Oggi 12 dichiarazioni d’amore…

…ai libri: 6 (quelli più importanti della mia vita)

di Maria Rosaria Baldin (*)
Un libro!? Ma… Daniele, com’è possibile parlare di un solo libro? E allora – dato che la regola per questo 23 maggio in blog, è che si scrive QCSV (quel che se vo) – farò un excursus autobiografico sui libri più importanti della mia vita.
Parto dal periodo elementare: «Piccole donne» di Louise May Alcott mi ha fatto ammirare e invidiare la coraggiosa e onnivora lettrice e scrittrice Jo. Merita però una notazione particolare «I ragazzi della via Pal» di Ferenc Molnar. Il libro è legato alla mia prima “grossa” malattia in quarta elementare: una bronchite che mi aveva costretta a letto per 15 giorni. Su suggerimento della maestra, quando una di noi si ammalava per un periodo piuttosto lungo, le compagne, al ritorno in classe, le facevano trovare un regalo. Generalmente si trattava di una scatola di favolose matite colorate Giotto e io, da quattro anni, attendevo ansiosamente di ammalarmi per ricevere ciò che mi spettava. Invece, «dato che a te piace tanto leggere» ha detto la maestra, «abbiamo pensato a un libro», la Via Paal, appunto (ma perché a me piace tanto leggere, perché? Io voglio i colori Giotto!!!). Il secondo episodio è legato al film tratto dal libro. L’hanno trasmesso una domenica pomeriggio e io ho avuto il permesso di andare a guardarlo da una vicina di casa che aveva la tv. Ma quando Nemecsek stava morendo, dopo aver cercato invano di farlo guarire con frasi del tipo: «Non morire, bambino, ti prego, non morire», sono fuggita via piangendo disperatamente.
In prima media, grazie alla lettura de «Il barone rampante», ho cominciato a odiare Italo Calvino. Non sono più riuscita a leggere nulla di suo, quel barone mi ha irrecuperabilmente traumatizzata.
Saltando un po’ di anni arriviamo alla mia passione per l’animazione alla lettura. Credo che «Il mostro peloso» di Henriette Bichonnier sia un piccolo grande gioiellino che contiene una grande, e triste, verità. Quel libro l’abbiamo presentato a scuola, durante le classi aperte. Io ho messo in rima il testo con la musica di «Bocca di rosa» e «La canzone del sole». Bellissimo!
«Il piccolo principe» di Antoine de Saint-Exupéry mi ha invece insegnato e fatto vivere il valore dell’amicizia e dei legami.
«Solo andata» mi ha legata indissolubilmente a Erri de Luca facendomi desiderare di urlare al mondo la storia dei migranti che amo da sempre.
Un discorso a parte lo merita Madama Fantascienza, in particolare i due libri di Ursula Le Guin «I reietti dell’altro pianeta» e «La mano sinistra delle tenebre» insieme con «Sentinella» di Fredric Brown (racconto conosciuto grazie a un certo Dibbì, quando scriveva per la rivista «Alfazeta» un po’ d’anni fa) e Asimov con il ciclo della Fondazione che sto rileggendo (sono a pag. 176…). Ecco, alcuni brani tratti da questi libri, li utilizzo quando faccio corsi di formazione, soprattutto se devo parlare della figura dell’altro.
Per finire, Raoul Follereau con i suoi «Libro d’amore», «La civiltà dei semafori» e «Se Cristo domani…», Fausto Marinetti con «Lettere dalla periferia della storia» e Alex Zanotelli con «I poveri non vi lasceranno dormire» mi hanno marchiata in modo indelebile con la passione per il cosiddetto terzo mondo, per i diritti, per la pace e l’uguaglianza fra i popoli.
(*) La Giornata mondiale del libro è un evento nato spontaneamente in diversi luoghi (tradizionalmente in Catalogna) e dal 1996 patrocinato dall’Unesco: la data scelta è il 23 aprile ma in qualche caso con manifestazioni che durano per un mese, cioè fino al 23 maggio. Noi abbiamo deciso di ricordarlo in blog – con una pioggerellina di post, uno ogni due ore – proprio oggi per suggerire che un giorno va bene, un mese è meglio ma se «continua» tutto l’anno è “meglissimo”. Fra gli impegni credibili che ognuna/o potrebbe prendersi c’è l’organizzare ogni tanto presentazioni di libri e/o letture collettive oppure calendarizzare (una volta al mese?) di prestare o regalare un “vecchio” libro amato non a qualche persona che abitualmente legge ma a chi di solito non frequenta librerie e biblioteche. Se ci sono altre idee fatevi sentire. (db)

Redazione
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  • Cara Maria Rosaria, è decisamente sorprendente per me che ti abbia traumatizzata la lettura del Barone rampante di Calvino e non invece I ragazzi della via Pal, come accaduto a me. Vabbè, magari non traumatizzato ma profondamente annoiato e intristito. E’ anche vero che il primo l’ho letto da grande e il secondo da bambino. Il che ha contribuito a rendermi decisamente contrario al somministrare a dei poveri bambini che non si possono difendere storiacce di morte e violenza intrise di deprecabile patetismo. Oggi sono molto più fortunati, possono destreggiarsi tra la serie dei Nightmare e film come Monsters & Co., tanto per fare un esempio. E’ anche vero che non sono libri, ma sappiamo tutti che attualmente il cinema e la TV incidono nell’immaginario, soprattutto dei bambini, molto più di quanto non facciano i libri.
    Per non farla troppo lunga, concludo sposando in pieno ciò che dice Daniele Barbieri a proposito di Se una notte d’inverno un viaggiatore (e ci potrei aggiungere Il castello dei destini incrociati), forse il libro migliore del più grande scrittore italiano del Ventesimo secolo

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