nella cultura orale di quelle regioni, erano in grado, tramite una eredità culturale tramandata di padre in figlio, insieme alle tecniche del racconto, di narrare la storia della regione dall’antichità ai tempi nostri.

Odile ha deciso di votarsi alle donne del suo Paese e, con l’aiuto di altre attrici, ha costituito una associazione, “Talents de femmes”, che si occupa di teatro, insieme alle donne burkinabè dei villaggi.

Parliamo. Sono affascinata dalla sua analisi precisa e dettagliata della situazione odierna, africana e mondiale. Decido (non sono una giornalista) di non registrare nè prendere appunti, di lasciarmi pervadere dalla conversazione, lasciarmi portare….

 L’Atf –Association Talents des femmes – è nata nel 1995 da un gruppo di donne artiste (teatranti, danzatrici…). Il suo scopo iniziale era lottare contro i pregiudizi sulla presenza delle donne nell’arte e nello spettacolo. Presto questo scopo divenne un pretesto per interessarsi della donna nei diversi ambiti culturali. Promuovere il talento femminile, incitare la donna ad avere fiducia in se stessa, attraverso l’arte, permette alle artiste di rendere protagonisti anche le donne nei villaggi delle periferie, donando loro la sicurezza del proprio valore, sostenendole nella promozione dei propri diritti. La donna artista, la giovane, quella dei villaggi, con la sua dignità personale e sociale, con la sua produzione artistica ed artigianale, diventa una figura accettata e rilevante nella società, promotrice di cambiamento.

Concludiamo la conversazione con alcuni pensieri politici che ci accomunano. L’Africa deve riuscire a sviluppare una politica tutta africana, che non sia la bella o brutta copia della politica europea, di stampo ellenico. Fa parte della decolonizzazione del pensiero, tanto auspicata anche da un’altra grande donna, Aminata Traorè, del Mali. Una politica che abbia caratteristiche tutte africane, tenga conto della storia del continente, delle sue specifiche, delle peculiarità. Che possa proporre qualcosa di nuovo anche a noi…

SU THOMAS SANKARA E IL BURKINA FASO in “bottega” vedi: Un appello per Thomas Sankara, Scor-data: 15 ottobre 1987, Burkina Faso: assassinio di una rivoluzione ma anche Per ogni villaggio, una foresta e Il Burkina abbandona Monsanto-Ogm: raccolto record

(*) Anche quest’anno la “bottega” recupera alcuni vecchi post che a rileggerli, anni dopo, sono sembrati interessanti. Il motivo? Un po’ perché quasi 14mila articoli (avete letto bene: 14 mila) sono taaaaaaaaaaanti e si rischia di perdere la memoria dei più vecchi. E un po’ perché nel pieno dell’estate qualche collaborazione si liquefà: viva&viva il diritto alle vacanze che dovrebbe essere per tutte/i. Vecchi post dunque; recuperati con l’unico criterio di partire dalla coda ma valutando quali possono essere più attuali o spiazzanti. Il “meglio” è sempre soggettivo ma l’idea è soprattutto di ritrovare semi, ponti, pensieri perduti… in qualche caso accompagnati dalla bella scrittura, dall’inchiesta ben fatta, dalla riflessione intelligente: con le firme più varie, stili assai differenti e quel misto di serietà e ironia, di rabbia e speranza che – speriamo – caratterizza questa blottega, cioè blog-bottega. [db]

LA FOTO DI ODILE SANKARA è ripresa da PRESSENZA

 

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