Oh come sono cooperanti i professori universitari
di Bozidar Stanisic
Giorni mi è arrivato l’annuncio del dipartimento di Scienze sociali e politiche dell’università Statale di Milano: «Si comunica che il giorno 17 ottobre 2013, alle ore 14.30 presso l’Aula seminari al secondo piano del Dipartimento di Scienze Sociali e Politiche dell’Università Statale di Milano, si terrà il seminario “Movimenti migratori e percorsi di cooperazione. L’iniziativa di co-sviluppo Fondazione4Africa-Senegal”. Maurizio Ambrosini, Sebastiano Ceschi e Petra Mezzetti presenteranno il volume Movimenti migratori e percorsi di cooperazione a cura di S. Ceschi (Carocci, 2012)».
In allegato la locandina dell’evento, con i nomi dei relatori, tutti italiani.
Voglio credere che si tratti di una iniziativa valida, propositiva e innanzitutto utile per informare sulla tematica del libro, pubblicato da un editore interessato e sensibile nei riguardi, in questo caso, del Senegal. E che pure i relatori sono all’altezza del loro compito.
Però, per l’ennesima volta noto che vari dipartimenti delle facoltà italiane in occasioni del genere non coinvolgono immigrati originari dei Paesi in questione, né esperti di cosiddette «quelle parti». (Ciò potrebbe essere l’argomento di un master?)
E per l’ennesima volta, a partire dai master per l’immigrazione (basta sfogliare bandi, dati e locandine), pure il giorno 17 ottobre, a Milano, si dialogherà fra accademici.
A Milano c’è un senegalese degno d’invito?
La mancanza di una voce, stavolta africana, mentre si parla di un Paese africano, credo sia solo un punto dell’iceberg dei neo-colonialismi mentali di “buoni occidentali”, da sempre pronti ad analizzare la vita degli eschimesi non chiedendo loro cosa pensano di tale analisi.
Ottima osservazione su un seminario che va disertato non solo dagli africani, ma anche dai bianchi privi di menti neocolonialiste.
caro francesco,
davvero spero che un giorno (più violentieri direi finalmente) almeno dai giovani italiani e dai figli degli immigrati questa problematica sarà esaminata. vivo in italia da 21 anni e da tempo noto che nella stramaggior parte dei dibattiti “universitari” venga raticata l’abitudine in qualche modo descritta nel mio breve articolo. purtroppo, sicuramente per vari motivi (tutti da discuttere), pure gli immigrati pare siano d’accordo con queste modalità in cui “l’ogetto” delle ricerche rimane esteriorizzato.
Caro Bozidar, secondo me nessun essere umano deve essere considerato clandestino o straniero in nessuna parte della terra. Non e’ facile, ma ce la faremo. La tua nota ha messo in evidenza un’ assurdita’ eclatante. Come si fa ad organizzare un seminario sull’ Africa senza almeno un africano che esprima come relatore il suo punto di vista?
Ci sentiamo.
Grazie Boris per le tue lucide osservazioni. ” procurad’ ‘e moderare barones sa tirannia”