Ombre di cemento in Emilia
di Giuliano Bugani
Quando sono nato, Ozzano Emilia contava poco più di cinquemila anime, frazioni comprese. Io fui l’anima in più di quel fine anno. Mai avrei pensato che a distanza di cinquantanni il mio paese, che fu di mia madre, dei miei nonni, dei miei bisnonni e via nel tempo, fosse destinato a diventare una piccola metropoli a sostegno della città di Bologna.
Mentre scrivo queste righe sul computer, sono passate già diverse settimane dall’adozione della variante del famigerato Poc, da parte della maggioranza in Consiglio comunale a Ozzano. Una maggioranza che si definisce ‘Progetto Ozzano’, di orientamento apparentemente di centrosinistra. Il Poc è un acronimo che significa Piano Operativo Comunale, definisce le urbanizzazioni dal momento dell’adozione a cinque anni. Il Poc è all’interno del più consistente acronimo Psc cioè Piano Strutturale Comunale.
E qui comincia la storia.
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La denominazione ‘Valle dell’Idice’ è contestuale alla legge che porta i comuni a unirsi per sfruttare le operazioni di cementificazioni senza fare ripetizioni di zone similari tra loro, nei comuni vicini tra loro. Una legge che dovrebbe agevolare la difesa del territorio, non permetterne l’abuso. Nell’associazione Valle dell’Idice, confluiscono i comuni di San Lazzaro, Castenaso e Ozzano.
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Siamo nel 2011, e proviamo a fare un esempio: se esistesse ancora il vecchio Piano Regolatore Generale, Ozzano Emilia sarebbe molto meno popolata e con molto meno zone residenziali di quanto ne registra oggi. In effetti il Prg prendeva in carico fin dall’inizio della sua stesura il numero di alloggi da realizzare, e solo attraverso la Variante, poteva modificare la stesura iniziale. La Variante doveva essere poi approvata dalla Provincia. Ma la Variante non poteva apportare significativi e sostanziali numeri alla stesura iniziale. Questo strumento permetteva di controllare ogni dieci anni la cementificazione del territorio.
Oggi non è più così.
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Nel 1991, gli abitanti a Ozzano erano 9.665. Nel 2001 erano 10.396. Un incremento di 731 abitanti in dieci anni. Circa 73 abitanti all’anno. Sono gli anni nei quali è operativo il vecchio Piano Regolatore Generale. Se invece guardiamo quanti sono gli abitanti oggi, nel 2011, oltre 13.000, l’ incremento è di oltre tremila abitanti, vale a dire oltre trecento all’anno.
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C’erano una volta le aree Peep. Erano aree di edilizia popolare sulle quali le amministrazioni comunali davano accesso alla costruzione in edilizia convenzionata o edilizia popolare, con costi di circa la metà sul prezzo del libero mercato edilizio. Le aree agricole che venivano convertite in aree Peep, venivano messe a disposizione con Bandi Pubblici Comunali, per l’ assegnazione, attraverso i quali, con una serie di regolamenti e graduatorie, i cittadini ozzanesi prima, poi i fuori comune, se restavano alloggi liberi, potevano garantirsi con prezzi veramente accessibili. Fra le graduatorie, i punteggi facevano riferimento per esempio alla residenza in comune, al numero di componenti della famiglia, alle giovani coppie, ecc.
Questo sistema di cementificazione controllata dava da un lato la garanzia alla casa per chi stava creando una famiglia e dall’altro lato garantiva un uso non massiccio e controllato del territorio. Le aree verdi erano, negli anni ’70 e ’80, tra le più grandi procapite, in tutta la provincia di Bologna. I servizi erano adeguati alla popolazione in crescita controllata. Insomma era in essere un regime di autocontrollo e autodifesa, che facevano di Ozzano un paese vivibile.
(…) Le aree Peep garantivano uno sviluppo omogeneo e sostenibile della cementificazione, che poteva sinceramente definirsi ‘urbanizzazione’. Oggi non si può parlare di urbanizzazione, ma di cementificazione. Di profitti. Noi sappiamo che nel mondo dell’industria bellica, ci sono i signori della guerra. Ma ora sappiamo che nel mondo dell’industria edile, ci sono i signori del cemento.
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UNA BREVE NOTA
Ho sintetizzato le prime 3 pagine di questo bel libretto (è uscito pochissimi giorni fa) che Giuliano Bugani ha scritto e stampato in proprio. Per sapere come va a finire… non vi resta che cercarlo. Spero che questa sintesi invogli teste pensanti (persone o associazioni che siano) a ordinare “Ombre di cemento a Ozzano Emilia” e magari a organizzarne presentazioni per discuterne. Qui sotto troverete l’indirizzo al quale si può richiedere perchè – ci credereste? – libri del genere non ricevono il sostegno, palese e occulto, dato (che so?) a un Bruno Vespa.
Questa “piccola storia ignobile” (per dirla alla Guccini) di cemento dovrebbe interessare tutte/i, non solo in Emilia; anche per il metodo rigoroso e per il linguaggio chiaro con il quale Bugani fa capire di cosa davvero si parli. L’uso del politichese (come di ogni “specialistese”) è quasi sempre frutto di pigrizia e di scarso rispetto per interlocutori e interlocutrici. In tempi assai migliori di questi mi avevano insegnato che un buon giornalista (ma anche la Politica interessata al bene comune) doveva essere capace di tradurre ogni discorso in un linguaggio comprensibile ai più… dunque in Italia a chi aveva finito la terza media. Come sa chi ogni tanto passa su codesto blog, Giuliano Bugani è operaio oltre che giornalista, poeta e scrittore. Vuole farsi capire ma questo non basta: “suda” per essere chiaro soprattutto quando ha l’esigenza di dare informazioni. Ogni tanto sbaglia qualche virgola e so per certo che qui in zona i giornalisti e le giornaliste presunti veri (cioè leccaculo per vocazione) sghignazzano. sull’operaio che scrive.. proprio loro che non saprebbero fare un’inchiesta neanche se avessero tre mesi di tempo, loro che credono che il giornalismo sia passare i comunicati stampa del partito di riferimento e ogni tanto scrivere sciocchezze di “in-cultura generale” infiorandole di narcisismo masturbatorio.
Per questo suo lavoro Bugani ha ricevuto il sostegno di un editore… minimo più che piccolo: la Bruno Alpini si definisce “editrice anarchica di Imola-Madrid”. La globalizzazione? Macchè, il vecchio motto di chi si ribella con le idee chiare in testa ovvero “nostra patria è il mondo intero”. C’è chi non riuscirà mai a capirlo ma troppo cemento a Ozzano fa male anche a Madrid e una vittoria in Bolivia fa bene anche qui nella smemorata Europa. (db)
Chi fosse interessato a prendere contatti con l’ autore di questo volume, può scrivere a giuliano.bugani@fastwebnet.it oppure telefonare al 348 8428834.