Olimpiadi: gli altri cinque cerchi…
… della discriminazione
Recensione a «Stare ai giochi» («Olimpiadi fra discriminazioni ed esclusioni») di Mauro Valeri
Bellissima la frase della Carta Olimpica che Mauro Valeri pone in apertura del suo libro: «La pratica dello sport è un diritto dell’uomo. Ogni individuo deve avere la possibilità di praticare lo sport secondo le proprie esigenze». Ma subito Valeri chiarisce che questo fondamentale principio «contiene una verità e nasconde un imbroglio».
L’atletica è la regina dei giochi olimpici. Fra un mese vi entusiasmerete per le imprese di Usain Bolt, della “zarina” del salto con l’asta Yelena Isinbayeva e forse di Oscar Pistorius, della giovane sudafricana Caster Semenya e di qualche emula della mezzafondista algerina Hassiba Boulmerka che nel ’92 trionfò sui 1500. Sarà bene ricordare che nessuno fra loro avrebbe potuto partecipare alle prime Olimpiadi dell’era moderna e a molte delle successive. In «Stare ai giochi» (Odradek: 238 pagine per 18 euri) con il sottotitolo «Olimpiadi fra discriminazioni ed esclusioni», Mauro Valeri racconta di 5 cerchi che invece di saldare la fratellanza furono catene: oggi alle Olimpiadi donne, non bianchi, persone disabili e trans-sessuali sono presenti e nessuna esclusione si basa su motivi religiosi. Ma questa splendida eguaglianza dei diritti e universalità delle presenze è stata terreno, negli ultimi 120 anni, di dure battaglie politiche e culturali, di splendide pagine e di altre vergognose nè si può dire che queste discriminazioni siano sconfitte per sempre.
Il libro di Mauro Valeri è dunque costruito su cinque problematici cerchi. Si parte con le discrininazioni di genere, raccontando la ferma opposizione del barone De Coubertin e del Cio (il Comitato olimpico internazionale) che sarà interamente maschile fino al 1981. Dal dimenticatoio Valeri recupera le storie stupende di Florence Cave ai Giochi di Londra del 1908, i pregiudizi scientifici (le donne che corrono non possono aver figli, invecchiano prima ecc) o le squalifiche per le atlete del salto in alto che adottano lo scandaloso stile ventrale invece di quello “a forbice”. Se il nome dell’olandese Fanny Blankers-Koen (4 medaglie d’oro a Londra nel 1948) adesso dice poco vi fu chi allora giurò che lei era – con madame Curie, Maria Montessori e Katherine Mansfield – una delle 4 donne più importanti dei primi 50 anni del Novecento. Se pure oggi in alcuni Paesi (Arabia Saudita in testa) alle donne resta vietato di gareggiare sembra difficile che, a livello olimpico, si possa tornare indietro. Discorso analogo per la discriminazione razziale: una lunga storia di esclusioni occulte o palesi, di vendette (esattamente 100 anni fa contro Jim Thorpe colpevole di essere un pellerossa) che non è più pensabile, pur se gli ostacoli restano in partenza un po’ più alti per i non bianchi anche nello sport.
Assai diverse – e solo in parte risolte – le discriminazioni olimpiche verso le persone con disabilità, quelle nei riguardi di transessuali e intersessuali e per questioni religiose: questioni complesse che Valeri spiega benissimo.
Di recente il calciatore Cassano ha avuto parole pesanti contro gli omosessuali. Si stupirebbe, leggendo questo libro, dell’assenza di un sesto cerchio a discriminare i gay. Essendo le preferenze sessuali un fatto strettamente privato, le persone omosessuali non sono state discriminate nelle Olimpiadi… soprattutto se evitavano di dichiararsi. Così campioni e campionesse gay figurano da sempre nel medagliere olimpico come, con buona pace di Cassano, nelle nazionali di calcio.
UNA BREVE NOTA
Questa mia recensione è uscita (parola più, parola meno) su «L’unione sarda». Tornerò sul libro di Valeri, molto ricco, in prossimità delle Olimpiadi di Londra per ricordare alcune questione storiche e altre di stretta attualità (db)